COSE NOTABILI
DELLA CITTA'
DI VENETI A,
Librili.
Tfe* quali ampiamente, e con ogni verità
fi contengono
Vfanze antiche. Chicfe, e Moaafterij.
Habiri , & veftiti. Corpi. Santi, e Reliquie «
Orncii, e Magiftrati . Fabriche, e Palazzi .
Pittori, e Pitture.
Scultori, e Scolture .
Auuoca.fi famofi.
Medici eccellenti.
Muficidipiù forte.
T^uouamente riformati, accrefciuti, & abbsUku
Con la Tauola copiosa.
Vittorie illuitri
Principi,& vita loro ,
Tutti Patriarchi.
Senatori famofì.
Huomini Letterati .
IN V E N E T I As
Appretto Fabio, de Agoftino Zoppin: Fratelli,
k p ixp VII, y
I
TAVOLA
DELLE COS E
NOTABILI»
CHE SI CONTENGONO
IN QUESTO LIBRO,
A
Br a t i e,& Priorad idi Veneti*. 143.
Agoitino Barbarigc Doge,&fua vita. j%
Agóftino ValerioVefcouo di Verona , Se
fu e iodi. 135"
Agoftino Beatiano,& Tue Iodi. 1 28
AldoManutio Secrerario, & Lettor publico. 13 S
AlefTandro Zorzl,& Tue Iodi. 134
Aluife Mocenigo Doge. 7?
Aluife Michiele,&fue lodi. 134
Aluife Bclegno Oratore, &fuelpdi. 13?
Aluife Borrjzzq Secretano. 13 £
Aluife Balbi Auuocato, 13 %
Andrea Schiauone Pittore eccellente. 3 £
Andrea Riccio fece FAdamo,& FEua di Palazzo, 3 6
Andrea dei Verrocchio Fiorentino, fece il cauallo di
Bartolomeo da Bergamo, a S. G10.& Paolo. 4?
Andrea Dandolo Doge, & fuauita. 6$
Andrea Contarmi Doge, & faa uita 70.fue lodi. 117
Andrea Griti Doge, Se fuauita. 75
Andrea Nauajero, Se lue lodi, 1 24
Andrea Mocenign?ac Ai e lodi, v lij
Andrea Dandolo, &fue lodi, 127
Andrea Su riano Secretano del Configlio de'X. 13$
Andrea Ciurano, &fue lodi. Hi
Angelo Paiticipatio Doge, & Tuoi fatti, 1 1 1
| 2 Antenne
TAVOLA.
Antenne oStédardi di Piazzarla Tua fignificatione. 43
Antonio Milledonne Secretano del configho di X. 13 6
Antonio Vcniero Doge,& Tua vita. ' 72,
Antonio Zentani Cartellano di Scutari,& Tuoi fatti. 1 iz
Antonio Grimani Doge,& fua vita. 73
Antonio Capello Procuratorc,& f uè lodi» 40
Apollonio Mafia Medico. 138
Arrigo Dandolo Doge, Se Tuoi fotti, 1 \6
Arrigo Contarini,& Tue lodi. 11?
Arfenale, & fua deicrittione. % %
Auditori Vecchi, & loro auttorità. 87
Auditori Nuom",& loro auttorità. 82
Auditori Nouiilìmi, & loro auttorità. 91
Atiogadori di Commune, & fua auttoriti. 8 1
Auogadori Fiicali,& loro auttorità, 1 o$
B
'Aliotte di che cofa fi faeeuano an-
tica mente. z6
Balelèrieri, & loro eflercitij ne'tempi an-
tichi. 30
Bartolomeo Gradenieo Doge. 60
Bartolomeo Malombra. 13 7
Benedetto ManzinoPiouano,& fua cura in finir la Tua
Chiefa. 41
Ben. detto Frang ni Medico. 13S
Bernardo Iuftiniano, & fue lodi. 1 16
Berretta del Doge, & fua valuta. 4?
Beflarion Cardinale Cieco , lafciò la Libraria al Domi-
nio. 41
Bombardieri s'eflercitano al Lio per commilTione del
Senato. 30
B onifacio da Verona Pittor eccellente. 3 4
Bucentoro del Doge, & quando fatto. 47
Cagione
TAVOLA.
Agi oNE;percheil principe uadaa uifitar
laChiefa del Redentore la terza Do-
, menica di Luglio. Jj±
Cagione perche il Principe uada a Santa
Maria Formofa. i8
Cagione perche il Principe uada il giorno di Santa Giu-
liana a uifìtar la fua Cincia. 3 j
Camarlenghi di Commune,& ioroauttorità iof
Camillo Trento Auuocato. 138
Cam oamìe di San Marco,opera rara. 44
Cancellici* grande, &iuo funerale. «. u
Candiain che modo efprerTa in /coltura, 3?
Candiano Badoaro Doge. 6z
Cantonal Dorico &fua difficoltà, 45
Carampana & tua etimologia. 1 f
Carlo Zeno, & lue lodi. Uf
Carlo Berengo Secretano. 1 3 £
CafaZenallluitriffiimin Venetia, 3 XX
Calandra Fedele, & lue lodi, ' 13 1
Cathaueri & loroauttorità. 86
Cauallidi bronzo su la Chiefa di S. Marco, & donde
uemiti, 49
Celio Magno; 137
Cenfori,&iuaauttorità. Bi
.Cerini aiife che s'ufano nelb morte del Principe : & dio
do che fi tiene nel creare il fucceflore. 1&
Cero bianco, & perche fi parti dinanzi ai Doge, 28
Ch:efi & Palazzo,perch'è a-taccato imierne, 2,$
Chiefe & Quadri in Venetia. 5i.& SS
.Chriftoforo Moro Doge &fua uità. 7*
Cinque della Pace>& loro auttoritàr 9%
Cinque alla Mercarttia,& loroauttorità, l'-f
Cipri in che modo efpreiìo in Scoltura. 49
t 3 Colonne
TAVOLA.
Colonne di piazza quando portate. 44
Collegio, & Tua auttorità. 79
Collegio de XX. &fua auttorità. 96
Cófiglio grade,& l'ordine col quale feggorto i nobili.79
Consiglieri quali, & quanti, & loro auttorità. 80
Configlio de Dieci, & fua auttorità. Si
Confoli de'mercatanti, & loro auttorità. 99
D
A e 1 e del uino,& di quata importala. 104
Defcrittione del popolo di Veneti. 149
Dieci Oflìcii,& loro auttorittà. I05
Dieci Sauii, & loro auttorità. 10$
Dogaline, quando fi portauano. 1 %
Doanadamare. 78
Doana da terra. 104
Pogato di Venetia doue ordinato la prima uolta. i 6
Dogedi Venetia, & fua auttorità. 80
Domenico Menagazzo Doge. 60
Domenico Flabanico Doge, e Tu olfatti. 64.
Domenico Contarini Doge,& fuoifatti. 64
Domenico Siluio Doge,e Tuoi fatti. 64
Domenico Moriimi Doge,e fuoi fatti. 6$
DomenicoVeniero,&fuelodi 127
Domenico di Vico Secretano del Configlio di X. 1 3 6
Donne Venetiane portauano le udii d'oro. 15
Donne Venetiane portauano le maniche alla Ducale. if
* CV-. /5W?
Pitaffio della facciata della Chiefa di S.
Geminiano. 4*
Eiìàfninatore O rrlcio, & fua auttorità. 8;
Eua& Adamo di Palazzo da chi Kìui. 3*
Fab*1-
TAVOLA.
Ab Rie he notabili di Venetfa. 49
Famiglia Giuftiniana, & Tue lodi, 1 16"
Fauola dcll'acquifto del Theforo. 46
Fefta delle Marie, &fua origine. r8
Filippo Terzo, & fue lodi. 131
FilipppoPincio Auuocati. i^g
Fontigo dè'Tedefchi,& ciò che Zìa. 4^
Francefco Veniero,& fue lodi 117
Francefco Dandolo Doge* & Tuoi fatti. 69
Francefco Fofcari Doge , & fue fatti. 7 1
Francefco Donato Doge, & fue Iodi. 75
Francefco Veniero Doge & fuoi fatti. 74
Francefco Ghirardi Secretarlo del Configli© di X* 136
Francefco Barbaro il dotto,& lue iodi. 1 24
Francefco Sanfouino, & fufc lodi. 137
Francefco Georgio,& fue h>cfi. 1 iy
Foreftiero Officio,& fua auttorita. S j
fi
.1
Ab r 1 e l Fiamma Canonico Regolare La
tera nenie. 157
Galla Doge,&fuoi fatti. ■ J 9
Galparo Contarini;&ìiie Iodi. nf
Gian Beiimo?& lue opere in Venetia. 34
Giorgio Cornaro^ fue lo di. 121
Giorgio Gradenico,& ine iodi. 13 4
Giorgion da Cait>! Franco Pittor eccellente. 34
Giofeppe Saluiati pittor eccellente 5 ?
Giofeppe Zarlino, 55
Giouanni Participatio Doge,&fuo Tatti. 61
Giouanni Dandolo Doge,& fuoi fatti. 68
Giouanni Soranzo Doge, & fuoi fatti. 6$
t 4 Giouanni
G
T A V OLA,
Giouanni Gradenigo Dcge,& Tua uita* 70
Giouanni Delfino Doge, &fuoi fatti. 70
Giouanni Moceuigo Doge, é Tuoi fatti. *j\
Giouanni Denato, & fu e lodi. \%\
Giouanni Correro,&fje lodi. 154
Giouanni Triuifanno* & fuc lodi. no
Giouanni Formcnti Cancellar grande* i$6
Giouanni Finetti Auuocato. 138
Giouanni Vincenti Auuocato. 138
Gio.Battifta Egnatio, & fue'lodi. 1 28
Gio.BattiftaP eranda Medico. 139
Gio.Battiita Ramwfio. 1 23
Gio.Bernardo Feliciano Lettor publico, Si lue lodi. 1 3 o
Gio. Mario Verdizotti. 137
Giulio Balino,& fue lodi. 13S
Giuftiniano Participatio Doge, e fue opere. 61
Couernatori delle entrate, &loro auttorità. 101
H
Abito Venetiano,& perche così fatto, i o
Habito delle Donne, & quale.
Hermolao Barbaro, & fue iodi.
HieronimoDonato,&fue lodi.
Hieronimo Ragazzoni Vefcouo.
Hofpit ali di Venetia quanti, & quali h'ano.
124
124
143
|M A e o m o Contarmi Doge, & frtoi tatti.éS
.. IacomoTiepoioDoge,&fuoifatti. Sf
Iaconi o Soranzo Caualier, & Procurator,
& lue lodi. 134
Iacomo Fofcarim Caualier, & Procura-
tore fue lodi, iji
lacomo
TAVOLA,
tacomo Contc.r:n:,&fuelodi 1^4
Iacomo Tmtoretto pittor eccellente» 3 ?
Iaftida Vecchia,& fua auttorità» £3
Iaftitia Noua> & .fua auttorità. ioa
A Secreta, & ciò che ui fi faccia. io?
JJfoY^ Leandro Zarotti Medico. 138
yf! EStóJ Legge intorno a'conuki,e quando. i«>
0?i * SS? Leonardo Loredano Doge, e fua uita. 73
Wr&SzSià, Libraria opera del Sanfoumoj 7S
Logetta in piazza opera del Sanfouino. 3 7
Lodóuice Dolce. "" Ì30
Lodouico Vfper Auuocato. 138
Lorenzo Tiepolo D oge,e fu cri Fatti * 58
Lorenzo Celli Doge. 70
Lorenzo Friuli Doge, efné lodi. 74
Lorenzo Giufti niano,& fu e lodi* J 1 7
Lorenzo Malfa Secretano, 1^6
Luigi G rifalco ni,& fu e lodi* ile
M
Affèo Veniefo,& fife lodi. 1^4
Marcello di Eraclea Doge, & Tua ulta. J.9
\//Ì p 8 ^2rco CornaroDoge,& fua vita. 70
>J L Marco Barbarigo Doge,& fua uita* 7*
lr"5^s Marco Veni ero,&fue lodi. 134
Marco Galliano, & Ci\q lodi* n3
Marco Folcari,& melodi, in
Marc'AntonioTriuifanoDoge.73 .fùelodi* uà
MarcJÀntonio Barbsro Procuratore. I33
Marchefe del Vailo ciò che ditte deli'Àrfenaltf* 51
Marino Giorgio Doge, e fuewa* $<?
ìvlarino
T A V O L A.
Marino Falicro Doge,& fua uita. 69
Marino Morofino Doge. éy
Marnale Rota,efue lodi. iz$
Mauritio d'Eraclea Doge,& Tuoi fatti» 6*>
Meffetaria,e fu o Officio* I©6
Michiel Morofino Doge,c Tuoi fatti. 70
Michiel Marini Auuocato. 138
Michiel Steno Doge, e Tua vhz. jr
Mobile Officio, & fua auttoritiL $3
Moderata Fonte. 13^
Moneta donata dal Principe a "NobilL zf
Murano,e Tue Todi. jo
Murici injVeneria eccellenti,c quali. j %
Morti,e come debbono andar alla fepoltora per legge, ir
* N
le olò Trono Doge. 71
Nicolò Marcello Doge. 71
Nicolò Zeno Senator d'alto giudicio. 21
Nicolò da Ponte Doge,& fuoi fatti. 7?
Nicolò Mafia Medico* n?
O
B e le rio Tribuno Doge;& fuoi fatti.69
Ordelafo Falicro Dogcye fuoi fatti. 65
Ordine delle meretrici di Venetia. 1 £
Orleo Ipato Doge, & fuoi fatti. Ì9
Orio Malipieto Doge,& fuoi fatti. 66
Origine di Venetia.. 3
Orlo Giuftin iano. 134
Orfo Participatio Doge,e fuoi fatti. 61
Orfo Badoaro Doge,e fuoi fatti: 6z
Orfo Badoaro,& fue lodi. 1 1 *
Palazzo
TAVOLA*
Al a zzo in Vetietia mafauigliofo» 44
Palazzi in Venctia,& doue Sano. 5°
Panni a oro,& loro àuttorità. i °5
Paolo Manutio. 13^
Paolo Ramufio. 13°
Paolo Lucio primo Doge di Venetia,& fueìodù ^ 8
Paolo Tìiiepolo Cà ualier,& Procuratore. i 3 3
PaolodaVeronaPittòr eccellente. 3*
Paolo Veneto,& Tue lodi. i*$
Papa Aleffandro fi nafcofe nella Carità. 3 *
Parochie 72. & Come tenute. 11
Palquale Malipiero Doge* 7 *
Patriarca Grimani ha belìiilì me figure. "3 ^
Pellegrini in procefllone con la Signoria* $ z
Perdono della Carità,& perche ordinatóé 3 ì
-Pefte in Vcnetia l'anno 157^. 'S1
Petitione O rrlcio,& Tua àuttorità. 8 1
PiaZza>& quando fi faleggiafle. 3 z
Pietro GradenigOjOUero Tradorìigó Doge» £ 1
Pietro Candiano Doge. »rl
Pietro Tribuno Dòge. $2
Pietro Badoaro Doge. 6%
Pietro Orfeolo Doge. 63
Pietro Ziani Doge, 67
Pietro Gradendo Doge* (58
Pietro Mocenigo Doge* 7Z
Pietro LandoDoge. 7 3
Pietro Loredano Doge* 74
Pietro Barbolano,o fcentianico Doge* ^4
Pietro Bolani. <?$
Pietro Orfeoìo,&fue lodi, l'i
Pietro Zenoilprimo,& Tue lodi. M7
Pietro Marcello,* Tue lodi. J \ 3
Pietro
T AVO LA.
Pietro Orfeolo il fecondo, u^
Pietro Zeno l'ultimo,& fue lodi. i io
Pietro Bembo,& fue lodi. 12 j
Pietro Barozzi,& fue lodi. n4
Pietro Badoero A uuocato. j$S
Pìerfrancefco Contarmi, & fue lodi. jz6
Piouanidi Venetia dachicteati. 22.
Pitture di Titiano, & in che luogo. 13 $
Piouego.Orhcio,& fua auttorità. 85
Pohza del Proprio in confermatione de glihabiti an-
tichi, i)
Popolo Venetiano molto limofìniero. 23
Pordonone Pittor eccellente. 34
Pregadi cioè il Senato,& fua auttorità. 79
Priamo da legge,& fue lodi. 121
Primicerio di San Marco deu'efler nobile. 2S
Principe uifita i Iribtihàìi de'Giudici. 1$
Principe uà alla Carità, & perche cagione. ,31
Principe va a S.Giorgio,e perche cagione. 3 i
Principe va a S.Gcminiano,e perche cagione. 3 1
Proccflìone dei corpo di Chrifto. 5*1
ProcefTioi e ogni Mercore,& perche. z6
Proceilìone di S.Marina,& perche cagione. 3.0
Procuratori di San Marco, e perche cagione creati. 23
Procuratoti di S.Marco,&lor orfici o. 23
Procuratie,elornomi. 2j
Procuratore Officio, & fua auttorità. 84
Proprio Officio,& tua auttontà. 84
Prouedùon di Commuue,& fua auttorità, io*
<l
Varanti a Vecchia,& fua auttorità. $%
| Quaranua Nuona,& fua auttorità. 94
W Quarantia Cnciinale , & lua auttorità.
97
Bagatta,
TAVOLA.
R
A g a t t a , & quando fi faceua per cflerci-
tarigiouani. 30
Ragioni Nuoue,& loro auttorità. 103
Ragioni Vecchie, & loro auttorità. 104
Reliquie in Venetia doue fi ntrouino. 1 43
Kinieri Zeno Doge,&fuoifaui. 6y
Rimerò Zeno, & lue lodi. 114
Bimo»doGritti,&fuelodi. 134
Ala del Gran Configlio , quando fi dipi-
gnefle,& quando fi abbrucio. 33 &34
^ Sale dclPA mamenro.& loro bellezza. 46
!;§? San G:o. Battifìa ài legno ne'Frari, di man
di Donatello Fiorentino. 3 f
San Gio.Battifta di marmo ne'Frari, di man dclSamoni
no Fiorentino. 37
San Geni intano edificato da Narfetc. 41
San Marco Capella del Doge. 4J"
Sangue miracolofo di S. Marco, di che luogo fi hebbe. 7&
Saui Grandi, & loro auttorità. jf
Saui di Terra ferma,cV loro auttorità. 90
Saui de gli Ordini, & loro auttorità. .80
Scudi d'^Dogi attaccati in San Marco, & perche. 49
Scuole,ouero Fraterne di Venetia, chiamate Grandi , io
. nofei. 50
Scuole fottopofte al Configlio de'Dieci. J7
Sebafti.mo Veniero Doge 7?.fuelodi. 12,3
SebaftianoErizzo,& Lue iodi. 134
Sebaftiano Forcarini,& Tue lodi. 1 16
Secretarli di Venetia,quaii iiano. 1 3 £
Senfa,
TAVOLA.
Senfa,& perche il Principe vada a benedir il mare, 2 7
Sette Saui,& loro auttorità. joi
Significato della Soggetta di piazza , & delle fue figu-
re. 37
Signori alle Acquea loro auttorità, 97
SignorialleBiaue,& loro auttorità. 57
Signori alla Sanità,& loro auttorità. $3
Signori alla Farina,& loro auttorità. 101
Signori al Sale,& loro auttorità, 101
Signori fopra i Conti, & loro auttorità, 1 02
Signori alla Grafia, & loro auttorità, 104
Signori di Notte Ciuili,& loro auttorità. $\
Signori di Notte Criminali,& loro auttorità, 9 %
Sindici,& loro auttorità: 8 7
Sobrietà de'Venetmnifctitta da Caflìodoro, |j.& 16
Sopraconfoii,& loro auttorità. 99
Soprale poro pe>& loro auttorità, 99
Sopradatii,& loro auttorità. 1 o \
Sopra le Camere, & loro auttorità, I 03
$opracaftaldi,& loro auttorità, 8 7
Spofe fi conduceuano già al Doge, 10
Spofe vanno in gondola in Ti'afto, 2*
Stefano Thiepolo Procuratore Tue lodi, 120,
Stendardi,& perche fi portino dinanzi alla Signoria. 28
Strade principali di Venetia quali fono. 49
Straordinarii,& loro auttorità. io?
$upcriori,& loro auttorità, 87
ìjpQ Avola dell'Irrida, 10$
A Teodato Ipato DogCj&fuoi fatti. 59
7J ' ^ >Ij Ternaria Vecchia, & Tua auttorità, 204
d^uy %è/^l Theforo di S.Marco,comeacquiftato. 4?
Sv&^i Theforo di San Marco già rubato da vn
Grec.o, 4f
Titiano
T A V O Z A.
Titiano pìttor eccellcnte,& fue lodi. |f
Tribuno Memo Doge. $3
Tomafo Mocenigo Doge. 71
Trifon Gabriello, &fue lodi. yz6
Tre Camere de'Monti,& ciò che fono. io?
Troxnbe,& perche ù portino dinanzi alla Signoria. a8
netia nata libera, e Chriftiana. 24
Vicenzo Morefini Caualier & Procura-
tor. 101
Vitale Candiano Doge. 6$
Vitale Faliero Doge. 6%
Vitale Michele. 6y
Vittoria in Soria contro Palacco Re de'Parthi. 100
Vittoria in Iftria contro Federico BarbaroiTa. x io
Vittoria de'Venetiani contra Turchi. 1 1 1
Vittoria de'Venetiani a Caroli. 1 07
Vittoria contra Saracini a Grado. 1 08
Vittoria contra i Normanni per l'imperador Greco. 108
Vittoria de'Venetiani contra 1 Bolognefì. 109
Vittoria de'Venetiani contra i Genouefì. no
Vittorio Grimani Procuratore,& Tue lodi. I io
Vittorio Pifani,&fue lodi. 1x9
Vittorio Zilioio. 1 20
Zecca opera del Sanfouino 43
I L F I N E.
DELLE
COSE NOTABILI
C H E S O N O IN
V E N E TI A.
LIBRO PRIMO.
RAGIONATORI.
Venetiano, & Foreflicro .
Itemi per cortefia gentiPhuomo ,
che vi par di quefta Città ?
S'io vi dirò il vero,voi no lo crederete.
Dite pur il vero , percioche dicendolo
fi loda Iddio.
>r. Ella(vperqaelclr,amepare)nonè fé non fattura diui
na, fi per rifpetto deliro, onde ne viene in quella Cit
tà tutto quello che gli bifogna, come anco per ima-
rauigliofi edifici,e per lo gran concorfo di genti,che vi
fbno,& veggo Jiora, chel vecchio Mariano Sozzino ,
che fu vn gran Legifta a fuoi dj , hauendola veduta, &
efl'endo dal Papa addimandato ciò che gli parefle di
Venetia rìfpofe. A me par gran cofa, perch'io ho ve-
duto f imponibile nell'imponibile,
en. Che voleua egli dir di quello ?
>r. Voleua dire il Sozzino, che volendo l'huomo confidc
rar tutee le parti minutamente di quella Città in quel
la maniera cjie fi dee considerare una si grò. cofa,come
è quefta,era impoffibile afarfi perfettaméte. Eifendo
adunque Venetia vn'impoffibilità viene anco ad effer
gq$a nello impoflibile^ilendo fondata nel mare, per-
A creila
% LIBRO
die ella in qnefta cofa è fuor dell'ordine di tutte Pai-
tre Città.
Ven. Parlauada prudete huomo,& intendente. Ma ditemi
vn poco c'hàuete voi veduto, o intefo che vi piaccia &
che fia di noftro contento ?
For, Diuerfe cofe mi hanno portato a gli occhi gradiflìma
dilettatone, maioftimo forfè" non meno quelle che
piacciono a gli orecchiane queiraltre,chc ho dette.
Ven. Come farebbe a dir che ?
For, Comefarebbono^ l'antichità delle cofe della Città j
Pattioni de Principi ; i detti, e i fatti de'Senatori ; l'o-
rigine de'Magiftrati,e firmi altre faccnde, che non fon
cori communi a tutti.
Ven. GentiPbuomo le cofe che voi proponete fon molte,
& degne d'un bello intelietto5qnnI io crédo , ch'il uo-
ftro fìa,per quel che m'accenate: Ma a ragionar (opra
tutte le cofe pur hora ricordate da uoi,ci Infognereb-
be commodo, & tempo : pure fatisfacendoui mi inge-
gnerò di contentami di quella maggior parte, che per
me fi potrà; perche io ho quefto piacere , ebe quando
mi occorre d'efl'er con qualche forefticro( che fpeflo
m,occore)migioua alfai, inoltrargli , & ragionar quel
cfi'io fo, ch'è di bello in quefta mia Patria.Et barbica-*
fo,ch'iI medefimo foflfe' fatto a me , quando io fon in
altri paefi.
f or.Signor,l'officio uoflro è ueramente pien di cortefia,&
è conucneuol,& degno di huomo libcro,come uoi Me-
te: però ui ringratio all'ai del buon animo uoftro.
Ven. Ora(fe ben mi ricorda)uoi dicelli, che ui farebbe ca-
ro intender Pantichità delle cofe noftre: ma , perebe
Pantichità fi poflono confiderare in più modi , come
farebbe adire: Quado Yenctia hauerfe principio; qua
li follerò i coftumi de tempi paflati; che habiti portaf-
fero i noftri Maggiori; & fimil'altre cofette , però non
fo io bene di quali cofe antiche t che uoi uolete , ch'io
parti.
For. La urontexii uoftra tìel offerirmiui, fa che più toft*
cop-
I
PRIMO. *
compiacendo al defiderio mio,che riguardando all'ha
neftà, io ni fia molefto col bramar che mi narriate di
tutte lecofepropofte, fé non pienamente, almeno
qualche particella , & con quella maggior brcuità
pò Ili bile.
fen. Non accade,che uoi ufiate cerimonie uerfo di me,per
che hoggi non ui è cofa alcuna, che più mi fia a cuore,
che di com piacerui; & perche non fi perda i 1 tempo in
parole fimilidi niun momento, darò principio dall'o-
rigine di quefta città, della quale quantunque fiano fta
ti molti eccellenti fcrittori antichi,e moderni, che né
habbinofcritto,non però refterò di narrar quel tanto,
che io ho raccolto dappiù degni, tra iquaii ui è il Sabel
lico,ilqual dice,che gli antichi Vinitiam furon no d'I-
talia, ma per origine diicefi da Veneti Gallici , che al-
Jhora appretto il Mare Oceano habitauano. Altri afFer
mano efter uenuti di Paflagonia, &aneo Liuio dic^
che etti dopo la perdita di Filemone lor Duca,che mo
ri a Troia, uennero con Antenore in Italia, &, che ef-
fendofi fermato in quefte lagune, edificò la citta An-
tenori4a,nominata poi Altino,& non Padoua , come
molti credono: percioche Padoua fu fondata da Pati
uio Re de'Veneti,c ome afferma P orcio Catone: né i«
intendo de dilatarmi nelPhiftoria de'Romani, e Barba
ri; ma breuemente dirò,chc fin all'origine di Vinetia,
in tutta quefta prouincia era concorfa la nobiltà Ro-
mana i & mafsime dapoi che Conftantino trafportò
l'Imperio di Roma in Oriente ; perche Aquileia per
efler in Italia più vicina a pattare per terra quella ban-
da,crebbe di popoio,& ài grandezza,&furfe Rauenna,
& Puola,nauicandofi da l'una a l'altra, dandofi quefte
tre città mano infieme,& in quefti tépi faccetterò Pa-
triarchi in Aquileia l'un dopo raltro,Crcnatio,Ago-
ft«o,Adelfo, Maflìmo ,Genuario,& Secondo, fino al
tempo, che Attila deftrufle quefta h onorata citta, &
tutte le altre d^lla prouincia di Vinetia: Onde tutta
l'antica nobiltà de-Romani,e Veneti,fuggirono,& ha-
A 2 bica-
aitarono nelle lagune. La onde quelli,<:he 'dicono Ve-r,
netia noftra hauci hauuto principio da5pefcaton,£: da.
genti vile , moftrano in tutto di eflcr ignoranti della
«crahiltoria,cócioiia che no tu parte alcuna del Mon-r
do, che non folk più uolxc corfa, & inondata da popò
li nimici,& quel, che era più marauigliofo , da'pouoli,
che di coftumi, di lingua , & di fede no fi conofceuano
punto da gli altri; talché la gente li poteua itimar ufei
ti daH'e&remc parti di Scitin, poco diiTunili a gli ani-
mali irrationali ; iquali non fi moueuano alla guerra
per Imperio, per arrichire per farfi gloriofi, & altamen
te fignoreggiarema folo per goder del fangued rio-
itiicidii , d ineendii , & 4i rapine, percioche entrado in
vna prouincia, ne fapendo, che cofa forte legge , giufti
tia, p equità fpegnuano tutti dal picciolo al gràje, inu
tando icoftami,& l'ufanze del viuere, & elti co le ino
glie & i figliuoli vi h;bitauano,& viueuano, & di ruina
nafceua vn'altra ruina , perche fermato che s'era vn
popolo, vn'altro veniua che'l cacciaua, & maitre que
ft'altro,& coli di mano in mano , fi veniua in continua
mutatione & difiolatione.L 'imperio di Conftantino-
poli da gli Ofhogotti fu quafì diftrutto, & l'A-fia da'
raedefimi mandata a ferro & fuoco infieme con mol-
ti altri popoli Barbari. La Traccia, la Macedonia, & .
l'Illirico, de gli Vnni,Gepidi, Visigoti, & Oitrogoti fu
rono aliai volte ridotte in foIitudine.La Italia da' Vifi
goti , da'Gepidi, da gl'Vnni, da' Turcilingi, da gli Eiii
li,da gli Oftrogoti,da'Longobardi,& da'Greci in qupte
ruine,& quante volte fofle mefla ne fono le hiftorie ri
piene.In Frana gli Alani, i Vadali, i Fràchi,gli Vnni,&
lGiepidi, & mille altri popoli, mille fedi in breuifiimo
té pò fecero. In Spugna gli Alani, Vadali, & invltimoi
Vifigoti tutta ladifertarono. Nell'Africa rima (e da tate
incuifioni faina che da gli A lani,& Vandali fu vinta, fi
gnoreggiata,& pofta in ruina,per iquali tati moti,tLtto
il mondo da noi conofeiuto fu merlo in elterminÌo>& i
popoli tagliatiapezzi, &in tutto eftinti, onde quelli
che
P It I U Ó. :5
che viflferoro,poi nelle medefimc prom'ncìe,fono & fit
tono popoli difeefi da i Barbari. Et iole le lagune di Ve
netia reitarcno faine nel cuore di tare ruine, & innari
dationijjKiochejCcrr'C Diofakòdal diluuio nell'Ai1
ca Noè coni Tuoi, cefi ìaluò quefto popolo del feme
antico in quelle lagene, ficuroin tati turbamenti del
mondo, & qui riebbero i ifugio non i poueri, ma i ric-
chi , & petenti huomini che riebbero il modo di con-*
durfì con le barche & far noua fede , & habitatione*
Il che fi vede nejle vettigie di Eraclea Jeiolo,& Olitia
la, che durano in piedi fìn'a nofìri di. Ma per uenir al-
le particolarità, dico ; che ccneuano gli anni della
fruttifera incarnatione di Giesv Chris to Signor,
& Saluator ncftrc, quattrocento, e fette, quando Rada
gaifo con i Gepidi,& Goti pàfsò primieramente in Ita-
lia; per la cui uenuta , i popoli di terra ferma, polii in?
i('pauento,fuggircno alle lagune,doue lenza alcuna c6>
modità di albergo, lanciarono in molto difaggio con
i pefcatori,che eflercitanano la lor arte in quel luogo,
& uenuta tra lor la nuoua,che Radagafio era neramen-
te ibi e vmto,&prefo in Fiefole dalPeìfercito Rema-
no, di nuouo ritornarono in terra ferma. L'anno poi'
quattrocento, e tredeci , Alarico con i Vifigoti uen-
ne in Italia , & meffo l'afledio intorno Padoua, dop->
pò alcuni di la pre'e , & Taccheggiò ; per la qual cofa i ?
popoli di nuouo impauriti, come quelli , che fi uede--
uano i primi fottopoiìi a quella tempera , concorfero:
nelle lagune -3 & allhora gii huomim di qualche (hto, .
& concinone fi fecero per habitare alcune cafueciedi?
ca une, & per efiere irate in terra ferma abbracciate*
molte terre,&caucila,ui fi fermò gran fomma digen '
temerne in Juogo,ehe folo trouauancficuro al mondo
in tante loro fcisgure.Furono pertanto habitate mol-
te Itole in uarij luoghi,& in diuerfi tempi , altre nelle
due incurfioni, che di fopra Ci fono dette ', & altre in
quelle de gli Eruli;& Turcilingi, & poi de1 Goti. Ala,
béche di tuttequeite Ifok fi potefie dn rerigine, mia-
A3 opi-
4 LIBRO
opinione è nondimeno hora di dir quella di Ribal-
ta , come quella , che già fu la prima a ridur infiemc i
Veneti,che lui erano fparfì per l'Ifole, & perche fu vl-
tima,doue fi ridurle il Duca , &lo ritiene ancora con
tanto fplend ore, con quanto ài noftri di veggiamo.
Quella adunque fu habitataauantii tempi, che fi fo-
no detti, da un GiouanniBono, o come ad altri piace,
Giouanni Benedetto da Torccllo , che ui pefcaua con
alcuni fuoi figliuoli;& dapoi, fuggendo in esfa fua mol
ti di terra ferma.nella pallata di quello Radagaifo, vn*
Entinopo archi: etto di Candia (1 fermò in quello luo
go,& ui edificò una cala di «muro , uiuendo di far bar-
che^ naui.Pafiando doppo Radagaifo Alarico in Ita»
lia,concorfc qui tanta gente che in pochi di furono edi
ficate, uentiquattro cafette di tauole , & di canna,
tuttauia,l'anno quattrocento, e diciotto , eflendofi ri-
dotti in Padoua tutti quelli fuggitali & fentendo i mo
ti di Aiulfo Re de' Vifigoti , che faceua per Italia &
degli altri Barbari in Francia, & in. Lamagna impau-
riti del facco & della ruina palfata,fi configliarono tra
fé di farli vn luogo fermo nelle lagune di Venetia,alla
foce del fiume loro , che era Riunita, & fu ftatuito per
i Confoli, & per il Senato Patauino , che eletti i primi
del popolo doueffero edifi care vna città circa Riuni-
ta & raccoglietele genti delPIfole d'intorno in quel
luogo, &haucr più tolto vna terra fola portuale, che
molte , doue fi doueffe tener vn'armata apparecchia-
ta ad eilercitarfi in mare , fé occorretela guerra pei*
guardia del porto , accioche iui fofie un ficuro rifugio;
che hauen do temuto la moltitudine de'Goti , & la in-
folentia,temeuano,& Ci ricordauano , che ne gl'anni di
Chrifto 413 . i Goti con Alarico lor Re vennero in Ita
lia,& lafciò la detta prouincia mandata a ferro, & fuo-
co^ andarono alla lor città,& la taccheggiarono. Per
laqualcofaiPatauini/entendoil moto de'Goti altre
u ohe fatto ,&che faceuano allhora dalla parte Au-
ftrali, & Occidentali, temendo ; intuirono l'anni
4».
P RI M O. f
4ualli i5.di Marzo , farla città di rifugio , &por-»
tualc, circa la bocca del fiume, doue fi dice RiuoaJU
to,nella quale s raccolte di molte Itole del mare , fi£
lagune,& genti della prouinciadi V e n $ t i A , fe-
ceroj& volferO) che ìofle chiamata Venhtia,&
mandarono in quella tre Confoli > i quali per due an-
ni folfcro fopra l'opera, & a' 15. di Marzo , circa mezo
giorno , fu dato principio al fondamento di efia città,
I Confoli, che fi mandarono lopra queita opera,furo-
»o Alberto Faletfo,Tomafo Candiano1, & Zeno Dàu-
lo.Eurono i feCondi,Luciano Gauila, Mafììmo Lucio,
& Vgo Fufco»Quefta è la copia a lettera dell'Archiuo
Patauirio , cioè dcll'hiiioria publica tenuta da quelli
anticamente,con laquale fi affacciano il più delle no-
ftre Croniche* benché s'ingannino a creder, che fofle-
ro morii a far quella deliberatione , per la venuta di
Attila , & mandati dal Re Giano con mille akre cofe,
che chiari ili ma mente fi feoprono dfer fai fé . Fecero
adunque Padouani le ventiquattro cafe,che fi fon det
te,leqiiaÌi,dopo tre anni,appiccatofi il fuoco in calàdi
Entinopo architetto di Candia,ch'era di rnuro,arierg
tutteiPer ilqual fuoco Entinopo tccc yoto,che ceifan<*
do , farebbe della Tua cafa vna chiefa a S. Giacomo ; &
fatto il voto, fubito venne vna gran pioggia, che eitin-
fé Tincendiojla onde egli Con l'aiuto de1 Confoli ediri- .
•còla Chiefa, di che s'haueua votato , Tanno quat-
«ocento , & vent'uno , del mefe ci Aprile , fotto Pa-
pà Zofimo , & gli Iniperadori Gtìorio , & Theodofio. .
Quella Chiefa fu cenfecrata da quattro Vefcoui, Se*
ueriano di Padouajlario di Altino,GiocondodiTri-
uigi , & Epodio di Vderzoj&il primo Prere i che.
vi celebrò meffa fu Felice* Fatta la Chiefa , percio-
che le altre Ifolenon haueuano ne chiefa , ne facer-
dote , vi concorfero molti genti di quelle . Ma poco
tempo dapoi , facendo Attila con Bleda ftiofratéìlo
Ijran guerra nell'Illirico,! popoli tutti fpauentati , te-
i»en4.o, cfte Ja vicina tempeita non cadefie to#o fopra
A4 di lo- "
g L I fe R O
di loro,fuggiuano a fchiere alle lagune , & in fine,lyan-
rìo 4^3. morto Bleda , & rimafo Attila ìblo Re de gli
Vnni,dopohauer guerreggiato in Francia coni Ro-
mani , & Vifigotri , pafsò in Italia , k prefe Aquileia,
all'attedio della quale flette tre anni, & dapoi diftrutfé
Concordia,Padoua, Aitino , con inolte altre tene cir-
conuicinè,per lequali tantéruine ,non iólai nobili
huomini,ma il pòpolo, & quelli delle cartella, & del-
le villc,fuggirorto a'iiti , & 1 nobili particolarmente al-
le lagune ,habitando Riu'alta , Ofloduro , Cartello^
& diuerfé altre Ifoiette nel cerchio, che noia fi tro-
ua Vifìetia: & non riceiicndo quelle Ifole,rahra mol-
titudine,s'habitò Malamoccho vecchio, che no èque!
di hoggidì , ma è nel mare affondato tre miglia lonta-
no dal litome potendo Ilare nel pallido circondandoli
con argeni , fi fecero le loro habitationi . È quello è il
vero nalcer di Vinetia nollra città . Continuando
il trauaglió de gli Vrìni , ì popoli raccolti ne le lagu-
ne fi accordarono tra fé , ftringendolila neceffità , che
fi dice elfere più poflente,che tutte le cofe, non altra-
mente, che fé follerò flati in vna medefima patria,
doue gli huomiui di flato , & di potentia , torto che li
fermauanoin alcun luogo hauèuano d'intorno quei
poueri,che li conofceuano,i quali proprio,come lor Si
gnori honorandoli , &feruendoli, fi procacciauano-
con l'appoggio di quelli tali ilviuere,non potendo
per lalorpouertà altriménti foftentarfi . Ber laquai
cofa furono chiamati Tribuni, Protettori del popo-
lòjiquali fecondo che a forte fi pofero duco tre Tribii
ni perIfola,col medefimo nomefuroho pérl'auueni-
r'e chiamati ne'configli: perche,uédendo l'Imperio de
gli Vnni molto lungo, & diuturno, & tenendo, come
nitoui in illato , di non effer da loro fin nelle lagune'
molèfli dallaguerra, tutti i Tribuni fi raunarono in-'
file me , & con una forza unita R apparecchiarono alla'
drfefà di fé lleffi , & delle lor cofe; & perche ,come d'i
fopra s'è detto,Attiiaiiaueuadiftrutu;& iuinati tutti*
ilo-
P; R ì M Ò, § >
i'iorò pacfi, & città, fi fermarono nelle lagune , Sé'
cominciarono a fabricar belliflimi palazzi, & hono-
ràte chiefe, portando dalle ruine delle lor pàtrie, le
belle pietra , & le colonne , con lequal i cofe in poco :
tèmpo li uidero fatte honoratiflìme , & nobiliffime
habitatioiii : onde la prouinciadi Veneti, che final- '
l'hora fi àllargaua dal Pò aTIflria, e dalli monti al.
mare, fi ierò in quefta laguna da Rauenna in Aquilèa*
& dal mare alla terra fermajperche,erTen do rumate dà
Attila tutte le città, caftelli,e uile juiConcorfero, ol-
tre di Venetia, tutti gli gran Signori,Principi Romani/
come filegein una epiftola di Caflìodoro nel 12. li-'
bro Ferirti al tribuno di Venetia , &iri vn'aìtrapur
al medefimo libro mandata a pròuiiiciali d' iftrià > per
lèqual cofe, quali a forza conftretti ui fermarono ,
& fecero nelle lagune la lor ferma fede, e nati gli lor
figliuoli, e crefciuri in quelle , mai più non liberaro-
no di ufcir fnori , credendo certo, che i tumulti Bar-
bari deuefiero elTer continui ne la mifera Italia , che
come il più bel paefe del modo, & meri forte, per ef-
ferfi il neruo dell'Imperio Romano tradotto ih Orié-
té. , era da loro più uolentieri affettato , & defidcrato
fòpra tutti gli altri. La onde nel fpacio di cinquàta an-
nidi fur'ój? tate mine fabricàti moltifuperbi,& notabi
li edifìcii,de'quali fé ne uedein piedi (ino al di d'hoggi*
For. Di grada non uirihcrefcaa darmi notitia di alcuni di
lóro.
Ven. Volotìtieri.i Par ti «patii come Tribuni relfefó centi-
naia d'anni Riunita tenédo ragicnc,& il forò' loro eri
ili S.A.poftoli, nella qual Contrada ancor iui R ve£»c»
no i ueftigii là nel campo doue è la Cafone, ouero'pri
gione che s'appartiene a quel iefterio : & ui fi ueggo-
nò là due grandifnme porte antiche , & regali , & gli
fondamenti del pahzzó antichifiimo; & terieuanò
le barche armatela dietro quel cantóne,che faltafuo
ri là verfo il ponte,& quella èra la centrata, nella qua-
le ftàtiaua il noftro Tnbun0;tenédofi al dirim* petto la
ragio-
io L I B £ O
rag oae. La-riuaeommune^he in quel tempo riceixt*
uà le barche di Murano/Torccllo, e Mazzorbo, e dT-
ftria,hora è il traghetto di Murario a S. Canciano.Te-
»eu a quefto palazzo fino al rio,che ora fi dice del Bar
ba & fi chiamaua riuo Baduario . Il capo de'Sati Apo
ftoli giungeuaaqueiio palazzo, & cofi intorno la cine
fa, ch'era uacuo. La porta principale ftaua con buonif-
fime guardie , & mùnitioni , giaceua in capo della cale
larga, & fi teneua continuamente chiufa, ne mai fi apri
uà, fé non nelle maggiori folennità,& per andare, & uè
nire fi ufaua la calicella,che vien da S. Canciano, & in
quello tiretto nello fporto vi ftaua la guardia, che con
poca forza poteua tener quel palio, perche in quel té'
pò il popolo molte volte romorreggiaua, Se tumultua;
ua,& quelli tumulti folleuati cótra i potéti importaua
no molto. Per ;Iaqual cagione, fatto quclìo Tribuno
Duce i più potenti cittadini fi nduflero a ftantiar pref-
fodi lui, & R ueggono ancor le lor cafe fuperbe, &
grandi parte diftrutte , parte vecchiflìme , & ruma-
te , come le cafe deJ Fallieri , de* Tiepoli , de' Corna-
ri, fui campo de'Zeni, nelle quali ftantiarcnoi Du-
ci di quelle calate, de* Con tarini,& di molti altri in
quei contorci . Et in quelli maniera C\ cinfe il Tri-
bunato alla Riu'alta mont ndoil fuo Tribuno all'al-
tezzadel grado Ducale, & colui mancò anco il Tribù
nato di Gliuola,& di Camello , dando luogo al Vefco-
uo di Caftello, riducendofi , & riftrirgendofi tutta la
città in vn corpo, che poi fi diui'e in lei feftkri, co-
me a fuo luogo fi dirà Et cofi Vinetia noitra città , va-
gando per quella laguna, mentre ilauano in continouo
moto i Barbari per tutto il mondo , fi raccdfe doppo
Suattrocento anni in quella cit à , nella quale ancora
ede, & regna gloriofiilìma, & imperante per dono,
concelfole particolarmente da Dio, onde da Panno
407. fin al 1305. fu il principio de'trauaglialripofoin
vn fermo luogo , nelquale viue feliciflima , & beatilTi-
xna ancora.
% Iddio
V H I M O. ti
For.lddio veramente è ftato l'auttore di quefta eittà,ondt
è da crcdere,che la cuftodirà in eterno , nel modo che
1 a ha cuftodjta fin hora . Ma perche della origine Tua
ini hauete detto a baitanza,viafpetto a dirmi della fé
conda proporla fattami , che è del modo del veftir de
parlatagli vii delle cofc, & cotali altri particolari , non
trattati da alcuno , & voi per auuentura fapete meglio
intender di quel,ch'io fappia dire.
Vcn.I° vi intendo abaftanza. Et poi che voi hauete fat-
, tomentione del veftire , ragioneremo di quefto , &
d'altro,fecondo,che mi verrà nella mente. Ma,per dar
principio , comincieremo da gli habiti. Dico adun-
que,che yoì hauete a fapere.che quello habito di hog
gi e molto diuerfo da quel , che fi vfaua altre volte , la
qua! diuerfità nafce dalla occulta virtù della natu-
ra , ch'opera ne gli riuomini in diuerfi tempi dinerfa-
mente, fecondo gli humori . Già i primi noftri Padri,
quafi fondatori d'una certa, & ferma Religione, vole»
do adhoneftar la lor giouentù, & a vn certo modo raf-
frenarla da quegli inconuenienti, ch'ella fuol por-
tar feco ) indrizzandola alla quiete , & alla pace, eh' è
Panima delle vere Repub. trouarono vno habito con
forme alla lor grauità,accioche i giouani vertendoli
di quello , fi veltiflero anco di modeftia , e di qualche
rifpetto . Et , perche l'animo ài que' primi fu riuolro
Tempre alla pace , però vollero , che co'panni lunghi
fi dimoftrafìe quella lor volontà ; perche i panni
lunghi non fon punto accommodati alle perfone ro~
bufte d'animo,e gagliarde^ noi vediamo i foldati f pe-
ritamente combatter con robe affai corte. Oltra Tin-
ditio della pace , Io habito lungo dimoftra anco vna
certa forte di Religione , dellaquale i noftri fon fem-
prelftatiamantifiìmi&dcnderofi.A quefto s'aggiugne
che i Senatori ( come ne hanno infegnato i Romani)
debbono veftire con graui:à-& con grandezza. Fu adii
que ordinato da'noilrilo habito lungo , parlando de
gii huomini , ma le maniche fi poruuàno fìrette per-'
is PRIMO
lo più,folo i Senatori le haueuan larghe , & le prime rt
chiamauano Dogaline,e quefte altre Ducali. In capo fi
metteunno i capucci , tquali pcndeuano , ò dalla parte
di dietro del capo, ò da l'un de Iati ìbpra la fpallajdal-
Taltra parte cadeua quel, che heggi fi chiama la Itola-,
ma era larga, &flaua attacata ai capnccio , &dicofi
fatti ne (on piene l'amiche pitture, e i Ritratti. Ma al-
terandoli poi per l'età di mano in mano, molti fi leua-
rono il capnecio di capo, & ritenendo fola mente il cer
chip, alquale era attaccato il capucc:o,coprcndo il fon
do del cerchio con panno , formarono la bcrreta , che
fi porta al pi -elentej ma più alta, & più iti etta affai che
non s'ufa hoggidì;riduccdola quali in forma di taglie-
re. Et tagliando la itola, che itaua pendente dal capo*
ii rimale foprala inaila , ma però larga 3 potendofene
ellìferuireà coprii fi il capo quando pioueua; Venne
poi un'altro tempo , nelquale , ricercandoli maggior
comodità, fi fecero le maniche larghe , ma lirettein
bocca, per portami dentro fazoletr, fcritture, guanti,
& cole limili, & quefte chiamarono a Corneo. Et gli
antichi vfauan le maniche di lunghezza quifi fino in
terra : & perche nel tempo del uerno i panni allettati
alla pedona fanno affi» prò , perche riparano il fred-
do, ilqualefuoleerTerin queite parti di qualche ini-»
portanza, (ì cinfero di fucra uia, ma quali lotto le tet-
te. Tal fu lo habito commune de gli huomini, ilqtiale
più & meno e alterato , fecondo che le genti fi fono
più, & meno dilettate di nouità. Ne gl'anni a dietro i
giouani portauano le Dogatine giùti poi a età di qual-r
chegiudicio, fimetteuanle manichea Corneo , imi-
tado in quello i Romaniche metfa giù la prctcita,pre^
teita, prédeuano in età virile la toga,portaméto grauif
fimo& da Senatore . Si coitumaua anco lenza ditlin-
tion fare, cofi il rofato , come il pauonazzo per la più
gente, ma poi le cofe (ì fono andate col tempo adattan
do, & reducendo a gli ordini loro . La o nde non van-
mo adeiìò,.veiuti alia Ducale, ò di colore, fé non i Se-
natori,
L I B R O. ry
natori.ei Medici, iqualli hanno quefta prerogatiua?
perche i Dottori per legge del 1350. poflbnó vfar che
ve&i, & di che qualità lor piace , &i Cauallieri pari-
menre hanno cotal oriuilegio,non folamente nel mo-
do delle uefti,ma nella qualità delle uefti,comefareb
be d'oro o d'argento; tuttauia anco quello e flato per
leegi regolato a ài noitri.
For. Le d'enne che portauano?
Ven. Lo habito delle donne ne tépi panati è flato Tempre
nano, e diuerfo. lì come anco fon diuerfi , & uari i lor
mobili ingegnirperche hora: era honefto,horalafciuo,
horapompoib, hora di fparagno, e leggiero. E nel. ve-
ro ch'in tutte l'età fi ha conceduto alle dóne aliai più.
licentia nelle maniere dell'adornarli, ch'a gìihuomini;
&certo non fenza ragione: percioch'egii econueneuo.
le, ch'elle accompagnino la leggiadria delia lor uaga
bellezza, con l'eleganza de leggiadri, & de ricchi pan-
* ni. Ma talhora quella licenza e crefeiuta in tato eih-e
mo grado, che a noitri Senatori è conuenuto por fre-
no a cori sfrenate uolontà con le leggi. Si ha'n-otitia,
• chele donne già portauano le uefti tutte d'oro: laqual
cofa parendo graue a quei ncllri padri ,fù da ìdx prc-
«eduto Fanno 1442.. che non foife lecito ad alcuna ciò
fare. La onde meda giù quella pompa, fu folaméte vfa
to perlo rtrafordinario in qualche folénità,come fareb.
be per la uenuta di qualche Principerò per qualche
altra h onorata cagione. Elle portauano gli ibakiin ca
pò d'ecceiriuagrandezza/&le uefti haueuano jacoda
lunghiiiima$ma fu proueduto a quella bructezzal'an-
no r440,di maniera,che le donne, mutàdocoftume,{ì
milero uefti co le maniche Ducali e rodandole di Dof-
fi,di Zibellini, e d'altre pelli di colto , fé le rouerfàuano
foprale spaile Et anco a quello fi prouide l'uno 1403-.
Ch'elle portaflero maniche Ducali lohabbiamoper
léggedel i40o.laqualdice. Chele maniche delle ve
Ite delie donne non fian di giro più di S.quai te,e le ve
fti di larghezza da pie non nanpiu di 8.braccia,& hab-
biano
14 LIBRO
biano i collari alti per fino di fotto al barbuzzo.
For. Quello habito douea apportar alle donne honeftà;
ma io che per ciò non fi poterle ueder la loro attitudi-
ne^ difpofitionejaquale è notabile in loro.
Ven. Cofi credo anco io. Lafciate le ueftì ducali, fi mifero
lcfaldee co'bufti corti, e con maniconi alla Franzefc,
i quali ueniuam quafi fin sii le mani , e in capo de ma-
niconi metteuano vn manichetto piccolo di panno d'
oro , ò di fimiFaltra materia,ch'aggiungeua alle mani,
A i bufti attaccauano campanelle d'oro, e d'argéto.Si
cingeuano parimente a traucrfo con cinture ricchiffi-
rac allequuliattaccauano,o borfa, o guaina con cortei
lo,o cucchiaro dJinfìnit3 valuta,quafialla Todefca;ma
Tanno 1334. fi prouide chele cinturenon paflaifero
il valore di 6.ducati:e la guaina col Tuo cortello,e cuc-
chiaie borfa,non eccedeffe la fomma di 5. ducati.
For. Voi dicerte bene che cotal ufo hauea del Todefco.
Ven. In quei tempi i Todefchi negotiauano all'ai in quefra
Città, però non farebbe marauiglia,che con le ricchez
ze cifolTe anco parlato qualche coftume . Ora le don-
ne, come uoi vedete , uannodiucrfamcnteueftiteda
qnel,chefi ha detto: e in tal modo fon giunte a quel
colmo, ch'è flato forza di nuouo ritornar le antiche
leggi nel fuo primo uigo re . Nelle qual leggi fi proue-
deua anco alla pompa de putti , perche fino a 12, anni
portauano vefti , e adornamenti d'oro, e d'argento di
molta valuta.Et perche uoi conofeiate che tutto quel
lo ch'io ui dico è uero,& ch'io parlo co'fondamenti in
mano,ecccui una polizza, ch'io ho tratta da libri dell'
officio delProprio,nelqual fi fanno i pagamenti delle
doti alle vedoue. Etperchc fi pagono prima de mobili
dicafa, vdte che robe s'ufauano a quei tempi perla
plebe. Et a quelìo conofeerete che ueftiti erano i loro
& di che ualuta.
J4f 9. Luca di fier Lorenzo dalla tela , pagamento di
mobili dicafa.
Vnauefta paonazza da donna con manichea cortei»
lazzo
primo. ir
lazzo.
Vn barbazon de carifca bianca ricamato a guazza-
rono
Vna ueftura di fcarlatto con pianete d'argento , con
una filza di perle al col laro.
Vna vettura uerde con campanelle d'argento,brazzo-
ni,& centurin uerde.
Vna vefte paonazza a maniche aperte.
Vna vefte morella a maniche aperte , frodata di Er-
mellini da donna.
Vna vefte paonazza a maniche a corneo.
Vna uefte da donna morella fotto cappa,con frifod'ar
gentaria al cauezzo,e alle maniche.
Vn capaccio di fcarlato.
1455. Vn'altro pagamento di Francefco Azzalino.
Vna veffcura di raffa paonazza con campanelle.
Vna Vifcappa di panno negro.
Vn par di brazzoni cremifini con manichetti d'oro.
Trccapucciyecchi.
Vna veftura dicarifea bianca con brazzoni,e manichei
ti 4'argento con campanelle, & pianette.
1469. Vn'altro pagamento . Robe di Pellegrin Ruffo
Fontegaro tolte in pagamento da Poliiènafua mo^
iera..
Vn manto di panno uerde (caro da donna.
Vna uefte pauonazza a maneghe a corneo.
i469.Vn?a!tro pagamento di Madonna Calandra de
fier HieronimoM orofini.
Vn manto di hermifin da homo.
Vn manto di panno /cariato fpdrà de yard.
Vna cappa dafcolaro negra.
For. Veramentejche i uoftri maggiori fono flati Tempre ri-
gilantiffimi al ben publko di quefta Città te fono an-
co più che mai al prefen te.
Ven. Lo honefto ne ha {èmprc piaciuto; Et uoi fapete, fife
oltrà il ueffcife? i conuiti minano le facultà.
For. Lo tò pur tròppo beniffimo.
f Fu
tf l I B- R O
Ven. Fu ne primi principii la noftra Città molto fpbrjanel
uiuere,(ecódo che fi ha per una lettera di Cafliodora,
& fi dilettauanoi parlati di quelle uiuande ,che daua
lor quofto Mare: Ma accrefcendo tuttaiua la grandez-
za dell'impero, & concorrendo moltitudine affai di fo
reftierijiì cominciò a introdurla pompa de cóuiti.Rac
contai! Sabeilico d'un pafto che fu fatto tutto di lat-
te di Gò, cofa marauigliofa a fentire; e in diuerfe altre
maniere furono ufate eccefiiue ,fpefe nel mangiare • e
da cotali conuiti furon fempre efclufi i giouanetti , e
fpecialmentc dalle nozze , quando non eran di fratel-
li, p (bielle. E taihora auenne, che fu merlo anco me-
ta del tempo, che fi haueuano a far i cemuiti , come fu
l'anno 1335'. nelqual s'ordinò, che di fan Michelefin
per tutto Carnouale non fi banchettarle fé non a pare
ti; & quefto per rifpetto delle cofe , ch'occorreuan la
notte: nel qual tempo le perfone ugnano andar mafea
rate,fino a che fu prouifto l'anno 1339. Et ch'i cornu-
ti, che fi fanno la notte , non paflaffero più oltre della
terza campana,che fu ona la fera , di maniera ch'a due
hore bifognaua hauer fi nita la cena £ legge del 1 3 %6.
l?or. Fu ben prouedere: sì perche non (eguifle qualche cp
fa inhoneih, (perche la notte accrefee l'audacia ne pet
ti de malfattòri)& sì perche fi fchiuaflero anco l'occa-
fionideglihomicidi? chepoiTonom quei tempi au-
uenire.
Ven. Vi ho detto pur hora,ch'i noftri hanno fempre cura-
io fommamente lo honefto. Et a quefto propofito mi
fouiene, chefù prouedutoallagiouentù di rneretrici
foreftiere, per conferuar la honeftà della Terra.
For. Fecero fecondo il precetto di Platone.
Ven. Condotte le meretrici, come ni ho detto, fi diedelo-
ro per habitat le cafe de Rampali; a fan Caflàno,che
a quei tem pi furono hofiorati Citta dini;& perche qua
fi dice Cà alla ca£à,però quel luogo , oue èlle Hanno fi
chiama Carampana : Et quefto fu l'anno 1421. Fùanr
co prepofto al gouerno di quelle tali una matrona,lar
PRIMO. 17
qnal tenendo cafla del danaro, che da quelli tal'oper*
loro s'acquiftaua, diuidea ogni mefe^per rata il guada*
gno,a tanto per tefta, procedendo con ordine fino in
queiU materia fordida,accioche fi leuafie Toccafion
del malfare alle genti. Et in tanto fìuquefto lor defide
rio,che Tanno 1 3 49. fi potean bandiz di Venetia tut-
ti coloro, che malamente uiueano .«imponendo pe»
naa corrottoti della honeftà;o ueramente a fenfa-
li della dishoneftàj a giocatori; a coloro che fcher^ ■
nendo le meretrici le lafciauano in pegno alle ho-
.ftarie;a beftemmiatori; a barattieri 3 e a fimil altre
qualità di perfone : Et per concluderui qual foffe la
loro honeftà;, prendete faggio da quefto , che l'anno
• j 3 oz, fu proceduto, che chi mandaua a qualch'uno il
vermocane( eli'è fpetie di malattia ) pagaua ogni uol-
ta ìo.foldi. . .
For. Vedete bene che Dio ui aiuta nelle voftre opera-
tioni,
Ven. Orafauellando di meretrici, mie per lo contrario uè
nuto alla mente la materia de matrimoni}.
For. La varietà del uoftro ragionamento mi diletta affai.
Ven, Scriue il Sabel|ico,feguendo Fopenione di Hero-^
doto,(&fpeiTo uì ricordo quefto fcrittore , perch'egli
, è noto a ognuno ) che gli antichi di quefta prouincia
foleuan maritar le donzelle all'incanto, cioè chi ofte-
riua più danari per hauer una bella, quel tale fé la ha-
uea per moglieraj & che co1 danari raccolti per conto
delle belle, fi maritaiian le brutte, dando loro la dote.
Ma poi che la Città crebbe, fu introdotto altro ufo
da noftri Maggiori. Le donzelle dopo la ccntratta-
tion delle nozze, lì riduceuano a fan Piero a Cartel-
lo,che fi chiamaua Oliuolo 5 & quefto faceuano per
la Madonna. di Febraro. lui portata; la lor dote in
una calla chiamata arcella , fi italiano la notte a dor-
mire , affettando la mattina glifpofi; iquali, uenuto
il dì, fé n'andauano co3parentiallachiefa,&quiui , da-
ta yna occhiata alle donzelle, s'afcol.taua una meffa.
B foienne
fblenne,dopolaqualeuT3te alcune paroft dal yefco*
uo pablicamentein materia del matrimonio , i gioua-
ni con le fpoTe,e con l'arcella fé ne tornarono a caTa,
ouc poi fi attendeua a piaceri, & conuiti; & da quefta
occafione nacque l'uTanzachc s'oC'cruaiia della fetta
delle Marie, & della gita del Doge noftro a Tanta Ma-
ria Formofa.
Por. Se non ui è graue,ragicmatemi lacofa per ordine.
Ven. Dirò adunque prima della gita del Doge , & poi del-
la fetta delle Marie . Dico adunque , che gl'Iftriani ,
ch'a quei tempi erano inimici di quefta Città , fapen-
do affai ben Tufo delle predette donzelle , venuti una
notte afeofamente con lor legni, armata mano rubar
ron le fpofe, e le doti, e Tenza impedimento alcuno fé
le portarono. Il romor fu grande , fi come era ccnue-
nenole in una cofa di tanta importanza , la onde arma
ti alcuni legni <\i huomini, e fpetialmente della Con-
trada di Tanta Maria Forinola , furon Teguiti i rapito^
ri , e di tanto aiutò la buona fortuna i noftri , ch'ag-
giunterò gl'inimici a Caorli , oue diuideuan la preda:
Quiui fatto ttratio de i rapitori , fi racquiftò la roba,
e le donne . Et perche gli huommi apprefentarono il
tutto alla Signoria, furon riemerti, che addcmandaT-
iero qualche gratiajla onde i buoni huomini differo,
che voleuano, ch'il Principerà Dogarefla, e la Signo-
ria fofTe obligato andar ogni .?nno alla lor Chiefa , per
quefta memoria; & dicendo il Doge , & caTo che pio-
ueile?riTpolero vi manderemo i Cappelli per la piog-
gia: & Te hareté Tete ui daremo dà bere. Di qui e , ch'i
Caiìellari, & i Fruiamoli mandano al Principe,& al-
la Principerà due Ca ppelii, e due fiaichi di vino, vn
bianco,& un negro.
For. Ora io so perche il Principe vada a Tanta Maria For-
ra olà.
Ven. Per quella occafione adunque fu ordinato che la mat
tioa della Purificatione,che le Tcuole della Città (che
«rano amaci tempi ciaque) -andafTero in procceflione
a Ca-
PRIMO. 19
a Gattello; la doue, ditta una Mefla dal Vèfcòuo, tor-
sauanoafanta Maria in Broio: & dimorando quiui,
fin che fi ben ediee uano a fan Marco le candele, fé n'an
daaano in procefìtonea finta Maria Formofa per il
Canale delia Canonica. Et perche cotal ufanza fu al-
terata l'anno 1140 . fu proueduto per Pietro Polani
Doge,& per Giouanni Polani Vefcouo , il modo, che
fi doueua tenere in cori fatta proceflìone , come appar
per iniiromento publico , ilqual fi troua al prefente
nelle man del Piouano di detta Chiefa ; ma è poi man
cata cotal ufanza per la lunghezza del tempo . Nac-
que Umilmente per cotal accidente la fe&a delle Ma-
rie, laqual fi faceua in quefta maniera; & era in quei
tempi famofifllma, e degna d'efier ueduta. Primiera-
mente gli habitnnti delle Parrochie,lcquali erano 66,
«Udunauano infieme; Se per uia di fuffràgi eleggeuano
due donzelle, o quattro al più delle principali della
Contrada,Qu efte s'ingegnauano di adornarli più che
fi poteua di oro, di gioie , e d'ogni altra pompa a e oc-
correnza delle altre contrade. La cura di queir, orna-
rnento fi commetteua a primi della Contrada , ogni
anno fecondo l'ordine. Quefta imprefa era cercataco
pratiche grandi, & fi haueua contratto in mettergli
d'accordo. Siftimauano a molto honore lo hauere
auanzato gli altri difpefa. Con quefto ornamento
adunque fi ritrouauano con i lor Bergantini , o Pala-
fchermi a fan Marco, & fatta riuerenza al Doge, tutta
la pompa s'inuiaua a Cartello. Quini cantata vna fo»
Jenne mefla, le donzelle ne Palafchermi toglieuano
il Vefcouo, e il Clero, e H ritornaua a fan Marco . Il
Doge in quello mezzo con tutu la nobiltà montaua
pel Bucentoro, e s'andaua alla chiefa. Quefto era
quel che fi faceua il primo giorno. Gli altri giorni
(perciò che la fcfta duraua tre di) la pompa era mena-
ta per i canali iella Citta. Alcuna uolta fi ueniua a
contentior.e peè quai canali ella fi hauefTe a menare,
mentre cmfcun uoitua , che ella Saie menata &a cala
B 2. iua;
zo LIBRO
{uà percioche le donzelle Imo ntauanò alle cafe pri~
uatede parenti nobili, e quiui con fpeflì coni: iti, e
con altre forti di allegrezze , fi confamaua il giorno ,
Ora tutte quelle cole nella guerra di Chioggia, che fu
grandifììma,fon uenute a mancare. Quefto folo vefti
gio èrimafo,che il Doge uà la vigilia della Purificati© •
ne a quella chiefa, come fi ha detto.
For. Per certo che quella fella doueua effer molto ho-
norata.
Ven. Ella era tanto honorata, e cofi celebre, che la legge
del 1341. con parole piene di dignità la chiamò nobi-
le^ fam ola.
For. Gran peccato, che scilinguino cofi fatte memorie.
Ven. Il mondo porta cofi, che lecofealungo andare ven-
ghinoalfùo fine. Ma per continuare il noftro ragio-
namento, era in ufo un'altro collume, ilqual per©
era tra nobili folamente , & era quefto : Che quando
lofpofo haueua data la mano alla giouane ,ficondu-
ceua la fpofa alla prefenza del Principe ; credo io per-
che folle come teflimonie della parentella contratta
trai oro, acciochei figliuoli ,che doueuano nafeere,
s'ammetteflero al gouerno della Repub. fenz alcun al
tradifficulti;laquale ufanza fu poi riuocata l'anno
lyoi, perle molte occupationi dei Doge, e in quel ca
bio fu ordinato, che i contratti nuttiali da 1 000. duca-
ti in su, fi dettero in nota all'officio de l'Auogaria: e
eh inafeenti finotaflero parimente in detto officio, &
fi come s'andaua allhora al Principe , hoggi Tufanza è
quella. Contratti gli iponlàlitii, tuttala nobiltà de gli
huomini fi riduce alla caia della nuoua fpofa; la doue
efiendo lo fpofo co'fuoi più ftretti parenti ; riceue lie-
tamente chi uiene alla fella; porgendo a tutti la delira
in fegno di amore . Ilmedefimo fanno le donne, ma
un'altro giorno a ciò deputato. La nuoua fpofa fé ne
uà poi quando è fpofata in Gondola fuori del felze, co
i capelli giù per fpalla, pofta a federe in luogo rileua-
to , iLqual modo fi chiama andar in T ratto, ne fi fa per
altro
<P R I M O. li
altro, fé non perche fi fappia da tutti , quella effer no*
uellafpofa, & moglie del talgentirhuomo.
For. Veramente ch'in queita Repub.tutte le cofe riguarda
no a qualche fine,& utile hofìorato.
Ven. Io non credo che mi bifogni contami i priuilegii, che
hanno le donne perlelor doti , & che doti fi diano , e
qual legge fia fatta in materia di dote f e come fi paghi
la uedoua della fua dote : perche uoi potrete a uoglia
uofìra ueder tutte le predette cofe nel noftro itatuto.
Vi aggiungo ben quefto, che uoi trouarete fempre,
ch'i noftri hanno attefo molto a indirizar le perib-<
ne alla religione, alla humiltà, alla riuerenza,ealla
modeftia. E perche uoi uediate, ch'io ui dico il uero,
ni racconterò a quello propofito alcune cofe confor-
mi alla mia proporla.
For. ,Voi mi dilettate grandemente,
Ven. Quato alla modeftia noi riabbiamo, che l'anno 1414*
fu proueduto che- i Prelati del dominio no permette!-
fero^che folle ior dato quefto titolo di Monfignore.
For. Cèrto fegno di molta humiltà.
Ven. 5'ordinò parimente del 1334. ch'i corpi de morti no
andaifero alla iepoltura licititi altrimenti che co una
fchiettaftamigna; eccettuando pero da quello orbine
il Doge,i Caualferi, i Dottori, i Medici, perciò ch'ef*
fendo noi poluere,e ombra in queito mondo , fi come
^umilmente nafeiamo, cofi parimente debbiamo hu-
milmente partirci.
For. Santamente nondimeno io houedutapur hieri una,
pompa funerale pur troppo grande, & otto di fono vn
funeral in fan Marco.
Ven. Voi di te il uero, perche le cofe fi fanno hoggi altra-*
mente. Ma quel che uoi uedcite hieri fu il mortori**
del noièro Cancellier Grande , ilquak fi come di gra?-
do è il primo tra Cittadini , cefi e anco honorato pef
l'officio ch'egli ha. Et però quando fi porta alia fepol-
tura gli R fanno le cerimonie che fi tifano anco al Pria
cipe morto. Conciofia che tutta la chieiefia Fao
B 3 ceni-
ti LIBRO
compagna , dopo laquale uenutoil morto,feguitail
Doge con la Signoria ueftita a bruno. Et ripolto in
chiefa gli fi fa l'oration funebre. Di qui è , che fifuol
dir uolgarmente,che tra Nobili il maggiore e il Doge,
tra i Cittadini il CancclJier Grande, e tra la plebe mi-
nuta il Capitano Grande. Del flirterai di fan Marco
egli è quello, che fi fa al Cardinal Zeno. Coftui fu ni
potè di Papa Paolo Secondo, e fu penitcntiero della
chiefa,e trouandofi alla morte ricchiflimo, (ecc tefta-
mento, elafciò grandiiììma quantità di dinari al Sena-
to, ilqual gli fece quel Caffone di brózo ch'e in quella
capella colà in fan Marco. Et per memoria fua ogni
anno,a tanti di Maggio fi fanno le me funerali in chie-
fa, alle quali fi truoua la Signoria. E ben uero, che per
la lunghezza del tempo , e per l'occupationi delle fa-
cende era fiata intermeifa cotale ufanza; ma hatiendo
Ja rinouata il Senato per ibllecitudine di M.Pietro Ze
no, che fu capodi Quaranta; s'andrà con tinuando in
perpetuo a honore di quella famiglia Illu/lrifiìma , Ja-
quale piena di Capitani, di Principi, de Senatori, & di
ualorofi huomini, è fempre ftata, & e in fommaripu-
tatione,dellaquale é ftato M.Nicolò Zcno,di cofigrait
«alore, & di coli alto giudiciojcfi'ogmuno Tammiraus
come grandifs. parto del fuo chiari fs. 'padre, mi molto
più del fuo grandiflimo Alio. Ma lafciarò horaquefto
ragionaméto da parte, e tornarò al proposto, & dico,
che quanto alla religione; in qual città fon lechiefe
meglio officiate di quefta ? Noi habbiamo fz. paroc-
chic, che fono come 8 1. uefeouadi, le cui chiefe prin-
cipali fon gouernate da honorati Piouani , & di buoni
coftumi,chc fi creano da coloro che hanno itabili in
quella tal contrada. Qjjefti hanno tutti affai ho-
noreuole entrate, & mantengono le chiefe con quel-
la riuerenza, e con quella diligenza, ch'ogniun uede.
Ricche di paramenti, di reliquie, d'argentarie,di ador
namenti,c di tutte l'altre cofe neceflarie al culto diui-
aoj di modo , ch'io non so , qual cine fa , per picciola,
ch'ella
¥ K 1 M O. »r
ch'ella fi fta, non habbfa l'organo almeno- Del popolo
{K>i, non uifauello con quanta diuotione egli attenda
alla religiotìe , quali limoline fi faccino, & publiche,
& priuate, non folamcnte minute, ma grolle, & di da-
nari, & di farine, & di cafe. Et perche mi cade al prò-
polito in queft o luogho, uoi hauetc a fapere,che que-
lle itancie qui appreHb al Campanile, fono 1 e tre Pro-
curane di San Marco.
or. Dichiaratemi meglio quello termine.
^cn. 11 Magiitrato de Procuratori è riputatifs. in quefta
città , ancora ch'egli non fia di quelli , ne'quah confi-
ftela uirtù della noftra amminillratiòne, ma è honora
to, percioche quella degnità,si come quella del Doge,
fornifee conia vita. Anticamétc era un pròcurator fo-
lo, fatto per procurar le cofe del tempio di fan Marco,
e i fuoi facri thefori . Nella morte poi tir Sebaftiano
Ziani , hauendo egli fatto un gran lafcio a San Marco,
le cui entrate follerò diftribuite dai Procurator,& non
potendo un folo efler pari a tante facende , fu necefia-
rio crear un'altro Pròcurator, ilcfual procurale il la-?
feio del Ziani. Moltiplicando poi ilafei, bifognò crear
l'anno 1 170. il terzo j elfendo Principe Riniero Ze-
no. Et diuifero lefacendea quello modo ; ch'uno cu-
raua il Tempio -3 un'altro i lafci di coloro , che habita-
uano di qua del Canal grande^ il terzo di coloro , che
habitauano di là dal detto Canale.Et però diciamo la
Procuratia d'Vltrà, di Cifra, Sedi Supra,ch'è quella
della chiefa. Ma uxucndo ancora il Zeno fu creato il
rjnarto, & fatto collega a quel di S. Marco, e coli di
mano in mano véne ogni Piocuratiaad hxv.cz tre Pro*
cura toriper una. Quefti huomini sdunque coli ripu*
tati grandi, dei corpo de quali fi fanno per lo più i Do»
gi, prooofti a tante heende, fanne cod eieuate elcmo-*
fine, eh e uno ftupore, percioche danno cafe , marita-
no donzelle,&cofi fatte altre oneratic-iii.
r or. Per la lettura delle Kifrcrie ho in effetto neduto co-
le grandi quanto alla religione di quelli Signori, ma
B V noa
i4 £ I B' R O
non così particolar,che mi piace molto , laqual cofa è
càufata anco da buon fondamétorperche a quefta Rep.
è auuenutoquel,dh'a nefìWaltra ne tempi andati, cioè
d'efìernata-Chriitiana,e libera in «n tempo medeiìmo,
Ven. Tale e nata come voi dite, & luna cofa & l'altra fu
fempre ftimata da noi. Et non lenza mifterio noi uede
te la chiefa publica uicina al Palazzo; perche la logge
che conferita la libertà col mezzo della Giufìitia Ri-
guarda dal fuo domicilio, che è il Palazzo , la religio-
ne porta nel tempio; & fpecchiandofi la legge nella re-
ligione, a gara l'una dell'altra conferuano quello Do-
ftiinio.Ma torniamo hora a quella modeftia dellaoua-
le noi ragionauamo.Douédofilagiouétù apparecchiar
nelle Tue operationi per douer riufeir grauilTìmi Sena-
natori, hanno feruato un medefimo coilume di uiuerc
così ne gli anni più teneri, come anco ne più perfetti,
& maturi. I minori d'età ne'tempi paflfati, e ne'prefen-'
ti,riuerifcono i maggiori , acquiitandofi intanto hono
rata lode di gloria. Qu etti per effer giudicati da gion3
ni degni di honorem quegli altri per mollrarfi obedié-
ti a coloro , nel luogo de quali debbono a qualche té*
pò venire. La giouentù ne luoghi publici di San Mar-
co fallita i Senatori come padri della Rep. cedendo lo
ro nelle chiefe, ne cornuti , e in ogni altra cofa il luo-
go , come debito a uecchi.
Por. E poi ci marauigliamo che i Lacedemoni ftan lodati da
gli fcrittori, perche igiouani honorauano i uecchi.
Ven. Ma qual altra cofa è più graue, e più piena di modeftia
di quella, che fuole oflcruar la nobiltà in gran Confi-
glio, allhora ch'in gran parte s'adunano infieme ? Sie-
de principalmente il Doge realmente uelìito nel fuo
tribunale in luogo aliai rileuato da terra . Dalla man
delira ha uicinitre (àpientifììmi Configlieli accompa-
gnati da un de capi della Quarantia Criminale. All'
incontro del Prencipe dall'altro capo della grandif-
fimaSala fiede un deCapi dellllluitrifsimo Configlio
de Dicci. Non molto indi lontano fi perfa uno de
gli
ì> R I U «O. z?
gli Auogadori di Commune . Ne gli angoli de gli fpa-
tii della gran Sala Hanno gli Auditori uecchi, e nuoui.
Nel mezzo fono i Cenfori.Il rettane e de nobili fi met
te per ordine , ma in luogo menrileuato, cioè net pia-
no della gran Sala. Ilqual ordine quanto fìagraue e
pieno di modeftia a vedere, non occorre ch'ioildica,
perche la reuerenza de fommi ma°;iftrati,accompagna
ta dalla maellà della canuta bianchezza de Senatori,
è ilimolo potentifs. a bene operare, e freno faldiftimo
alla giouentù, che honeftamente fedendo, honeihmé
te parli, & afeoiti. Ma che ui debbo io dir dell'amore
uolezza tra l'ufi Msgiiìrato , e l'altro ? bdliui quella
fola del Principe uerfo j nobili , e un'altro del mede-
fimo uerfo il popolo tu tto.
por. Dite,
i yen. Il Principe nofìro capo, quafi ottimo padre di una il-
luftre famiglia, che uiua lotto un medefimo tetto, o -
gnianno dimcftra,con picciol pegno, ma con grandifs.
amore, il Ilio (incero animo a tutte le qualità delle £-
fone nobili , che vanno in configiio . Perche il giorno
fegnente al di Natal di Chrifto, egliinuita alle lue ma
gnifiche tauole,i Consiglieri, i capi iliuftrifs. de X- gli
Auogadori,i Sig.Capi di Qua ranta, e tutti gli altri Se
natori di grado. Il di poi di S. Marco noftro Protetto-
re, chiama feco altri nobili, ma più giouani d'anni. La
terza uolta il giorno de TAfcenfione , ritornato da
duoi Cartelli, ritien feco coloro che l'accompagnano.
L'ultimo conuito lo fa a giouani il di di San Vito , &
Modefto. Ma perche la memoria del Pren ciperi polla
più lungaméte conferuare, dcrta a ciafenno de nobili,
che mette ballotta in có^glio , una moneta d'argéto a
queftofpecialmente ordinata, nella quale da l'un de
lati é fcritto: Nicolai de ponte venetiàrvm
Principis mvnvs axn.i. in luogo della qualefi
dauano prima alcune uccelle manne.
For. Fermateui digrada. Io non inteudo due cofel'una,
perche cagione il Principe elegga a far conuito in
f quei
^ LI B R O
quei dì, che voi dite : l'altra, ch'io non so, che cofa fo
metter ballotta.
Ven. Lafciatemi prima narrar quel, ch'io hopropdfto , poi
ai rifp onderò-.
For. Dite pure.
Ven. Il Principe ogni otto giorni difeende infame co'Corl
figìicri,eco'€api di Quaranta alle Corti da bando-
ne i Giudici rcndon ragione. Egli circondando i due
corridori di Palazzo,oue fono i Tribunali de Iufdicenr
ti.fi ferma a ciafeuno oflicio , e ricorda a Giudici , con
calde,egraui parole, che oliere ino incorrottamente
Ielcggi,acciochetalifepoilìnoa lor fuceeflTori lafcia-
re; quali dlì le hanno trouate. Intanto , i miferabili
che fono oppreilì,& che non pofTonohauer il Tuo in-
tento , gli fi raccomandano prcftrati in terra : & elio ,
imponendo l'efpedit'on di quei tali a Giudicr,fcorre %
quel modo tutto il Palazzo.
Por. Et di che giorno fi può ueder quehVefretto ?
Ven. Di Mercordì per le^ge, benché qualche Principe ua-
da anco in altro di che di Mercore . Et non uò lafciar-
ui di dire,che il Mercordì la mattina a meza terza , fo-
nando le campane a doppio , il Clero di San Marco fa
una nrocerfìone ordinariamente intorno alla chiefa,
trouata forfè da nolrri antichi, accioche douendo il
Principe fra due hore dopo la proceilìone circuir il
Palazzo, i religiofi preghino Iddio cheinfpiri il Prin-
cipe a conorcer fé i Guidici fanno rettamenrc 1 officio.
For. Bello, & honorato ordine in uero ,& non piccioli
amoreuolezza del Principe ucrfo il fuo popolo.
Ven. Ora per rifponder all'ultima dimandi, che uoi mi fa-
celli pur hota, (ch'alia p ima non mdugierò molto)
dico che metter ballotta non uuci dirai tro che dar il
fuffragio in Con figlio . E noi diciamo ballotta quel
che gli antichi chiamauano fuftngio . A Romani piac-
que dir pillila; e noi fappiamo che nelle moderne Re-
publiche eccole atto fi faceua con faue L>ianehc,e nere,
cola anco uiàta ne tempi di Pitagora. Noi di qua
hab-
PRIMO. i?
Gabbiamo in 'memoria che l'anno 11S3 . fi vfàuan le
dette ballotte di cera.ma perche auuenne, che talho-
ra ne reftò qualch'una attaccata a boiloli , ne quali fi
mettono, s'ordinò, che fi facelTero di pezza di lino , si
perche non imbratti le mani, e sì perche cadendo non
fipo/fa dalfuoromor fentire in qual boflblo, ch'ella
fia mefia . Et ancor ch'elle fian tutte bianche , nondi-
meno fifa con quelle giudicìo di si,& di nò,per la qua-
lità de bofloiijiquali fon fegnati,o di lettere,o di colo-
ri : Et quefto vi badi quanto al metter ballotta . Refta
hora ch'io vi dica perche il Principe faccia conuito
a Senarori il di deirAfcenfione , & vi harò fa-
tisfatto.
Fon Co fi è.
Ven. Quando Papa Alefian'dro Terzo fu perfeguitato da
Federigo Barbaroffa Imperadore , fi ridufle per più fi-
curezza in quella Città ,?& effendo nafcofto tra Frati
della Carità , fu finalmente conofciuto col mezo d'un
certo Comodo^la onde publicnta la cofa , Sebaftiano
Ziani , che fu vn de valorofi Princip i , ch'a fu oi tempi
follerà al mondo, prefe a difendere il Papa, e fatta vnav
grofs 'armata , venuto alle mani con Ottone fìgliuol
dell'Imperadore,lo vinfe,e prefe. Il Papaj nel ritorno
del Ziani con la fua vittoriofa armata,andò a incontrar
lo a Caflelli, la doue abbracciati infieme per allegre^-
za^il Papa pofcin dito al Principe Yno anello d'oro,
e gli diffe.-Riceui quell'anello o Ziani,e per mia autto-
rità,con quefto pcgao ti farai foggetto il Mare; laqual
cofa tu,& i tuoi fuccefibri ogni anno in tal giorno oficr
uerete,accioche quelli,che hanno a venire , intendine»
la Signoria del Mare , per ragion di guerra , efìTeryo-
ilraj & come la moglie all'huomo , cofì il Mare al vo-
ilro dominio cfler lottopofto . Cofi dice il Sabcllko <
Et quella è la cagione adunque , ch'ogni anno il Prin-
cipe col Senato va a benedire il Mare,in riconofeimen-
to d'efierne padrone. Dalla qual cofa è nato , che nìun
può nauigar per il Golfo lenza noftra- li cernia- . £^
perche'
1$ LIBRO.
• perche ncll'andar a'Caftelli , vanno i Senatori-, come fi
ha detto>tornando poi tardi dal predetto iuoco ,oue fi
celebra la Meliaco n alcune altre cerimonie, fi reca-
no i Senatori a definar col Doge in fegno d'allegrez-
za^ di feita di cotal fponfalitio.Non voglio già reitar
di dirupa quello propofito, ch'alcuni diccno^he la det
. ta ceremonia di benedir il Marchi fa per rifpetto di co
loro, che {ì muoiono per fortune, fenz'akunfacramen
to di Chiefa . Ma io tengo che fieno in errore , perche
noi diciamo,ehc la Signoria fpofa il Mare per vigor del
, le parole dette ih\ Papa al Ziani,& fi ha legge,che co-
- tal gita non fi polla a modo alcun riuocarc.
For. Coli credo io.
Ven. Dalla predetta vittoria nacque parimente Tufo dei
-portar gii ftendardi innanzi alla Signoria , i quali fon
. di diiverfi colori , ma però tutti con fignificatione ; la
Sedia d'oro fu Umilmente conceduta dal papa in An-
. cona,&le trombe d'argento , e l'ombrella , laqual già
foleaa nella fna cima hauervna Nuntiata . Hebbe
parimente il Doge dal Papa il Cero bianco , che gli R
porta dinanzi;è fu ordinato il Primicerio in fan Marco,
ilqual per legge del i47&.nonpuò efìer fé nou nobile,
&infommafu dal Papa con cofi fatti priuilegi giudi
cato degno d!mperio,perciochela vitroria,che eih* ac
quiftarono per conto della religione, cóntra l'Impera
dore,fù di foni ma riputatiortealla Chiefa,& ài grande
honoreuolezza-a quella Città.
For. Hauendo voi conferuatalavollralibcrtà incorrotta,
& di fefa l'Italia conlavoftra potentiadagrinfideli,i
quali a quella hora farebbon Signori , ui fa degni di
honore.
Veti. Quato al giorno di S.Vito,habbiamo,che l'anno 13 io.
fu da al cimi federati fatta una graue,e importante eon
giura,ma parie alla bontà di Dio di farla {coprire ; per
laqual cola creati i Sig. X. fu dato cafligo a'delinqucn-
ti,& mefsa una colonna per memoria a S. Agoftino,
con alcuni uerfi uolgari, ciò fignificanti , e s'ordinò,
per
P R I M O. i9
per tanta gratia riceuuta da Dio , che quel giorno nel
qualfi fcoperfe il trattatoci Principe uifitafse la chie-
fa di S. Vito,& per quefto cóuita i Signori più giouani.
3r. Fino a qui ho a pieno imefo aiTai cofe , ch'io non fape-
ua.Ma io vorrei che noi mi diceili (hor che mi uicne a
mente)alcuna cofa4s'jo non ili interrompo.
en. Addomandate pure,ch'io ni rifpondero uolentieri.
or. Adunque uoi mi direte, ciò che lignifichi lafeftadi
Piazza, che fi fa il Giouedigrafso.
en. Io la Tento molto biafìmar come debile e di poca im-
portanza^ molti dicono che fi dourebbe leuare;non-
dimeno ella ha il fuo principio , & fi celebra per antica
memoria di una uittoria riceuuta da quelli Signori,
e come cofa antica fi mantiene e conferua : perrioche
Vlrico Patriarca d'Aquileia , che fu feditiofo , e mal-
uagio htiomo a fuoi tempi , e feommunicato dal Pa-
pa, moleftaua con noioia guerra il Patriarca di Gra-
do, perche non poteua con animo quieto fop portare ■
che quel Patriarcato douefse precedere al luo . Et
perche la caufa per la parte di Grado era giiifta,ricorfe
per aiuto,a quelti Signori, i quali di già gli erano in-
chinatila onde fatto .efsercito,e ti enu ti alle mani , Vl-
rico fu prefo da noftri,elafuagentefu rotta. Conipo-
fta poi la cofa , nelle conuentioni del fuo rifeatto , fa
mefso, ch'egli non molettafse Grado peri l'auiienire:
Ch'ogni anno il di della Vittoria mandafse 12. porci,
en.panni.E fu ordinato ch'i porci,infiem« con un To
ro fignificatiui ancor e!li,douefsero in piazza efser pu
blicamenteamazzatitrà il popolo; fopralaqualpiaz-
za fofsero alcuni Cartelli di legno da combatterfi,per
rapprefentare la guerra fatta col detto Virico.
For. Chi riprende cofe tali fa male , perche fi uede in cCsq
un cerco non so che d'antichità, che luol elser fempre
uenerandaapprefsociafcuno-. Et nel ricercar le-cofe
antiche, fi ritrouanoanco,quafi come gioie , afsai ma-
terie , che dilertano , & che qualche uolta giouano al-
i'occafióni.
Nelle
3-e LIBRO
Ven. Nelle noftre antichità fon molte cofe incognite al-
le pedone, lequali mi dilettano grandemente, perciò
che col penfìero mifuro quei tempi , & con quella mi-
fura veggio i prefenti , & quanto più mi piacci-
noò nò.
For. Se vi fouuicn qualche cofa , non vi fìa graue il
dirlami.
Ven. Quando i noftri vicinine moleflaunno, cioè i Turchi,
e i Genonefì , s'attendeua molto alla militia di mare,
eigiouani s'eflercitauano aliai, però Tanno 13 1 8. ha-
ueuano quello ordine , che per ogni contrada i gioua-
ms'adunauaooidi delle felle, & mertendo vn tanto
per vno , proponeuano vn premio a chi con la bale-
stra percotefle vn fegnoda lor dcitinato . QueuYef-
fercitatione faccua molti baleftrieri eccellenti, laqual
forte d'arme è propria da mare;e in quei tempi le baie
ftre s'ufàuano di corno. Quefl'ufanza fu dalle contra-
de trasferita a Lio, con premio proporto dal Dominio
a baleflrieri,a bombardieri , e a tali altre forti di genti.
Ben che poi in loco delle baleflre , che fono andate in
deluetudine,fi fìa introdotte il tirar con i arco , & con
Je frezze.EtTanno 13 15. fu proueduto ch'ogni anno fi
facefie vnaragatta il di di S. Paolo con legni di yo. re-
mi per vno , al veder della quale s'adunaua per le
cafe lbpra il Canal grande tutta la nobiltà delle
Donne.
For. Quelli eflercitij non erano fuor di propofìto, ma non
vi dimenticate di dirla cagione perche il Doge vada a
Santa Marina.
Ven. Andrea Gritr Principe di honorata memoria, acqui,
ftò Padoua, che s'era perduta fle tempi di GìuIìq Se-
condo, la qual però fi diede a quelli Signori lòtto il
Doge Michele Steno l'anno 140^. Et a quello propo-
sto mi ricorda hauer vcduto,cIie l'anno 140?» 1° Ste-
no,allora che i Padouani vennero a darfì,fì velli di vel-
luto bianco con tutta la fua famiglia , e fatto vn palco
grandiflìmo appreiìb la chiefa di San Marco , riceuè
con
P R I M O. 3r
co» fomma fella i Padoua«i A mbafcisdorf , e France-
fco Zabarcl la Dottore fece roràtione.Ora,pèr toma-
rea propofito , delnuouo racquifto fatto dal Griti ih
quei disordinò quella folennitài
ror. Mi paranco chela Signoria vada alla Carità, & a fan
Giorgio.
Zen. Per quella inedefima oecàfione che lì diffe di Papa
Aìellandro, nacque la gita della Carità, conciofia che
<}uel Papa diede a quel Moneterò vna indul^entia pie
naria in perpetuo , accioehe , concorrendoli i in ogrii
terapo,atre d5Aprile,tuttò il popolo , fi tenérle verde
la memoria del fuo nafeondimento , & di tutta quel-
roperatiótì che feguì da quell'accidente . Ma la gita a
fan Giorgio procede , perche il corpo di fan Marco fu
la prima vòlta portato a quella chiefa, la qual fu gran-
demente beneficiata dai Principe Ziani , & però fu ór/-
dinato Tannò 1307. che quel ài furie feftiuo.
por. Che vuol dir chehierila Signoria andò colà a quella
chiefa in capo di piazza ?
Ven. Quando Narfete ftièittìfe a Belisario nel maneggio
della guerra contrai Goti iu Italia, quelli Signorigli
dierono ogni fauore con lelornaui,IaondeNarfetc
fece votò , vincendo l'ini pre'fa, di edificar in Venetia
" Yna chiefa a S. Me»a,& Gcminiano : Ottenuta la vh>
" toria, la chiefa fu fatta iù la piazza,ma quali a mezo .
Auenne po^ch allargandoli la piazza , parue a Signo-
ri S. rowinar quella chiela;e rifarla doue fi troua al prc
fentc; &perche biibgnauanel rouinaria tor la licenza
«lai Papa,ilche non fu fattoci Senato per vna certa fa-
tìsfattione fi mife ogni ottaua di Pafqua a vifitar Ja prc
«letta chiefa * laquai vfanza è peruenuta fino a di no-
ftri, e quella andata diede occafione,che dei 135^4. fu
ordinato, che fi iaieggiafie la piazza come al prefen-
tefitroua.
Por. Io ho veduto che'i Principe con la Signoria va il gior-
no di Santa Giuftina a vifitar la fua chìefa, & Yna delle
domeniche di Luglio va alla chiefa del Redentore
non
-ji LIBRO
non ancor finita alla Giudeca,cofa che mi pare,che già
tempo non faceflerOnde mi farebbe caro parimente fa
per la cagione di ciò.
Ven. La gita di Santa Giuflina hebbe principi o quando in
tal giorno Tanno 1y71.fi ottenne quella felice, & me-
moranda vittoria contra Turchi,che fu la falute,fi può
dire, non di quefta città folamentc, ma di tutta anco la
Chriflianità . Io so che fapete molto bene TIftoria , &
per ciò non dirò altro , fé non che per detta vittoria fu
ordinato, che in tal giorno ogni anno con pi oceflioni
folenne fi vifitafle la detta ehiefa,
For..Queftomibafta quanto a quefta andata, hor mi dite
quella dei Redentore , & perche fi fabtichi detta
chiefa. •
Vcn, L'anno 157? . efifendofi principiato in quella città a
morire di pefle,&tuttauiacrefcendo, Tanno fequente
venne a tale , che non vi potrei dire in che mifero ter-
mine folfe ridotta , che tutti s 'allontanavano da lei , &
di quelli, che vi reflauano, ogni volta,che loro accade-
va amalarfi,& di che fi folle malatia,bifognaua che pen
fallerò di morire,pcr che col dubbio delTefler appetta
ti,il padre abandonaua il figliuolo,il figliuolo il padre,
Ja moglie il marito,& il marito la moglie; onde morti,
erano miferaraente e portati da pizzigamorti ajii La-
xareti.Cercarono quelli Illuftriffimi padri mille ma-
niere di rimediarui , ma feopertofi ogni humano pote-
re uàno,ridottifi in vno,fi dilpofero di metter ogni lor
rimedio nella mano del fommo , & onnipotente Dio,
& così votarono difabricar elfo tempio. Ilqual voto a
pena fatto, fi vide miracolofamente celiare la pelle , §c
in vn ifteffo punto annihilarfi afatto. Per quella occa-
sione dunque fi principiò a fabricar ella chiefa, lotto
il nome del Redentore, poi che ci haueua redenti , &
andar alla fua vifita folennemcnte , il giorno che
dicefte.
Fot. Si vede vetamente che Iddio è flato , & è il protettore
di cjuefUfant.a Repub.& appunto fi può dire ch?; hata
bidi
PRIMO. 55
bìdiieì particola!* penfiero : Onde ragioneuolmen-
te fu figurato nel gran Confìggo fopra oue fiedeil
Principe,quafi che fopraftia a tutte le deliberationi,
che fi prendono.
V«en. Per memoria uoilra faperete, che del 13 41 .fi inco-
minciò a far dipinger detta fala , & del 1474. fu rifre-
fcatain certi luoghi oue era caduta; ma poi fi abbrug-
giò Vanno 1 777. con vniuerfal difpiacere, & fi è rifate
ta poi nel termine che uedete.
For. Per certo fignor mio, che le pitture di queffo fala mi
diedero già affai che fare in confiderarle bene , perciò
che per uarietà di maniera, Se per vaghezza di pulita
leggiadria ui fi trouauà gran fatisfattione. Ma non me
no mi fan marauigliare quelle nouellaméte fatte 3 an-
zi da quelle compiendo, che di tutte le arti fia quella
città perfetti Almamente adornata.
Ven. Vi dilettate uoi forfè della pittura ?
For- Qualche poco. Mi piace anco la Scoltura, e PArchit
tettura allai,ma non me ne intendo molto.
Ven. Haueteuoi ueduto quel che è in quella Città nelle
tre profeilioni, che uoi dite ?
For. Non ho ueduto gran fatto cofa. ch'io defideri» ma ho
intefo raccontar merauiglie.
Ven. Gentil'huomo , accioche anco in quella parte voire-
ftiate con qualche contento, hor ch'io ueggio , che ui
farà grato quello ragionamento, ui farò chiaro del tu t
to;ma io uogliojche noi cominciamo dalla Pittura, co
meda cofa che fu introdotta più anticamente in que-
lla Città,che nò fu la Scoltura,& Y Architettura.
For. Come ui piace.
Ven. Noi habbiamo pitture di molto tempo, come ne face
uano fede i Ritratti de Principi, che erano nelle lunet
te delfofHttato della gran Sala del Coafiglio che dite
giàiiauer ueduta ; nondimeno uiue nella noilra me-
moria Gian Bellino,& Gentile,
For. Gli ho Tentiti ricordare .
Ven, Co&or© ne lor tempi furono filmati afTai, intato cji«
G Ugran
34 LIBRO
il gran Turco ne richiefe uno di loro a quefto Dorai-
tiioj ilquale andato, e;finito quel che il Turco uolfe,
ritornò di qua molto honorato,&premiato.Era la lor
maniera molto diligente , e quafi miniauano , ma pec-
cauano più tofto nella troppo diligenza , perche le fi-
gure nella lor qualità ueniuano a eiler non morbide.
&di,nó molto rileuo. Ora coftoro hano dipinto nella
gran Sala quadri di molta eccellenza. Et oltra i qua-
dri, per la Città fi trouano diuerfe opere , Com e in S.
Iob, in fan Zaccaria, nel Pregai cera quadri, & fi veg-
gono alcune noftre donne molto belle e deuotej tra le
quali a me pare che ottenga il principato di tutte, vna
Madonna ch'è in mano del Mag.M. Simon Zeno figli-
Bolo del Procuratore , laqual è miracolofa. Ella è in
un picciolo quadretto , & è in maefli . Sta in atto di
leggere l'officio con le mane incrociate al petto , con
tanta modeftia, e con tanta uenuftà , ch'io non ho ui-
ilo mai meglio. Dopò coftoro uenne Giorgion daCa-
ftel Francesi più uiuace manicra,Di coftui habbiamo
affai cofe, & la faccia del Fornico de Todefchi , che ri-
guarda fopra il canal grande,fù dipinta da lui. Fu poi
Paris, Bonifacio da Vcronna, &il Pordonone, ma tan
to meglio il Pordonone de i predetti, quanto che egli
Jiebbe più uiua forza,& più bel colorito de gli altri nel
le fue cofe. Fece il Pordonone il ioflitto della nuoua
Sala perlaquale fi pafla andando in Configiro,che do-
mete hauer ueduta prima che fi abbruggiatf e,nellaqua
le opera moftrò, ch'egli era faldo di maniera, uiuace
nell'attitudine, e ne gli feurci di fomma cccclléza, co-
me anco fa fede il cauallo , ch'è dipinto su la facciata
della cafa de Talenti, oue parimente fi uede una Pro-
ferpina di rara perfettione, & molto uagaj e fé non mo
riua sì prefto , ueniua a gran colmo di gloria. Ma che
uolete uoi ch'io ui dica di M.Titiano?
For. Di Titiano voi non potete dir tanto , che bafti , egli è
troppo conofeiuto dal mondo.
Veo. Quefto huorao illu&re bà di gran lunga aoanzato tut
Ù
PRIMO. $f
ti gli altri che ho detto . Si uedeuano nella Sala del
Configlio due Quadri -, l'uno del Papa che mette i
piedi fu la gola a Federigo, l'altro d'una zuffa, ma fat-
to ultimamente, nequali a parte per parte fi veggono
i miracoli del fuo diuino intelletto. Et oltre le elette
opere publice, qual è quello huomo di qualche inge-
gno, o di qualche ricchezza,chc no uogln un ritratto
di ma di Titiano? Ne'quali, ritratti ne Appelle,ne Par
rafiolo potrebbe agguagliare.Habbiamo hora Iacomo
Tintoretto, tutto fpirito, tutto prontezza.Di quefto
io ui dirò ben il uero,ch'eglifolo ha più dipinto in qu«
ita Citti, e per altri luoghi,che non han fatto quanti
Pittori io ui ho detti di fopra , percioche egli accom-
pagna la mano col fuoueloce intelletto rè pieno di
viuacità,e per la fua maniera ha del rilieuo. Dell'inuc
tione è abbondante, ma non ha gran patientia, lacua-
le fuol condurre a fine ogni coia, e certo c^cgli ab-
braccia troppo.
*or. Nafce forfè da defiderio , o da grande' amore", ch'egli
porta a quefta arte, o da capriccio: per che quefti huo
mini di quefte profeflioni fono molto bizzari,& io in-
tendo ch'egli e gaiant'huomo.
fen. Au>reffo i detti, ci fono, Paolo da Verona , & corapa
grn^i quali hanno dipinto le Sale del Conf. Illuftrifs.
de X, opere ueramente di di fegno, & gentili, e pur ho
ra il detto Paolo comincia a| farli cognofeer per raro
«ella fua profeffione,& anco nella fua dolce maniera
di eonaerfar, e praticar con le perfone. Giufcppc Sal-
uiati adorna parimente la noftra Città , non iolo con
le p£Éturc,ma anco con le cofe d'Aftrologia,nelie qua-
li egli è pur troppo eccellente. Coftui nelle pitture a
guazzo eccede ogni altro Pittore , colorifce bene, ha
, gran difegno, & éuago e dolce nella fua maniera . La
facciata della Cana de Loredani a San Stefano è fua.
Nella chiefadVFrati Minori è un'altare, opere pelle-
grine e gentili. Mi uiene a memoria Umilmente An-
«frea SdiiaJioae^attùuSemolclli,!! Palma,&il Liei-
C 2. nio
J4 LIBRO
nio, iqualiin difegno, e in ogni altra parte della pimi
ra. Tono eccellenti maeftri : Ma cheuado io racconta
do quei che uoi forfè fapcte meglio, di me rHabbiate
per fermo , ch'in Venetia fon più pitture, ch;in tut-
to il refto d'Italia.
For. Egli e bene il douere,ch'cfTendo noi i più ricchi huo-
mini d'Italia , riabbiate anco più cofe,& più belle de
gli altri; perche gli artefici uanno doue che corre il da
naro, & doue che le genti fon morbide , e gralfe. Ma
parlate un poco della Scoltura.
Vcn. Le Sculture fono anco affai , ma non in quell'abbon-
danza che fon le Pitture, perche quefta ne diletta ma
cochelaPittura,nfpeuo ch'ala non ha vaghezza co
me i colori , & perche ella e ,uta anco conofeiuta più
tar di della Pittura. Con tuttjquefto i noftri la han-
no ftimata aliai. Voi vedete quante hgure fon su la
Ghie fa di S. Marco, e quante ne fono anco dalla par-
tedi dietro di detta Chiefa eneriefee in Palazzo fo~
pra alla Corte; nondimeno di unte ligure non fi iliiiu
fé non lEua e l'Adamo.
For. Chi {^ec quelle figure ?
Vcn. Andrea Riccio. Ma fé per cofa di bronzo volete ue-
deruna marauiglia, tenete mezzo diueier il Pail«
ch'era già di Monf de Martini, & poi fegnateui. Inten-
do ch'il Cardinal Ridolfi volle dar in Vicentina vn be-
nefìcio di 300. feudi l'anno a Monfig. per la detta figli
ra^ma il Martini rifiutò il beneficio, tal era il bello ani
mo di quel gentilhuomo . IVendramini da S.Fofca
hanno un bellici mo ftudio, doue fono difegni di ma-
no di tutti gli huomini eccellenti, che fono flati, S: che
fono anc or viui.Quiui vedrete parimente rilieui,e te-
fte in gran quantita,di maniera che vi fatisfarete affai.
Il Reaerendifs. Patriarca d' Aquilea,eioe il Grimani,fl
diletta finalmente di cole tali, e fra la moltitudine del
le cole ch'egli hà,vedrete vna Venere molto notabile,
e degna di effer hauuta cara da ogni grande huomo.
Erano anco alcune belle cole appreifo M.Gia Matte»
Bembo
P n 1 M O. 37
lembo Senator Illuftrifs. e chiaro.Ét il Lòredano dà
S.Pantaleone entra in quefto numero. E M. Aleflan-
dro Costar ini raro & corteiìfs. gentilhuemo, pet cori
rodi Medaglie fu molto notabile. Mahor5.il fclarifs,
M. Federico C@ntafini vno de Procuratori diSupra,
ha un ftudio fornito di antigaglie, Scaltre cofe rariffi-
me,che lo fanno riputai- in ciò di hauer pòchi pari. Ma
ritornando alle ScoltUreche fon in pr.blicc,voitro-*
uarctea'Frarivn'altare doue è un San Giotianni Bat-
tila di legno: opera rara certo, & di Còtto ha ferino
DonatellusFlorentlnus.
Fpr.La fama di quefto Scultore non fi perderà mài,percio-
che io ho intefo dir, che da gli antichiin qua non fu il
meglio. E pacando per Padoua confiderai molto il cu
uallo ch'è su la piazza del Santo . È volli fimilmente
veder le hiftorie di bronzo che fon dietro all'aitar gra
de di quella Chiefa.
Yen. Vi piacerà parimente ne Fràri vn'altro fan Gio.Èatti-
fta di marmo pofto fopra una pila d'acqua fantà, vici-
na all'arca da Cà Pefaro,fotto ìlquale è fcritto : laco-*
bus Sanfouinus Florentinus.
Fot, Et anco quefto Scultore ho intefo>ch'è de primi, e mi
fouu iene hauer uedutoin Roma,e inParigi, e in Fio-
renza molte delle fue cofe.
Ven.Voltateui in qua e vedrete affai delle fue cofe. Que*
fta Loggia è fua opera, e quelle quattro figure di
bronzo.
Fox* . Io confiderauò quella mattina , quefte figure , con* di
bronzo,come di pierrà,è fon certo, che el!e fon ligni-
ficatine di qualche Cofa: però mi farebbe caro inten-
der la loro fignifkatione,
Ven. Voi hauetea faperé che quella Città di gra lunga ha
foprauanzato tutte Paìtre nel fut» gouemo , perche
clTendo nata Repub . fi è fempré màtenutr. Rep.Quc
fio mateniméttì nò fi può dir,che fia procedi :o daal*
tro,che da una fommà fapientia de fuòi Senatori: con*
fiolia che hauendole dato buon fondamento, ha pota
c 3 t?
gj LIBRO.
to durare,e durerà lungamentc.il Tuo fondamento fo-
no le leggi,& cuendo le leggi quelle che la hanno con
feruata,diremo,chefapientifIimi furon coloro,che fe-
cero così fatte leggi.Ora voi fapete che Pallade è figu-
rata da gli antichi per la fapientia. Queftafi gura adun
que è vna Pallade armata , & tanto bella quanto ella
iti pronta,e inatto vaiente; perche la fapientia di que
ili Signori è prontiilìma nel gouerno di quefta al-
ma Città.
*or- Quefta dichiaratione fino a qui non è ingrata.
Yen. Et perche tutte le cofe fàpientemente penfate,hanno
bifogno d'eflere efprefTe con bella eloquenza, percio-
che le cofe eloquentemente dette fon molto più .{li-
mate di quelle , che con rozzezza fi efpongono , & in
quella Rep.gli eloquenti fono ilati, e fono in gran nu-
mero^ in gran riputatione;però è ftato figurato que-
ilo Mercurioje voi fapete, che Mercuri© è lignificatalo
delle lettere,& deirelequéza. Quell'altro è vn'ApoI-
lo,e fu fatto per efprimere,che lì come Apollo lignifi-
ca il Solc,& il Sole è veramente vn folo, & non pìù, &
però fi chiama Solejcofi quella Rep. è vna fola nel mo
«o fenza più, fapientemente, & giuflamente regolata.
Oltre a quello,ogni huomo sa, che la noftra natione fi
diletta della Mufica , & però Apollo è figurato per
la Mufica. Ma perche dalla vnione de Magiftrati , che
fon congiunti marauigliofamente infieme,u'efce inufi
tata harmonia,che perpetua quello gouerno immorta
le , però fi ha figurato quello Apollo , che lignifica la
harmonia,ch*io ui ho detta.
For.Io credo,che quefta ultimatile uoidite,fia la più ucra.
Vcn. Ma che debbo io dirui di quell'altra figura? Ella è la
Pace, quella tanto amata da noi, quella pace che il Si-
gnor dette al Protettor nollro S. Marco,dicendo:Pax
tibi Marce Euangelifta meus . Quella che ne fa gioir
tra tutti gli altri popoli lieti,e contenti. Vedete come
cllaabbruccia con quella facella l'arme ch'ella hàfot-
to i piedi.
Ora
PRIMO. 55»
;or.Ora sì,ch'io guftola compofiitone di quella loggietta.
Ma che lettere foa quelle intagliate nelle bafe delle
figure ?
/cn. Elle fono il nome dello Scultore, & dicono : Iacobus
Sanfouinus Florentinusfaciebat; cioè,che l'operatore
che le ha fa tte,è flato il Sanfouino.
ror. Veramente che quefta è bella cofa, ma di chi è l'or-
dine?
fen. De Procuratori di San Marco de Supra, iquali fecon-
do che lor pare,adornano quefta piazza a gloria loro*
& a bellezza dì quefta Città.
?or. Ora uoi mi hauete detto la fignifìcatione delle figure
principali,ditemi anco quella de quadri, che fono in al
to di pietra uiua , perche iomi penfo , che anco quella
opera non fia fatta a cafo.
^en. Venere Dea delle delitie nacque in Cipri, e ne fu Re
gina no finta, ma uera,sì perche gli fcrittori di ciò dico
tto,e si anco perche M. Gian Matteo Bembo, che fu in
reggiméto in quell'Itola, ha trouato la fua fepoltura.
Ella è figurata qui,come uoi uedete,diftefa,cioè pofta
in ripofo,e quel garzonetto che le uola di fopra e Cu-
pido. Ora quefta Venere lignifica ITfola di Cipri, e
Uoi fapete^ie quelli Signori haueuano già in goucr-
no quei Regno.
for. Seniilimo : Ma che uuol dir quell'altro quadro ?
fen. Gioue fu Re di Candia , e la fua fepoltura lì honoraua
in quelPlfolane tempi di Lattantio Firmiamo , come
egli afferma. Adunque quello che uoi uedete co quel
la bacchetta è un Gioue , dalla cui banda è un Labe-,
rinto, perchei Poeti dicono che ni ftacua un Minorasi;
ro. E perche fi conofea che queih figura fia un Gioue,
uedete in Aria quell'Aquila lsquale gli porta la uerga
reale,di maniera che tutte le ibpradetie cofe lignifica-
no FIfoia di Candia.
or. Inuentione arguta e d'ingegno,
ren. La figura, che nel mezzo tra i quadri , è una Veneria,
quantunque ftia in atto d'uria Giuftitia , perche
C 4 tale
4o L- I 2 K O
taleèlattoftraCittà,che volendoli figurate ,fi figu-
ra vna fantiffima Giullitia . Quei vecchioni di (otto,
cheverfano quella copia d'acqua, fon polli peri fiu-
mi della Terra ferma ; di modo che voi vedete in que-
fta picciola facciata , collocato in figura , l'Imperio di
quefti Signori , coli in mar , come in terra . Oltre alle
predette cofe , voi hauete anco veduto i due Giganti
di marmo alla feda della corte di Palazzo , l'uno de
quali è vn Marte>& l'altro vn Nettuno , fatti di mano
del Sanfouino,a ornamento del Palazzo. Iquali,fi co-
me fono fegno , che quefti nollri Signori fon patroni
del mare>nelle cofe della guerra,cosi anco arrecchano
grandifs. gloria alla magnificenza di quello Dominio,
che non guardando né a tempo,ne a fpefa,cerca tutta-
uia di moftrar altrui,quanto fieno ftimate le buone ar-
ti in quefta Città.
Tot. Non ho fé non auanzato a far quefto ragionamento
in quefto luogo , perche ne lomminiftra materia -, ma
ditemi, chi, fu l'Architetto, e l'ordinatore di quelle
fabriche ?
Vcn. Io vi ho detto,che i Sig. Procuratori di S. Marco fan-
no il tutto . Nondimeno ho più volte vdito dire, che
quella Loggia fu propofta,e procurata dal Clariiì. M.
Antonio Capello Procurator illuftre,e preftantifs.
della Chielà , & che fi dilettaua all'ai d'adornar tutta
la Città. L'Architetto poi fu il medefimo Sanfouino,
ilquale anco ordinò quell'altra fabrka grande , che fi
chiamala Libraria.
Por. Deh di grada ditemi, perche ha ordinato il Sanfouino
co fi quelle cole ?
Vcn. Prima, perch'egli è raro huomo in quella proferii one,
& è piouifionato per quefto. $econdariamente,perche
i Sign. Procuratori glielo comandarono , & quella fa-
brka fpecialmente fu cura del Clarif. M. Vettor Gri-
man; Procurator llluftr. di S. Marco, del quale io non
potrei dirui tanto che folle a baftanza s'io volcflì di-
moilrarui quaifiaftatala grandezza dell'animo luo,
la fu-
P R IMO. 41
hiublimità dell'ingegno , laeopiofa, e bella paniera'
del dire, e la Tua liberal natura*, & amoreuole con-
uerfatione.
ror.Ho fentito in Roma raccontar cole grandi di quello
Senatore,ragionandofi vn dì del Cardinal fuo fratello.
Pen. Ora eonfiderate là compofitura di quefta fabrica. Ma
accioche voi habbiate cagion di ftupire , voi hauete a
fapere,che ella ha da arriuaré. fino a quel cantone deì>
la Zecca.Da quefta banda del Campinale ha da fegui-
tarfinoa S. Geminiano, (la cui Chiefa s'è fatta già
dal publieo per follecitudine d'un fuo honoratoPio-
uano)& dapoi ha da voltare fino alle hore colà intor-
no intorno alla Piazza.
Por. Sarebbe quefta una cofa marauigliofa fefimettefie
a fine.
Ven. Si metterà con la gratia di Dioj& già vedete, che fi uà
dietro quotidianamente.
^or. Dio il faccia : Ma ditemi per cortefia due cofe . I/una,
che vuol dir quella Chiefa di S. Geminiano così all'in-
cóntro di quella di S. Marco. L*altra,a che ha da feruir
quefto cofi honorato edificio intorno alla Piazza ?
Ven. Quanto alla prima domanda , io vi difsi di fopra r che
Narfete edificò San Geminiano, e tutta la fuahifto-
jia . Ora la fifa chicfa,dopò molte centinaia d'anni , è
venuta a quel finimento, che voi vedete gl'Architet-
to d'eifa e Mto il Sanfouino;ma il promotore , & fini-
tore di tutta l'opera fu il Manzino Antiftite , &
Piouano già della predetta Chiefa, la quale fi co-
me per leggiadria >& Per vaghezza di bella compofitu-
ra, fra l'altre è giudicata da tutti quali come vn rubi-
no tra molte perle , cofi anco è ftata illuftrata per la
induftriadel detto Piouano , tanto più , quanto che
eeli condurle , e con la fua affabile maniera , & con la
fua grata, & dolce eloquenza, & con la fua accorta
modeftia,il Senato a darle quel compimento» che
voi vedete. Et per moftrare altrui che egli amauadi
cuore le cofe appartenenti a quefto pomimo, kcc ce
larga
4i LIBRO
larga mano fabrìcare col Tuo pjoprio, nel predetto Té
pio, uu'organo marauigliofo per Architettura, per ha?
monia,e per ordine di pittura,fpédendoui più di £oo,
ducati; loqual( condotto da quella grandezza d'ani-
mo, ch'era di Tua propria natura) fece fonare a Clau-
dio Organarla eccelente della Signoria . Vedrete poi
nella medefima chiefa un ritratto nella facciata entran
do a man delira, dei detto Piuano di marmo, cofi ef-
preflìuo della fua fomiglianza , ch'AlefTandro Vitto-
ria, che n'è flato lo Scultore , confeffa talhora ài non
hauer a far mai meglio. La onde non ui marauigliate,
fé uoi leggete meritamente nella publica facciata del
la predetta Chiefa, quello Epitaffio in campo d'oro.
HANC AEDEM VRBIS NOK VÈTVSTI5SIMAN*
SOLVIVI SED ETIAM A VG VST ISS IM A M SÈNA-
tVS VENÉTVS ANTlQVA RELIGIONE OBSTRI
CTVS MAGNIFICENTIVS PECVNIA PVBLICA
KEFICIENDAM DÈCREVIT. AN. POST CHRIS.
NAT. M.D. LVII. SVMMABÈNEDICTIMANZlNt
antistitis cvra< Quanto alla feconda doman
da. Fu già un Cardinalc,chc fi chiamò Beflarione,huo
mo Greco. Cofluia'fuoi tempi hebbe una honorata
Libraria, così di cole Grece come anco Latine. Venen
do a morte,lafciò ogni cofa al Dominio. In quella Fa
brica adunque fi fono porli i detti Libri,accioche fiano
publicamentc ueduti. da tutti; & è il luogo peri Li-
bri, con una belliffima Porta innanzi, fopralaquale è
uno Epigramma ciò lignificante, co'nomi deTrocura-
tori che l'ordinarono, e del Principe ch'ailhora uiuea,
che fu il Triuifano.Et perche ui auanzano altre habi-
tationi, ui è anco una Sala per i Lettori , che fono da
quello Dominio prouifionati,accioche infeeninoal- '
lagiouentùledifcipline;& delreftante chea yà die-
tro facendo , R faranno ne le Procurane.
For. Quanto alla Compofitura, per quel, ch'io m'intenda,
quello primo ordine è Dorico, maio ueggo poi quel
Cantonale, che mi fa dubitare.
Et
I
PRIMO. 43
Veti. Et di che?
For. Mi fa ftar fofpefo, perei och'io so, che leggendo Monf.
Claudio Tolomei , il Vitruuio in Roma in una certa
Academia,Joueio mi trouaua qualche uolta,dicca tra
l'altre cofe, che gli antichi non feppero mai fare i Can
tonali all'ordine Dorico, laqual cola è tocca da Vitru-
uio nel principio del Quarto; e la ragione era)dicea il
Tolomei) perche non cadeuano a proportione le Me
tope coTriglifi nel uoltare il Catone,e gli {patii i qua
li yeniuano in quella uoltatura a difordinarfi ; ma io
ueggo che qnefto Architetto ha faputo accommadare
quella parte,& certo è digniffimo di lode perpetua.
I Vcn. Auanti che foffe finito quel cantonale, corfero parec-
chi anni, nel qual tempo molti credettero ,che fido-
netti reftar séza fare altrove molti ^npofero diuerfi par
titi: finalméte fu fatta quefta imprefa che noi vedete.
IFor. Mi piacciono affai quelli fiumi ne gli angoli dell'ordi-
ne Dorico : e quelle uittorie la su alto , ne gli angoli
dell'ordine Ionico.
'Ven. Si fa una oprjofitione a quefta Fabrica.
For. E che fi può opporre?
Ven. Ch'ella è baffo rifpetto al Palazzo.
For. Quand'ella foffe più alta,bifognaua far i uolti maggio
ri, ilche facendo, non haueuaj fpalle di dietro , che fc
uoi con fiderate bene, ella è molto (betta, & non so
perche.
Vcn. perche quel muro,e quel edificio è la Zecca, però que
fta Fabrica é ftretta. Ma poi che noi fiamo alla Zecca,
entriamo dentro.
For. Quefta mi pare una Fortezza nella prima entrata
Ven. Auuertite, che uoi non ci troue rete pur un pezzo di
legno,ma è tutta di fero, edi pietra.
For.Degna prigione del pretiofifsimo oro.Et a punto la co
pofition Ruftica accópagna la qualità di quello edifi-
cio.Ma di chi è la compofìtura?
Ven.Del medefimo Giacomo Sanfouino , del quale anco è
la fcuola della Mifericordia,opra pur troppo terribile,"
e ma-
44 LIBRO.
è marauigliofa.
For. Pur hieri a cafo giun fi a quella fcuola.e mi par non ha-
uer ueduto cofa così maficcia come quella.
Ven. Intendo s'ella fi fi ni ile , che farebbe una delle belle co
fé dlc.ilia.Ma quàco a cofa maflìecia,qual maggior mo
le troueretc noi di q urlio altifisimo Campanile ? Que
fta opera è delle rare che riabbia Venccia per antica.
Dencro ha le ficaie lenza gradi , & un belLflìmo ordi-
ne di finellre di fwori ; uoi uedete che macflà e la fua.
Volge te l'occhio al Palazzo , non è gli notabile, e di
grandezza, di marmi? Non ui par quella fua porta pie
na dì belle , e honorate figure dalla cima fino al fon-
do? lequali cofe fono degne di cflerc mimi tirìi ma men-
te confiderai e ad una ad una.
For. Io no ueggio fé no bellezze per tutto,& ui uo dire,che
qlla maniera di qlle figure non è punto Lóbarda,ma ha
del buono. Et uoi forfè no fapete,che fia lo Scultore.
Ven. Il nome è noto, ma h Patria e incognita, pcrcioche lo-
pra alla porta fon qlle parole: Opus Bartolomei,qua-
fì che nò ui folle in quei tépi altro Bartolomeo che lui.
For. Coftui doueua elfer il primo allhora,&per il luofem-
plice nome ueniua conolcìuto, come anco hoggi èco-
nofeiuto quell'altro Michel agnolo . Ma chepilaftri
fon quelli?
Ven. Dicono che dalle rouine d'Aitino furon portati in
quello luogo, e ch'allhora erano a una delle porte di
detta Cicca. Quelle du e gran colóne parimente furo»
portate di fuori. Scriuc il Sabellico che nò forca porta
te tre fopra alcune cara che,ma uolédole fcaricai e,una
d'effe cadde in acqua . Quelle due foron dritte da
uno Archietto Lombardo, ilqual addomando per gra-
fia cheui fi poteffe giuocarea dadi lenza alcuna pena,
e tanto gli fu conceduto . Et perche farebbe pur bella
«ola hauer anco la terza , a quelli giorni parlati , uno
huomo da bene s'olieri di trouarla in Canale, ma uole
uà un officio per premio. però hauendogliil Senato ^p-
«tflo guanto egli defidcrawa;rafldò cercando in canai
gran»
P K I M O. 4?
grande , poco difcofto dal ponte della paglia , con un
lunghiflìmo ferrojma la Tua fperanza gli riufcì uana.
or. E quefta chiefail domo di quefta Città?
en. Si?nor,nò,ma è Capella del Doge. TI domo è fan Pie-
tro a Camello oue fa refidéza il Patriarca, Ma parlado
di quefta chiefa,uoi uedete quata ricchezza è la fua;fi
ha memoria che ella arfe tutta infieme col Palazzo,
ma fu rifatta nellaforma che uoi uedete al preferite 1*
anno 1 107.U cielo tutto di Mufaico, il fuolo diminu-
to lauoro di marmo,e le mura coperte pur di marmo,
lo rédono honórato;e nobiliilìmo oltre modo.! Ma-
quel ch'im porta più, egli e frequétato ognidì dalla no
biltà.E uifitato dalla Signoria parecchie uolte l'anno.
L'apparecchio delle cole neceflariea detta chiefa è ine,
ftimabile,cofi d'oro,d'argento,& di gioie,c'ome di para
menti, di cofe di fetale d'ogni altra materia che fi polla
trouare. In quefta chiefa e il famofo theforo , ilqual
confitte d'alcuni pettorali tutti tempeftaci di perle, &
digioié;dalcuni balafci rari -y d'una berretta del Doge
nòuaméte fatta, che palla 200. mila fcudi;(ancora che
del 1 3 *8,fi facefle una legge per laqual s'ordinaua,che
. cotal berretà valefTe ifoo. ducati,da efler ferbata per
iProcuratori)di molti uafi di diafpro; & molt' altre
cofe,che bifogna più tofto uederle,che dirle. Ha bellif
fimo Clerico così di Canonici,come d'altri Preti. Hi
due organi perfettiflìmi, i quali fi fuonaao da doi va-
lenti huominiprouifionati. La Capella poi de Murici
è fenza paro.In fomma fi fpertde in quefta chiefa , tra
Prouifionati,Preti,Cere,& cofe altre necerTarie, me-
glio di dieci miiia ducati Tanno.
or. Voftra Mag.fi fermi un poco.
ren. Molto uolentieri,
or. Quanto al theforo che uoi hauete detto , io derìdere
di faper due cofe; l'una in che maniera s'è hauuto l'al-
tra s'è uero che fofTe rubato da un Greco,come io ho
intefo
ren.Qnanto alla prima domanda, le cofe che fon nel the-
fore
4* LIBRO
foro, parte fi fono acquiftate per la prefura di Con fla
tinopoli, & di molte altre Città, e parte fono fiate a
quello Dominio donate da diuerfì altri Principile Si-
gnori. Et fi coftuma dimetterlo su l'aitar grande di
ian Marco per le fette principali deli'àno,accioche tut
to il popolo lo vegga. Si moftra anco particolarmen-
te a quei Signori che vengono in quefta Città , & che
hanno diletto di veder le cofe notab ili che ci fono . Et
veduto il theforo fi conducono di fopra,vicino alla fa-
la del Gran Configlio , oue è l'armamento del Confi-
glio di X. ricchiilìmo, e bellifiìmo a ueder quanto al-
tro chefia. Quanto poi a quella parte ch'il theforo
foffe rubato, è commune a ogniuno , (e il Sabellico ne
fa memoria nelle fue Hiftorie, ch'il ladro fu un Gre-
co, ilqual cacciatoi! in Chiefa fono un'altare , e fatto
vnforo fottcrra, riufeì a dirittura nella ftanza del the-
foro , e ogni mattina ufeit© di fotto l'altare , portaua
uia la terra in vn facchet tino. Giunto al luogo ne ca-
llo fuori tutto il meglio. Et fi dice, che volendo im-
barcarli per portar uia ogni cofn,donò a un fuo Com-
pare vn balafcio , ilqual riccnofcendolo , per hauerlo
ueduto nel theforo,corfe alla Signoria, & riferì il tut-
to; perche prefo il Greco , e conteflando il furto , fi
impiccato per la gola. Ne ui uoglio lafciar di dire vna
fauola che fi racconta, che furon già quattro mercan-
ti, i quali hanédo quefto theforo, lo portarono in Vc-
nctia. Et perche pareua ch'i polTeditori di eflo fufle-
ro troppo numero,due di loro s'accordarono di auele
nargli altri due compagni, iqualì s'erano anco eiìì ac-
cordati a far il medefimo a queg'altri due,& che non fi
guardando l'un da l'altro, meflb in effecutione il pen-
ierloro,fi morirono tutti quattro; perche non hauen
do efli heredi, focceffe il Deminio in quefti beni . Et
vogliono le brigate che quelle quattro figure di por-
fido che fon fui cantonale rifeontro alla carta , eh5 è vi-
cino alla porta grande del Palazzo, che s'abbracciano
a due a due,fieno i mercanti predetti . Ma cerne io ui
ho
1
LIBRO. 47
fio detto ella è una fauola.
?or. Notabilato nel uero, Maiouorrei,chevoi mi dice
fte due altre cofe; l'una è, che lignificano quei pergoli
che fono in coro ; l'altra è, che faccino in Chiefa quel»
li feudi che pendono da'Corridori,
f*iL I pergoli non ui erano anticamente , e fon cof2 nuo-
tiate fbruono a cantar rEpiftola,& il Vangelo quando
bifbgna. Quanto alle hiftorie di bronzo, elle fon figu
rate per i miracoli di fan Marco , e confideratele bene,
che voi vederete un diligente lauoro in bronzo per
opera del Sanfouino. De gli Scudi che fono attacca-
ti., vfanza è in quefta €ittà,ch'il Principe nel fuo Prin-
cipato fa tre cofe. Ilfuo ritrarrò naturale, iiqual fi
mette nella Sala del gran Coniglio tfbtto il foffito in
in alcune lunette oue bora il Veniero è l'ultimo in
quefto ordine; & per quefto era prouifionato M-Ti-
tiano. Vn quadro in Collegio/) in Pregai, o in qualun
que altro luogo oue torni meglio, nelqual (ì fa la Ma-
<dona,& il Doge inginocchioni con altre figure . I/ulti
ma uno feudo con Tarma del Doge, iiqual yiuendo
elfo porta nelBucentoro, e il tiene attaccato nella
fua Sala ; e morto fi mette in San Marco a fua perpe-
tua memoria.
'or. Poi che voi hauete ricordato il Buccntoro , che colà
è egli ?
fsa. Egli è vn legno di notabil grandezza nel quale la Si-
gnoria col Principe fuol andar j^elle folennità con gra
pompa. Io trouo che del z^tf.s'adoperauailBucea
toro a portar mercantie, ma non è dubio , che egli era
un'altro legno , e non queftopercioche del 13 1 1 . fa
perii Dominio ordinato, che fifacelfevn Bucentoro
al Doge j ch'èquefto , ilqual però fi tien di tempo in
tempo in concio per feruirfene quando bifogna.Qua-
topoia quefto nomeBucentoro,riferifce Bernard»
I ultimano che alcuni lo chiamauan cofi da Bucinato-
ri,cioè fonatori di piffaro, ma rifutando cotal opinio-
act dice ch'egli hebbe più collo quefìo nome da qual-
che
48 LIBRO
che gran Centauro che era dipinto dauanti à detto le-
gno,j>erche s'ufa far fopra cofi fatti legni,imprefe, ani-
mali^ tali altre fantafie, fecondo i voleri deglihnomi
nijeBuin compofitione lignifica grande, quali dicat,
gran Centauro.
For. Di ragione andando nell'Arfenale fi dee poter
vedere.
Ven. Si Sede .Maritornandoafan Marco, non uoglio di-
menticarmi de' quattro Caualli di bronzo , cofa forfè
delle r>iù belle che polliate vedere in Italia.
Por. Voi dite il vero, a me paiono antichi , ma donde gli
hauefti ?
Vfifl. Si dice che» quando Contamino (che fu cau fa della ro
uina d'ttalia)fi partì di Roma/tra l'altre cofe tolfe del-
l'arco di Vefpafiano quelli Caualli , e li condufTe con
èflba Conftantinopoli. Par poi, che quando quefti Sig.
furon in alcune imprefe ,per lequali hebbero alcune
vittorie , fi che Conftantinopoli fu mezzo loro ,?fe ne
portarono tra l'altre cofe quefti caualli, iquali Ita-
ti alcun tempo in luogo recondito, finalmente furon
meffi qua su . Ben è uero che per l'altezza non fi po£-
fon godere , ma colà su non impedirono la piazza , e
fon fuori de'pie delle genri.
Fot. Io vi confeffo veramente ch'il Cauallo di Roma in Ca
pidoglio è di minor bellezza che quefti, ma è più grof
fo;3c quel da S.Gio.e Paolo non è da comparare.
Veri. Non* è dubbio, che quel non è da comparare ; ma per
quel ch'io ho intefo da'vecchi,fu fatto da un ualét'huo
mo,che fi chiamaua Andrea del Verrocchio, eftaua b e
niflìmorma nel batterlo di bronzo fu guaito,
Fór. Perauentura lo Scultore doueua efler morto.
Ven. Cofi fi dice tra coloro che fanno le cofe de noftri palla
ti. Ma tempo è hormai ch'ufeiamò di Piazza col ragio
namento > e ch'andiamo uagando per l'altre parti del-
la Città.
For. Come ui piace. Ma che uoglion lignificar quefte tre an
tenne pofte cofi in mezzo alla piazza ?
Gran»
PRIMO. ^ 4».
yen. Grandezza,e Signoria tra l'altre Città del Dominio.
Et uoglio che uoi fappiate,che fu ordinato, ch'il Coni
mime di Venetia folle chiamato Dominio,hauendori
fpetto alle Città,ch'egli polli ede,per honoreuolezza.
Gli 4*1 i predetti fon poi trecche quel numero è per-
fetto,oltra che comparirono affai meglio tre che vii
folo in una piazza cosi grande. Et fi foglicno perle fé
ite principali tirar su le predette antenne gli ften^
dardi di feta & d'oro molto grandi . Su cantonali del-,
la Chiefafon poi due altre picciole antenelle per far
compo/itione , e corrifpondenza , & per ornamento.
For. Io fon fodisfatto. Andiamo hora doue ui piace.
Yen. Ditemi un poco 3 hauete uoi ueduto le fabriche pec
la terra? •
For. Nehòuedute molte j ma io non so quali fon le più
belle.
Ven. Adunque, perche non manchi cofa alcuna al uoftro
defiderio-uoi hauete a intendere^he tutti coloro che
fabricano edifìci d'importantia , s'ingegnano di farli
fopra j Canali, si perche fi hàlacommodità della n-p
uà per lo bifogno di cafa,eper rifpetto delle noftre
Gondole, & si per che le principali noftre ftrade fono i
Canali. Vo dir per quefto, chei belli edifici fon fopra
i Canali. Ma Ci come tra tutti i Canali, il Canal giade
è più nobije di tutti gli altri,cosi gli edifici che fon fo-
pra detto Canale,fonancoin grà parte notabili,e beh-
ìi.Ora tra i Palazzi marauigliofi , quel de i Loredani a
£mMarcuala,ulrimamentecópratodal Duca di Bra-?
fuuich, è molto proportionato,e ricco di marmi.Bel-
loè fimilmentequelde'Guffonial Ponte da Noale,
& pieno dentro di molte commodità. Si loda gran-
demente quell-edificio del Delfino alla riua defCar-
bone. Quei de i Cotarini,quel del Mocenigp, il Fonti
co de'Tedefchi, nel qual fi trafacano le marcane della
Germania, & che fi può dire una picciola Città nel
corpo di qfta noitra,dalquale fé ne trahe molto utile.
J-acafa Fofcar^ , la Giuftiniana che Tè a canto , il Pa^-
D lazzo
ro LIBRO
lazzo de'Pifan^quel de'Baiìì , quel de' Lcredani a fan
Stefano,qucl de'Pcfari a fan Benetto, quel di Priuli a
fan Seucro , quel del Gonella a fan Iojb, quel del Mo-
ro a fan Icronimo, quel del Ponte a fan Mauritio,quel
deTroni, quello dc'Grimani , & quello di M.Giorgio
Cornaro, che fono colè marauigliofè. I Cucina pari-
mente han fabricato un bellifTimo cafamento molto
«eco. Alla Zudeca poi ui fono infiniti palazzi con hor
«mirabili. Ma che ui debbo io dir di Murano poco
più d'un miglio da lunghi di Venetia?Eglié le delitie
di quella Città. Quiui gliedificiifon bellifsimi , tra'
quali quel già di M. Camillo Treuifano è uerameme
reale, con un giardino, e con una fontana alla Roma-
na di eccefsiua bellezza. Quiui i giardini fon floridif-
Jimi, e «aghi quanto quafi in qualunque altra parte
d'Italia. Quiui fi fanno i uetri in tanta eccellenza, che
Murano ne condifee tutto il mondo con molta fua glo
ria . La onde io credo che poche città d'Italia, fi polsi
no per q nette parti , comparare a Murano. Ma tornati
do doue ci partitilo, che uado io raccontando cofe ta-
li, fé quafi la maggior parte delle cafe di Venetia fon
come Palazzi,e come Palazzi anco adobbati di dentro
d'ornaméti, e d'ogni ricchezza ? Io ho fatto métione
di quelli che mi fon cofi iienutiabocca, che troppo di
rei s'io uolefsi far memoria di tutti , ma non uoglio
Jafciare a dietro le Scuole. Noi h abbiamo fei fcuole,
o fraterne che le diciate, delle quali io no. credo, che in
tutta Italia fé ne trottino altre tante cori ricche e fu-
perbe. Ricche d'entrate, di paramenti facri , di argen-
tane, e di cole appartenenti al culto diurno . Superbe
per edifici. L'una e la fcuola di San Marco polla a fan
Giouanni,& Paolo . Quella ha un bellifsimo falone
con belle, & honoratelhnze, e con marauigliofi lauo
ri dentro; di fuori e tutta di marmo, & di dentro è be-
nifsimointefa. L'altra eia fcuola della Mifericordia,
della qual ui ho detto perinnanzi,cioéla nuoua, ope-
ra eterna e degna di quefto Dominio perla fua ccccf-
fitta
P R I "M O. 51
fina bellezza; s'ella però hi nera il Tao debito fine. La
terza e qlla di S. Giouani Euagelilì:i,ricca di molta en
trata, e notabile d'edificio per efler tuttadi marmo. La
quartacla Carità. La quinta è S.Rccco fatta di unouo,
co tanta fpefla, co tanta induftria eh'e una marauiglià
a uederla . La feria è quella di fan Theodoro , laquale
perhauer illoco picciolo non ha potuto fare queir
opera, che fi defiderana . Tutte Je fopradettc fcuole
hanno (aie reali , le quali non farcbbono fé non gran-
di a qualunque palazzo di qualunque Signor fifia$per
cloche i primi crdinatoriuolfero -, che i fratèlli s'3du-
nafTero tutti in un luogo fpatiofb, e capace a udir l'ori-
ficio diuirìo. In quefte fcuole fi maritano aijài Vergi -
ni ogni anno . Si drftribirlfcpno cafe a poueri huomi*
ni per l'amor di Dio ; fi fanno iimofine notabili ; & pò
chi fono cht morendo non lafciao qualche cola a det-
te fcuole. Et perch'elle fon fottopofte al Confi. Ulu
ftrifs.de X. per legge del 1468. però potete confide-
rar snelle fono di grande importanza : la pompa delle
quali fi uede tntto Tanno , ma molto più il di del Coi?
pò di Chrifco, & la fettimana fanta.
•or. Non ui graui il dirmi come.
fen. Ragionando noi del di del Corpo di Chrifto , hauete
a fapere , che l'anno 1407. fu ordinato che quel gior-
no folle feftiuo, nel qaal fi deliberò una procefsione
ogni anno su la piazza di S. Marco . Venuto adunque
quel dì, ui concorre il popolo la mattina a terza. Et le
donne mettédofi intorno alla piazza su per le fineftrc,
affettano la ricca pompa che dee uenire . Intanto co-
minciano a comparir le predette fcuole, a una a una
per ordine , uengono innanzi i doppieri carichi di mot
to oro, dopo iquali feguonp i Mufici, che dolcemente
fonando Violoni, precedono allo ftendardo di quelli
tal fcuola,poi caminano parte de fratelli tutti con dop
pieriinmano , Dietro a quali per qualche dillan-
za lontani fi ueggono baldacchini con le fante reli-
quie fotto . Talhora Ci portano folari con rapprc-
D a fentationi
f% LIBRO
fentationi del Teframento,o nuouo, o vecchio & tal-
,horat ofei carichi di moire argenterie . Dnpoiqua-
li viene il Guardian Grande con tutti gli altri crn-
ciali, e col rimanente de fratelli , vcititi a bianco
con berrette in capo bianche , & col legno nel petto
della lor (cuoia. Ec il medefimo fanno anco tutte Tal
tre. Pallate le fcuole vengono i Frati, & dopo loro i
Preti della Città. Dopo i quali fi rapprgfenta vn Ve
Tcouo parato, che camini dando la beneditione . Se-
gue poi la famiglia del Principe, & con molti CdfcÌ
vengono i Preti di San Marco col iàcramento in un
tabernacolo di marauigliofo lauoro , fotto l'ombrel-
la, dietro alqualelceuita il Prìncipe con gli ambaTcia
dori di molti potentati del Mondo , & poi vien ia
Signoria a due a due veititi di rolfo , ma uannoa pa-
ro vn Signore &* vn Pellegrino, vn Signore & vn Pel-
legrino, di quelli clic partendoli di Venetia , doue fi
adunauano da diuerie parti del Mondo, h~nno in-
tention d'andare in Ierufalcm al fepolcro di Chri-
fto. E ben vero, che il Pellegrino uà da man dntta,
& il Signor dalla finiXtra . Et tutti queir: girando la
piazza intorno intorno a fuon di Campane, accom-
pagnano il Sacramento in San Marco. Quanto poi
alla fettimana Tanta, le fai ole inoltrano la lor pom-
pa in quello, che la fera del Giouedi Tanto, uengo no
tutte per ordine su la piazza a una hora di notte, &
circuendo intorno coi lumi accefi,&con molta di-
uotionc uannoin Chiefa ,doue effondo un de' Pro-
curatori in vn pergolo , moftra a coloro ch'entrano
di mano in mano il l'angue miracolofo di Chrifto in
una ampolletta , ilqual fi hebbe da Barutti, come
fcriueil Cardinal Contarino in una Tua opera de i Ta-
eramenti;& non da quel Cro ciuffo che enei capitel-
lo in ChieTa, come dice il volgo . Oue hauete da no-
tar due cofe: Puna, ch'ogni Tcuola ha molti che per
diuotione fi uanno battendo altramente le Tpalled'al
tra, che quella Tera è vietato alle donne di poter en-
trar
P RI M O. -fì
tràr in fan Marco, fi come e vietato a gli huómiiii l'eri
trami la vigilia della Senfa, entrandoui folamente le
donne per ueder il medeftrno fangue,alle quali fimo-
lira. Ma ritornando al noftro principio, dico -, che ol-
tra lefopradette fcuole , ci fono affai chicle * e tutte
rionorate. Quella di fan Zaccaria , che douete hauerla-
ueduta, è molto lodata dalle perfone, perocché per
rnduftria d'artefice, e per ricchezza d'opera non cede
a neflun'altra che riabbiamo. San Stefano, i Frari , Sari
Giannipoloj Calteli o , fon parimente di molta gran-
dezza, e crederei ch'elle folle Hate fatte in vn tempo
medefimo, per che l'architettura è quali di vna manie
ra medefima, & è Todefca . Santa Maria de Miracoli fi
conumera tra le beile , S. Francefco dalla Vigna Ghie
fa moderna, San leremia ,San Saluadcreyi Carmini,
il Redétor che già dite hauer veduto alla Giudecca,&
molte altre ne rédon» là Città riguardeuoie,e bella.Se
uederete poi all'intorno quaresólechiefechefonpo
fteinXfoletta,vi parrà cola mirabile . Habbiamo San
Giorgio Maggiore, S.Giorgro d'Alega, S. Cleraéte, S.
SpiritOjSàt' Angelo di Cócordia,S. Nicolò, Sant'He-
lena,e molte altre ch'io non mi ricordo alprefente.
for. Non mi marauiglio punto ch^ ci cócorrinó tàte^fo-
ne; perche a me pare ch'ella fia un Paradifo terreno,
Ven. Io credo che ci habitino perfone d'ogni nation che fi
poffa trouare al Mondo,e d!ogni profefiiòne , pércio-
che ci fon Soldati, Mercanti , Virtuofi d'ogni qualità,
Signori, Prelati, e d'ogni altro grado perfene.
For. Quello e paefe a punto da virtuofi , e per quel che io t
intendo, fi ha più ricapito in quella Città per conto di
nirtù, ch'in qualunque altro luògo fi fia,
Ven. In' elettola copia degli huominiéccellétici ègrade,
For. E chi ci battete uoi di huomini fegnalati ?
Ven. Cominciàdo da Mufici,noi habbiamo già hancto M<
Adriano Vuigiiaret di quella eccellenza , che fi sa; &
hora il R. M. P. Ifeppo Zarlino fuccelfo a lui in Mae-
liro di Catella dt San Marco; e voi fapete quate
D 3 èia
74 LIBRO.
e la fu a fama.
For. Lo ho fentito chiamar Principe de Muiìci.
Vcn. Non è dubbio, ch'egli e ueroquatochc dite; ma noè
la mufica fólomente quella in che egli ponga il fuo ftu
dio, che anzi puofsi dire, che il manco del tempo egli
fpenda circa di lei; ma ben li delerteuol icientiade
tutte le arti liberali, dellequali ne è cosi copio {.^nien-
te adornato, che di cofa alcuna (eco non potere ragia
Bade, dellaquale egli dottamente , & fottiimcnte
nondifcona,&fpeciaimente delle cole mathematiche
Tuo principal diletto. Et infommaui dico, ch'egli e
il fcrigno di tutte le uirtù.
For. Ho intelb ch'ha compotto anco diuerfì libri in diuer-
fe materie.
VemEglie^eroJ perche fi ueggono quatro libri de infti-
tntioni,& cinque de dimoiirationi armoniche- un tr2t
tato de patientiamn difcorlb del nero giorno che fu
Chriito crocifìflb^un'altro della orgine de Frati Cap-
puccini, un trattato de innouaUcn .e annij& un difcorlb
intorno alla regolatione Gregoriana fatta di nuouo.
Et ho intefo,che pretto è per dar fuori zi. libri de u-
traque mufica, con altre cole , degni frutti a: cosi pre-
tiofa radice.
For. Gran cofe Tento io,& mi rallegro , che fìa emetto così
nobilintcl letto conofeiuto per quelle , ch'egli e , poi
che intendo, ch'c amato communemente,&honora-
to da cadauno.
Ven. Signore , fé non ch'io dubito parer troppo fuo affet-
tionato,io ui direi, che non ui è, ne può eiiei e in alcu-
no la più dolce,&gufteuolprattica della fua, ch'egli
iempre fi moftra allegro, fempre faceto , & tempre dà
a punto a quelli che (òno feco, quel miglior gutto,che
ponno, ò fanno defiderarfi.
For. Vi hauete poi altri che fiano da qualche cofa?
Ven. Noi ui riabbiamo doi Spagnoli foprani, M. Antonio^
& quell'altro nouellamente uenuto , che non mi
ricordali nome. Vie Baldilfera Donati, Claudio dx
Cor-
I* R I U Ò. &
Corregio , Andrea de Canarreggio , Vincenzo Belia-
uer, A ns , pre Vincenzo > & altri molti , così nel can-
to, come nel Tuono eccellentifiìmi. Se uolete poi Ar-
chitetti ci è il Palladio eccellente in quella profetice-
ne, Aleifandro Vittoria, Santo Lombardo non punto
ingrato iri ce.rte cofe, Clemente mirabile profpettiuo,
Michel da Verona, ch'io douea porre inanzi , ma non
importa molto , perch'io gli nomino come mi uengo
ho a bocca. Se chiedete letterati, uoglio di quelli nar-
rami più adietro quando mi occorrerà forfè di rame-
morarui gli huomini illuftri che habbiamo hauut o>
7or. Mi piace quanto piace anco a uoi, però feguite pure
come uolete , che non ad altro fono in tento, che ad*
attentamente afcoltarui.»
rcn. Quanto poi a gli artefici in qualunque arte, non han-
no né fondò, ne fine. Qui nelle cofe della feta fi han-
no i primi dei Mondo. Nell'arte della lana,uòi fapete
che panni fono i noltri , Della ftampa, uoi uedete chi*
ramente in che colmo ella fiaafcefain quella città.
Nelle fpetierie non accade ch'io uè ne parli. Nelle
mercature, uoi l'intendete, poi che ella fa più facen-
de di tutti 1 altre che fiano in Italia.
•or. Deh di gratianon ui dimenticate di dirmi qualche*
cofa deiTArfenaìe.
/en. Io tace uà dell'Alienale, perch'iopenlauache ncn ne
facendo uoi mendone lo haueit/e ueduto , m^. poi che
cosi ui piacerlo farò uolentieri. L'Arrenale per la pri-
ma cofa fi può 'chiamare un picciolo monde, condola
che circonda quafi tre miglia con le muraglie; ha den
tro'tanti artifici! di cofe, che è imponibile a com-
prenderle coti la mente, fé non fi veggono con gli
occhi . Vi so bene io dir quello, cr/il Marchefe del
Vaito General deli'Imperadore Carlo Quinto ini**
talia, cifendoui entrato dentro una mattina, ui flette
fino alla fera, eufeendone dille: Che harebbe più
tolto uoluto TArfenale in fuo dominio , che quatro
Città d'Italia. In quello R fanno e fi conferuano
D 4 le
J* L I B R O.
le Galee noftre. Qniui fono armamenti di artiglierie^
di poiueri , di armi da offendere , di corfaletti, di pid
che , dibaleftre , e d'altre forti difefe , che Thuo^
mo può domandare a bocca . Vi fono le uele , i ti-
moni, l'anchoie, le corde, &ogni altro armiggio,
che fi conuiene a quei legni ; e tutto compartito nel-
le fu e ftanze particolari . Lauoranò in quello luo-
go per ordinario 1750. huomini,iqualihanuo ilfuo
falario fecondo ilor gradi . Vi fi mantengono anco
i uecchi quando non poflbn più lauorarc . In forn-
irla quefto luogo , uolendo minutamente ragionar
di lui, ricerca un volume particolare a chi ne uolefle
fcriuere.
For. Io penfo diuolerlo uedere , però togliendoui la fa-
tica dei ragionarne , poi che la cofa è coli grande , di^
temi che dignità hauete uoi tra nobili che fia maggior
di tutte l'altre»
Ven. Poi che ui aggrada ch'il noftro ragionamento lì riuoì
ga a co fé più graui ; dicoui che tra i Laici il Principato
eilfupremogrado; &trà i Clerici , il Patriarchatoj
e-queiti due gradi fon propri de nobili*
For. Hauete uoi hauto molti Principi?
Ven. Si bene: ma poi che mi inuitatea quefto , farà ben
fatto che per uia di Compendio uoi intendiate il
tutto . Ma prima io uoglio raccontaruile cerimonie
che Gufano, morto che fia il Principe ; & doppo ,
che modo (ì tien nel crear il fuccelìbre i & in fine fe~
guirò quanti Principi ( come dicefte) riabbiamo Cm
hora hauuti , & qualche cofa di quello che hanno
operato.
Fof. Se così farete , faràappuhto quello che io defidero>&
mi acconcio ad afcoltarui.
Ven. Morto il Principe fé li cannilo le interiora del corpo,
e s'imbaltàma; doppoi tienfi tre giorniin publico nel
Pallazzo,(cioèin quella fala oue ledono a tenir ragio
li Auditori noui,& 1 nouiffim^coperto di panno d'oro
co la fpada,& i fperoni d'oro polli alla riueffaj doppoi
nel
i
P R I M O. $7
nel portar a fepelirlo , ui vanno tutte lefcuole della
Città, indi le congregation de Sacerdoti al numero di
noue,come elle fono , con li Capitoli , & Canonici di
Cailello,& poi di fan Marco,feguiti dalle Tei fcuolegra
de,che già ui narrai-& nel mezo un numero infinito di
torzi portati da perfone particolari parte , & parte da
Frati Giefuati, & tra loro il feretro del Principe, pollo
come dilli di fopra : Seguono alcuni della famiglia del
Principe coperti il capo con gran caperoni > itrafei-
nandofi una lunghissima coda, ueltiti anerojdie rap*
prefentano marauigliofa meftitia, & uerìgono con la
Signoria uefhta di fcarlatto,& grana, lignificante la Cit
tà libera non doucr eifere in pianto nella morte di
quantunque buon Principe .-PafTano con quella pom*
paper la Piazza di S. Marco, &gionti col feretro daua
ti la porta maggior della chiefa,lo alzano noue uok»
te,come alli Procuratori ciò fanno tre uolte fclamen-
te,quafi pigliando licenza, & falutando la chiefa da lo-
ro particolarmente cultodita 3 & cosi uanno in chiefa
di fan Giouanni Paolo, (che qui iì fogliono far le eiìe-
quie perlopiù)&iui poitoil corpo fopra un eminéte
baldachino,có infinità di torze d'ogni intorno iilumi-
nate,fcde la Signoria^ falsi a comédation del morto,
nel pergamo, una degna faneral oratione . Tornano
pofeiai Senatori al Palaggio per determinarli di fare
il primo cófìglio per creare il nouo Doge, in quella for
ma. Si eleggono cinque Correttori, che deuono cor*
regerle promifsioni dei Serenifsimo, fecondo l'arbi-
trio lorojdoppoi adunato elfo cófiglio(doue però en-
trano quelli lblanic:e,che eccedono tréta anni vien let
ta, & confermata detta j:pmiisione;indi ad uno ad uno
an dado a capello(come già diffi)uengonoa rimanere
tréta, a quali toccano trenta ballotte d'oro , che tra le
altre d'argento fono mefcolate^atiuertiteperòj chele
ballotte fonTauate o ciafeuno da un fanciullo chiama
to il Ballottino,che un C6figliero,& un capo di Qua^
rata hàno a cjft° effetto itti eodot^quelti tréta rima-
iti,
*S LIBRO
iìiyR pógono nel capello ballotte vintiuna d'argéto,^
nouedi oro,& nel modo fudetto , cauandofijvcngono
noue di loro folamente a rimanere ; queftì cle2?ono
col ballottare quaranta gentil 'huomini,liquaii \ ero bi
fogna che habbino almcn fette ballotte delle noue:
Varino quelli quaranta a capello, come fi è detto,& ri-
mangono dodeci, jqnoli con noue ballotte almeno
eleggono vimicinque:Vanno parimente li 1 f. a capel-
lo^ rimangon noue folameme,cne con fette ballotte
almeno eleggono qua- atacir.querDe'qiialircftano col
andar a capello vndeci , che con noue balle , & da li in
fopra eleggono quarant'uno.Qu.eltiqinrant'uno bifo*
gna che (chiamato il gran Coniglio ) frano da quello
confinila ti, & fono vtplurimfi de'primi delia Rep.Poi
ferratili infieme eleggono il Serenili* Principe, iiquale
però bifogna che babbi da vinticinque ballotte fopra.
For. Belle cofe veramente intendo io da voi , & bel modo è,
cuefto che mi ha uete nariato^poi che colandar di vna
in vn altra cletticne , fi vengono in modo a mcgliorar
fcmpre,ch? é quali forza che nel fine ( come ben dit-
te ) rimangiano li principali che fìano della Re-
pubica.
Ven. Hor torno alla promeffa che io feci,perche Con. difpo-
fto non vi mancar in colà alcuna.
For. Ciò mi è (ingoiar faucre,& defidero efferne pienamen
te iaftrutto.
Ven. Il Dogado la prima volta fu ordinato in Era —
elea , fanno 607. laquale in quel tempo era ho-
n orata , & potente città : Et il primo Doge fu
1 Paolo Lvcio, oueroPAoLvccio Anafesto
Eracleano , huomo fauio , di gran bontà,& di fingolar
giuttina. Coltiii,come hebbe prelb il mayiftrato , giu-
ro,ch'eilerciterebbe l'officio fuo legalmente , & lenza
riipetto alcuno. Ilqualc,riuoItofìpoia difendere la
Rep.dalle guerre,recelega con Luitorando Re di Lori
gobardi,e tenne amicitia con Ànperto Re,ehauédo p
1 patio di x o. anni tenuto il Dominio fi mori del 717.
r Mar-
F R I M O. s?
z MarcelloTegalia.no d'Eraclca,roccefle a Pao
lo,ma affai bifferete . Ne3 Tuoi tempi cominciarono le
difeordie tra Aquileia e Grado per rifpecto de Velco
uadi,mon del yzó.fk gli faccette
3 ORLEo,òuero OrsoIpato. Coftui mofle l'armi
contra i Longobardi ad initantia de'FE(farco di Rauen
na,e del Papa , cacciandoli da Ravenna . Dopò riuol-
gendo l'armi contra gli mi omini d'Aquiieia gli cacciò
da Graclo.Finalmente trouandofì intrigato nelle difeor
die de gli Eraciiani con quei d'Equilio,fù ammazzato^
vndici anni dopò il Tuo Dogato,Fanno737.
Vacante il Dogato fi ri duiferoi Tribuni a Malamoc-
co per crear un nono Doge,ma eli end o in difparer tra
lorOjtrattatafì la materia,e tr oliandoti diflicultàjiìnaj-
mente creoroao per vnanno un Maeftro de Soldati
e fu Domenico Leone . Il fecondo anno fu fatto Feli-
ce Cornicula,o Cornacchine II terzo anno Teodato
Ipato, ch'era bandito della Patria , e fu ridiiam ato da
Pelice , e percioche era huomo d'interi coftumi , refle
dui anni.Il quinto anno, ma quarto in ordine, fu Giu-
liano Cepano,ouero Ipato. L'ultimo fu Giouanni Fa-
briciaco,ouero Ziano Fabriano .Liquaii tutti Maeftri
de Soldati durarono cinque anni in circa j & riebbero
principio gl'anni dei Signore.. 73 7. Ma eiìendo quefto
vltimo cacciato da quello honore,& haueadoii il poi-
polo cauati gli occhi , di nuouo torno loro defìderi©
dcunDoge . Fecero adunque ito Malamcccho, cueera
larefìdentia,l'a.nno 74i.
4 Teo dato Ipato , che fu Maeftro de Soldati. Co-
ftui volendoli far asolato Signore, per coniglio di
Galla da Malamocco, fu cacciato della Signoria, priiia
to de gli occhile mandato in efdio , e in ino luogo ioc-
fé del 7^.
5 Galla. Ilqual diportando-i malamente, &noncoì>
rifpondendo all'aipenatione che n hauea di Ini, fu in-
fra l'anno f cacciatole priuat© de gli oechi,& in fuo luò
%o focceffe del 75 £,
6 Domi-
6x> LIBRO
£ DOME KICoMo'ft EGA PIO, OlierO M E N t G A Z Z O.
fìt perche i Dogi per ausati erano alquanto ìlaci in-
folenti,gli diedero due Tribuni per affluenti ; ma tu-
multuando il Doge , paiiati cinque anni . fu cac-
ciato come glr-alcri, e accecato , e in Tuo iuo^ofl
creo del 764.
f M a o R 1 t 1 o Gald a io, la cui bontà fu tanto {rimata,
ch'egli ottenne per compagno nel Principato vn fuo
figliuolo . Fu fatto Conlolo dall'Imperatore . e fece
molte cofehonorate.-do pò mori, eiòcceiTe infilo hi o
go ino figliuolo del 796.
3 Giovanni. Coirai fu diuerfo dal padre ne'coitumi,
efidimoitrò molto contrario a fuoi modi paiiati. Heb
be per compagno, a fimiglianza del padre, Maoritio
fno figliuolo nel Principato; il qual Maoritio andato a
-Grado gitto i'iu .dama Torre il Patriarca, per commef
jfion di tuo padre;laonde Obelerio,e Fortunato nioo-
te del Patriarca , fatta una congiura, i Dogi fi fuggiro-
no^ in lor luogo fu meifo del 804.
^ Qbelerio An t e sor io .Ucjual fi tolte per colle-
ga Beato ino fratello,e per terzo Valétino, come dico
no alcuni. Coitoro,m alcune occorréze,tenutala parte
Francete , nella guerra fatta da Pipino a quello Stato,
furori banditi dal'Principatojla onde rid otti i popoli a
Rialto, fi fece il nuouo Doge,che fu il primo in Rialto,
con felicifiimo principio ; percioche da 4^ tempo in
qua le cole noirre fono andate Tempre accreicendo .
Tu adunque eletto del S09.
io Angelo Parti e ip a t io. Quefti prima edificò il
Palazzo, oue lì troua al prefente . Fecelan Lorenzo,
fan Seuero,e lanto Ilario , oue fu lepellito . Tolte per
compagno Giouanniluo figliuolo, e mando Giuftinia-
no l'altro figliuolo a vifitar iTmperad- re a Conitanti
nopoli.Sottomiilèi Furlani. Vkimamentc i\ mori pie
di gloria, e in fuo luogo loccefleluo figliuolo del 817.
11 GivstinianoPartici'patio . Ccituir chiama
to Giouanni luo frateilo,ch'era flato banditolo tollc
per
P ■ R I M ■ O . &
per compagno nel Dogato . Fece armata in aiuto del
Regio di .Sicilia contra i Mori . Hebbe il corpo di fan
Marco,e gli fece la Chiefa. Morto nel fin di duoi anni
gli focceilè Tuo fratello del 820.
li Giovanni P art ic ip atio . Ilqualefimìa Chie^
fadiS. Marco, e la forni di ornamenti e di Clero a ba-
ldanza. Pnblicata la guerra co'Narentani , andò a Cur-
zola,doue fece morir Obeleno.In quel mezzo Caro-
fìo gli tolfe il Dogato per vna congiurala cacciato, e
accecato dal popolo fu richiamato Gion-annijilqual di
nuouo venuto in diiferentia con la cafa Maftalitia , pò
teme in quei tempi , fu prefo di nuouo , e confinato
a Grado, doue fattoli Frate mori , e in fuo luogo foc-
ceìfe del 8 3 6,
13 Pietro Gràdkeigo , ouero Tradoxigo da
Pucla. Quelli tolfe Giouanni fuo figliuolo per colle-
ga.Fece la Chiefa di fan Polo. Molli guerra a Narenta
ni, Mandò 6o.velecontrai MoFi'.Fmalmenreper con-
giura ammazzato aiàn Zaccaria,gli focceffe
14 Orso Pa rticip a t io l'anno u64.Coftui ruppe i Sa
racini chehar-euàiàccheggiatalaRiuieradi Dalmatia.
Fu fatto ProtoipatariodaBalìlio Imperadore.Fu pri-
mo,che facefle habitar la contrada Dorfo' duro,per ri-
fletto de Corfari,iaqual era allora diaifa dalla pkcioi-
la Città mori Panno 88 1 . k gli foccelfe il figliuolo.
15 Giovanni Par tic ip atio. Mandò Bsdoarofuo
fratello a Roma,ma efsédo p ingano del Sig.di Cornac
chio amazz&to , fatta giufta armata prefe Comac-
chio, e dato danno grandifl.a Rauignani,fe ne tornò al
la patria doue ammalato,fece che Pietro fuo fratel en
traile nel Dogato, ma morto Pietro, vi meffe Orlo ; fi-
nalmente impedito dal male,rinuntiòla lìgnoria, &in
fuo luogo fu ereato del 887.
16 Pietro Cardia no. Coftui efTendo alle manico'
Narentani , i quali moleftauano i Mari di Venetia con
cótinue fcorrerie,gli u in fé, ma venuto h fecódauolta
2 zufla, fopratatto dal numero denemici,fu morto , e
porta-
6z LIBRO
portato a Grado,c in Tuo luogo fuccelfe,dopò Tei me-
iì clic GiouanniParticipatio hauea gouernatoil Do-
minio dopò larotta, del 8S2.
17 Pietro Tribvno. Egli fortificò Venctia col tirar
Ofl muro dal rio di Cartello fino a (anta Maria Zcbe-
nico,ancor che non appaia legnale. V ini e ^ii Vnm,rup
pe Berengario Imperadore ,e fi morì felicemente, e
glifocceifedel^o?.
18 Orso. Bado aro . Mandò Pietro Tuo figliuolo a
Conftantinopoliall'Imperadore.Ottcnneda Corra-
do Imperadore di coniar le monete. Vltimamente
eifendo diuotiflìmo, in tanto ch'egli facea eitremiflì-
mi digiuni,difciplinc, e omioni, rinunciò il Principa-
to^ fattori Frate , mori nel conuento di S. Felice in
Amiano,doue dopò molti miracoli) hebbe nome di
Santo, $t gli foccefl e.
XP Pietro C andiano Tanno 93 2. Fu coitili figlino
lodelPaltro Pietro Candiano Doge . Egli s'infignoiì
di molti luoghi in Ittria . Sotto quefto Principe fu-
rori tolte le donzele da gl'Iftriani, comc'io ui ho det-
to di fopra. Lequali ricuperate, furono ordinatele
fette delle Marie. VirTe fette anni , e in. fuo luogo Toc
cefi? del 93 9.
10 Pietro Bado aro. Coftui ritornato d'Ifhia,do-
ue era flato prigione, fu fatto Doge. Ma non eifendo
ancora parlato il fecondo anno, mori con dolor gran-»
diilìmo di tutta la Citta, e in fuo luogo (a fatto
del 49 1.
11 Candì ano figliuolo di Pietro II. Coftui fece pace
con Narentini, prefe per compagno nel Dogato Pie-_
tro fuo figliuolo, iiqiialediuennto per ciò infoiente,
fu pnuo,& confinato altroue. Ma egli andato aRa-
uenna,hebbe da Guido figliuolo di Berengario fei na
ui con le quali oppreife alcuni nauigli di Venetiani,co
fa che tanto increbbe al padre, che per fouerchio do-
lore poco do ppo mori,& in fuo loco fu fatto del 9? i.
(contra la prometta, & giuramento prima fatto dal
Clero,
P K I M O. $i
•Clero , 5f da principali della Città ) il fopradetto Tuo
figliuolo.
1 2 Pi e tu o Candi.ano. Ccftui ritornato d'eilìlio ,
fatto Doge,fece pace{o5Narentani,e nfutatala prima
moglie, tolfc Vodetta figliuola d'Alberto Signor di
Rauen*ia,eraoffe farmi cótra Vderzo per alcune Tue
pretenfìonidi dote. La onde pre-fai a lor terra, e dif-
fatta,leuato ilpopoioarornore,fu abbrufeiatoin Pa-
lazzo^ attaccato il fuoco alla Ghie fa. di SMarco,ar-
ferò più di 3 oo.cafe interne con fanta Maria Zebeni-
go.a coft ui focceife del 975.
23 Pietro Orseolo. Era quello Doge religiofiffi-
mo. Rifece la Cliiefa di S.Marco, & le mura a Grado.
Socco rfe Bari eontra i Saracini. Finalmente partitori
occultamente da Venetia con vn Guarrino monaco,
fé n'andò in Guafcognajhauendri lafciata la moglie,&
un figliuolo, Se fattoi! frate, moHfantainente,facendo
molti miracoli, foccc e in fuo luogo dei 978.
24 Vitai Candì a no figliuolo di Pietro;che fi abbru
feiò. Coftiii infermatoli rifarò la Signoria; e fatto vo-
to di farfi frate iè guariua, guarito, fi fece frate, & mo-
rédofù fé pei! ito in sàto Ilario, & gli foce-effe dei 979.
1,5 Tribvno memo. Queftitrouandofi faitidito mol-
to per le difeordie ch'erano tra M orofini, eCaìoprini
famiglie potentissime, lanciò il Dogato, e fattofi Frate
mori in pochi giorni,& fu fepolto in S . Zaccaria , e gli
focceffedei 991.
Pietro Orseolo figliuolo di quell'altro Orfeo-
Io che fiùfantohuornojeomeui ho detto. Ottenne
quefti da Bafilio Imp.clie i fuoi non pagalfero gabeir
le. Acquiftòquafi tutta la Dalmatia. Moffe guerra
a Narentani. Rifece le mura a Grado una Chielain
Eraclea. Fecei iepolciia .-diuerfì fanti , & pafiati 18.
anni delfuo Principato fi morì, laiciando in fuo luogo
fuo figliuolo.
27 Otjone Orseolo Panno 1009. ilquale era giou4
ne di 18. anni, ma coturnato molto , dotto per quei
tempi
26
*4 LIBRO
tem pi, & liberale, per laqual cofa il Re d'Vngariagli
diede vna Tua figliuola per moglie .Fece alcune impre-
fe in Dalmatia.Racquiitò Grado,e fattogli centra una
congiura da Flabanici,e cacciato di Venetia,fu confina
to in Grecia,doue fra poco tempo fi mori,& in Tuo luo
go foccefle del 1024.
$S Pietro Bar.roi.ano, oucroCENTRANico.il-
qualetrouatoil tutto in confufione , ingegnandoli di
cóporle difeordie , Orfo fratello d'Ottone, ch'era Pa
triarqa , per lo fdegno del fratello , operò , che Pietro
fu prefo, tagliatali la barba,e ueftito da Frate fu ma n-
dato in e fillio, entrando per lui Orfo Orfeolo Patriar
ca di Grado , con animo di tener quel Magiitrato fin
che Ottone tornaua dal Tuo eiìiiio,ma venuta la nuo-
ua della morte,rinuntiò il Dogato , e fi ritornò al Pa-*
triarcato,e in fuo luogo foccelfe Domenico Orfeolo,
accioche cotal degni tà non venirle a mancar alla cafa
Orfeola . Ma C\ come da Te focceiìc. , coli in capo di tre
giorni ne fu cacciato, e confinato a Rauenna , e in fuo
luogo fu fatto del 1 03 4.
$p Domenico Flabanico , huomod'età, & molto
aftuto . Coftui con conferito di tutta la Città ordinò,
che niun Doge per Pauuenire hauefle compagno, e
procurò che gli Orfeoli non hauefìero più Magiftrar
ti, ville dieci anni,e gli foccefle
30 Domenico Contar ini , Panno 1044. prudente
huomo,creligiofo. Rifece Grado ritolgi iendolo a Pe
pò Patriarca d'Aquileia.Riprefe Zara che s'era ribel-
lata al Re de Cornati . Vinfein Puglia Roberto Gui-
scardo.Edificato poi S. Angelo in Venetia, e S. Nico-
lò al lieo, fi mori dopò z5. anni del luo Dogato, egli
foc celle del 1060.
a 1 Dom e nicoSilvi o, d'affai maggior credito, che tut
ti gli altri fuoi predeceflori,in tanto che Niceforo Im
peradordiConitantinopoli gli diede per moglie una
forella,a perfuafion della quale mandò armata a Pu-
pazzo contra Roberto. Duca di Puglia , ma perdura la
gior-
PRIMO, $%
gìornata,dopò 23 . anni fu cacciato della Signoria, e fu
eietto del 1083.
3 2, Vi tal Fali e Roilqnal rifece Tarmata in aiuto d'A
Icilio contra Roberto predetto,laqual fu di nuouo rot
ta.Ottenne ch'i Venitiani follerò Signori delle terre di
Dalmatia. Amplio la Chiefadi S.Marc o.Viuutò 13 .an
ni, gli foccefle del 1095.
33 VitalMichele .Sotto coftuifù fatta la Crociata
xial Papa cótra gl'infedeli. Armò 200. legni tra Galee,
e Naui: e mandato Michel fuo figliuolo in Afia con ef
fa, tolfe a Pifani vicino a Rodi 2 2. Galee. Acquiftò
Smirna.Ritornato a Venetiasfi condurle l'armata in Pu
glia,oue fi prefe Bndinzi ; & eifendo viuuto gloriofo,
gli focceile nel Principato del noi.
$4 OrdelaffoFaliero. Coftui apparecchiò armata
per Soria in aiuto di Baldouino Re di Ieruìalem.Heb
be molti priuilegi d'Arrigo IHUmperadore.Riprefe
Zara datafi a Calomano Red'Vngaria. Vinfe i Padoua
ni alle Bebe,che per conto di confini s'eran leuati in ar
me . Nel fuo tempo due uolte il fuoco 'fece grandifli-
mo danno. Ritornato poi a Zara,combattendo fu mor
to,& in fuo luogo focceife
»y Domenico Michele Tanno 1 120. ilquale morto
da preghi di Papa Calilto , andò con 200 . legni a
loppe , ch'era alfediatada Turchi. Laqual liberata
prefe Tiro,e la donò al Patriarca di Ierufàlem,e tolto
Scio, Samo, Rodi,Metellino , & AndroaEmanuello
Imp. de Greci,fe ne tornò a Venetia,e viuuto 1 i.anni
gli Coc celle
1$ P 1 E t ro Pol an 1 Tanno 113 1. genero del fopradetto
Doge.Egliriccuè Fano lotto S. Marco. Ruppe i Pifa-
ni,e i Padouani.Fauorì TImp. Greco contra Ruggieri
Duca di Puglia.Racquiitò Corfù,e faccheggiata la Sici
lia,per difagi patiti fi mon,e in. fuo luogo fu fatto
£7. DoMENicoMoRosiNiTanno 1148. Quefti fi dilet-
tò dell'Architettura, e fece il Campani! di S. Marco,e
molti altri edificLArmò fei Galee cótra i Corfari d'Art
E cena,
66 LIBRO
cona, iquali prcfecol fuo capo Guifcardo , Àficd-ò
Pola,e Parenzo, e gli riddile a pagar tributo . Si fece
amici gli Anconitani .Vece lega con Guglielmo Re di
Sicilia, &viuuto otto anni con molta gloria, gUfoc-
eetfe
38 Vital Michele il fecondo, l'anno ujrtf. Coftoii fe-
ce lega coJPifani,che già erano vecchi inimici . Rouinò
le mura di Tracia,e le fortezze di Ragufi. Et andato in
perfona contra Emanuel Imper. Greco, prefe Scio ;e
fattala pace fi ritornò a Venetia, doue da tuoi fu am*
mazzato . Vlrico Patriarca d'Aquileiafù prefofotto
di lui, e s'ordinò la feda della Gioba grafia, come difo
pra vi dilli. Ville i 7. anni,e gli foccefse
30 Sebastiano Ziani l'anno ny^.Alcoftui tempo fu
fatto il Ponte di Rialto , e le colonne di piazza furon
portate quà.Riceuè Papa Alefsandro III. perfeguito
da Ba: barofsa Imp. Prefe Ottone figliuolo dcli'Imp.
onde fatta la pace, hebbe tutti i priuilegi chediccm-
mo di fopra, trattandoti del di dell'A lsenfione . Vlti-
mamente efsendo uecchi©,& ricchifsimo , lafciato
il fuo per teftamento,al publico,a S. Giuliano , & alla
Chiefa di S. Marco,fi mori l'anno fello del fuo Pnnci
pato,egh foccefsedel 11 78.
40 OrioMalipie«o,òMastropetro eletotda 40.
huomini, iquali furono per innanzi eietti da quattro.
Quello fu ilprimo , che fi clcggefse da i 40. rinomini,
come anco s'eleggon a notori tépi , ma da 4 1 .Pacificò i
Pifani . Fece l'imprefa di Zara , che fiera ribellata di
nuouo.Riprefe Tolomaida hauendo mandato armata
all'acquifto di terra Santa.E fuperato il Saladino, fi fé
ce Frate, e fu eletto in fuo luogo
41 Arrigo Dandolo Tanno 1191 Vogliono alcuni,
che da quello fi cominciafse Teletticn di 40. Ora que
Hi rihebbe Pola tolta da Pifani . Fece tributari s[pc-
ftini.Rihebbe Zara. Prefe Cofta tir opoli,e rifece J*ip.
di quella Città Ifac con Aleflìo fuo figliuolo. Ma tat-
to di tinello tumultojil Dog*co'Francefi fidiuife l'Im
P R M O. 67
perio tra lorojX tutto Baldouinolmp. perla parte de
Francefi5 fu fatto Patriarca Tomaio M orofini , perla
parte de Venetiani , con la fommeflìone di Candia , e
dell'altre Ifole del Mar Ionio,e del Mare Egeo. Ricu-
perata poi Ragufi,il Doge fi mori in Confiantinopoli,
.eglifoccefse
l-i PietroZi ani Tanno 120^.1 ch'era allhora Conte
d'Arbe. Sotto quello fi fece Marino ^enoPodeftàdi
Confanti nopoli.Acquiftò Corfù, Modone , Corone,
Galipoli , Nafso, Paro , Andro,& altri luoghi,e fi fece
tributario Negroponte . Mandò in Candia Colonie.
Vinfe i Padouani,ei Genouefi.Vltimamente tolfeper
moglie Conftanza figliuola di Tancredi Re di Sicilia,
e rinuntiò il Principato.Et efsendo morto,fù fepellit»
in S.Giorgio nella fepoltura diSebaftiano fuo padre,
& fu eletto in Tuo luogo.
iAcoMoTiEpoLol'anno mS.Ilqualefoccorfe Can
diamoleftata da Corlari.Leuò Tafsedio da Conftanti-
nopoli,oue era Teofilo Ziani Podeftà.Fece tregua co*
Genouefi per noue anni col mezzo di Papa Gregorio.
Mandò 25-. Galee in Puglia per nome del Papa. E fott®
Andrea fuo figliuolo mandò 60 . Galee in aiuto de Ge-
nouefi contra Federigo Imperatore , racquiftand»
Pola , e Zara. Vmuto 20. anni fu eletto in fuo luogo,
del 1248.
Ma r ino Moros r no. Al cui tempo fu agginnto al nu-
mero di 40. elettori un'altro , fi che furono 41. Cofhii
a perfuafion dd Papa mofse l'arme cótta Ezzelino da
Romano,crudelillìmo tiranno in quei tempi,è racqui-
itò Padoua dalle fue mani,ca celatine gli Ezzelini,e yi-
uut0 4.annifi mori,e fu mefso in fuo luogo.
Ri ni eri Zeno l'anno 125:2 . Egli mandò armatala
Soria contra i Genougfi.Neliuoì:empo Michel Paleo
logo racquiftò l'Imp.di Conitantinopoli,eBaldoui»o
Imperador,c Pantaleon Iuftiniano Patriarca,traditi da
Greci fi fuggirono . Venne di nuouo alle mani co'Gc-
flouefi con «rofiiìi ma armata in Sicilia. In Vcnetia fe-
E 2 cela-
*8 L I B K O
ce fallesgiarele ftradp '** g^n parce,iccrcbbe l'arma-
tale pericguitò molto i G^nouefi. Gli puennero al-
cuni tumulti in Vcnetia. Pacati 17. anni fi mori ,efà
eletto del 1168.
45 -Lorenzo Ti e pò lo figliuolo già di Iacomo Doge.
Sotto queftoi circon-ùcini, come Bologna,Fano,& al-
tre Cttà congiurarono comr 1 Venetia;per Liqual co-
fa uenuta cireftia, Lorenzo fece la leggerne tutti nel
golfo pagafiTero i dritti delle mercamie.Solleuntii pò
po!i,e uenuti alle mani co'noitri. i Bolognefìfuró rot-
ti Vifle fei anni, e fu eletto
47 Iagomo Contar ini l'anno 1171. Nel coftuité-
po quafifi rinouè la guerra co'G:noueh\ Si riduflero
di nouo i popoli d'Iftria alla diuotion di fan Marco.
Et perche gli Anconitani defraudauano i Datii,fi pre-
fe la guerra con loro ; mi fattafi la pace a preghiere
del Pipa, il Doge s'ammolò, & rinuntiando il Princi-
pato , fi mori cinq'ie anni dopo il Dogato , e foc celie
4S Giovanni Dandolo Tanno 1280. Venne in que-
ito tépo quali un diluuio, che portò pericolo a Vene-
tia, IbcceJle anco un gran terremoto Rmouò la guer-
ra con gli liti ìanifauoriti dal Patriarca d'Aquilea. Or
dinò armata per Soria quantunque non andante. Si co-
minciarono a battere i Ducati in quetto tempo . Ec
efìendo uiuuto diecianni fi mori, e foccefle
49 Pietro Grademigo. l'anno 1190. Fece armata
confra 1 Genouefi. Prefe Pera , e la disfece . E uenuto
alle mani in Dalmatia con loro , furono i noftri rotti.
Rifatta Tarmata di nuouo s'attacarono nello ftretto di
Galipoli, doue i noitri fimilmente perderono. Fecero
poi la pace. Intanto' in Venetia, Marin Boccone fat-
ta congiura fu punito. Fece una armata , che andò in
' Grecia ,luqual tornando portò quindici mila, prigio-
ni , e gran quantità di dinari. Spenic un'altra fecondi
congiura. Finalmente pattati dodici anui del luo pria
cipato, foccefle in 'no L1020
50 Marino Giorgio Tanno 130* . Quelli fece
"" arma-
P K IMO. t$
armata contri Zara , e ni tenne FafTedió dieci mefi,
nel quale tempo uenne a morte , hauendo prima
edificatala chiefa di fan Domenico a Tue fpefe . Et fu
eletto in fuo luogo del 13 1 3 .
Giovanni Soranzo. Riprefe Zara, e Nona, Spala*
irò, Trau , e ebenico ritornarono alla noitradiuotio
ne. Venetiafù ribenedetta dal Papa che prima era ila
ta icommunicata. E Giouanni armò Galee contra Gè
nouefi?, eailedio Pera. Difeie 1 Padoani contra il Si-
gnor di Verona, e pattati 1 3. anni fi mori, eiiendo elee
to in Tuo luogo del 1 3 19.
ja Francesco dandolo cognominato Cane.Coftui
prouide a una gran careftia . Accettò Pola a fu a diu*
tione . Mjndo amb;..ciaria al Papa per le cole de Tur-
chi. Fece lega col Re di Boemia, eco'Principi d'Italia
contra il Signor di Verona. E maneggiata la guerra^
con diuerfì focceilì , finalmente nel conchiuder la
pace con Mattino Signor di Verona, acquiitò Tre-
uifì , Caltel Baldo . e Ballano col parlo ddi'A.dice li-
bero,e iìcuro a marcatati. V.liè undici anni, e fu eletto
53 Bartolomeo Gradenico Panno 1339* nel co-
itili tem;io l'acque uennero cosi alte,che Venetia dubi
■ tò d'affondarli. Si ribellò Candia , ma acquetata di
nono, foccelTe" grandiiCrna careftia. Vilfe tre anni, e
focceffe del 1341.
54 Andrea Dandolo, che fu dotto huomo,& molto
fauio.Si collego con Papa Clemente , con molti altri
Principi. Mandò armata contra Turchi , e fu prefa
Smirna Impetrò il traffico di ile mercantie in Egitto.
Zara d. nuouo fi ribellò . Et il eh di S- Paolo, nn ter-
remoto rouinò molti luogh; deila Citta.Vennepoila
pelte.Rupoei Genouefì. Fec lcgacol Redi Boemia
adannidclViVonteDucadi Milano. Senile oueiia
huomo le H tifone de Venitiani fino al fuo tem-
po . E fu amico del Petrarca , daiquale è mol-
to lodato . Viuuto dodici anni, entrò in iuoluege
del 13,-4. .
E ì Mari-
7o LIBRO *
55 MarinoFaliero Conte di Val di Marino . Sotto
coitili fu rotta Tarmata noftra all'Ifola di Sapientia. Fi
nalmentefù morto l'anno medefimo che fu fatto, per
fuoi mali portamenti , volendo egli farli alìòluto fi-
gnor di Vcnctia,e gli foccefle
y5 Giovanni Grade k; go l'anno 13 55. Qu cfti man
dò fette Galee contra i Genouefi. Ma fatta lega da Vi-
sconti col Re d'Vngariaa danni della Dalmatia, fortitt*
cato Treuifi,ei luoghi d'lftria,fi mori parlati i4.mefi,e
fu eletto in fuo luogo del 1356.
57 Giovanni Delfi no, huomo dotto nelle cofe di
legge. Fece tregua col Red'Vngaria.-ma mole flato in
Dalmatia,finalmente fece la pace. Ville cinque anni,e
gli focceUe del 1361.
J8 Lorenzo Celsi. Nel coftui tempo vennea Venetia
il Duca d'Auftria , & il Re di Cipri . Candia fi ribellò;
maacquiftatacongran fatica, fi fece vnagioftra su la
piazza di fan Marco. Ma infermatoli grauemente mo-
rì dopo 4. anni, egli foccefle
52 Marco Cornaro l'anno t\6$ * Ribellata Candia la
ricuperò : Et il Papa a tua inftantia concetfe indul gen-
tia plenaria a chi andaua a quella imprela. Ville duean
ni,eduemefi,egliibccelTedel 13 68.
$0 Andrea Contarini , ilquale accettò lontra fuo
volere . Ribellati i Trieitini col fauor del Duca d'Au-
itria,gli ritornò alFobcdienza.Fatta guerra co'Signori
di Padoua gli ridune all'accordo. Venne alle mani con
Leupoldo Duca d'Auftria . Combattè co' Genouefi,
ch'eran collegati col Carraro,econ Milano contrai
noftri , Racquiftò Chioggia, ch'era perduta, & viuuto
1 5. anni,gli foccefle del 1 3 83 .
Si Michel Moros ini . Ilquale fatte alcune leggi m
materia de gli homicidiarii,fi mori 4. meli dopò il lùo
Principato,e gli foccefle del 13 83 .
6i AntonioVeniero huomo di piaceuole ingegno,
& giù fallì mo nelle fue operationi,comr quello che fé
ce punire vn figliuolo p hauer fatto alcune infoi entie.
Fece
P X I M O. .71
•Jcce-legacón Milan©,e con Ferrara , a danni di Padò-
ua,&acquiftò Treuifc Dopò alcuni trauaglififece pa-
-ce per dicci anni.In quel tempo venne a Venetia il Du
ca d'Auftria,& uri nipote del Re di Francia, oue furon
fatte molte felle, ville i8.anni,egli focceffe
6$ Michel Steno , l'anno 1400. Ne tempi di coftui,
Vicenza, Feltro, ^Ballano , e Belluno ridiedero a faa
Marco , efcópertofi ch'il Signor di Carrara , e quel di
Verona teneuan le manico'i Genouefi , fi fece elferci-
to,& s'acquiftò Padoua>& Verona. Si molle poi l'arme
contra il Marchefe di Ferrara, & acquetati 1 motidel
Red'Vngaria^efTendo viuuto ij.anni in Principato,gli
faccene
64 Tomaso Mocenigo l'anno 1413 .Quelli racquiftò
in Friuli tutte le terre tolte da Pippo Capitano del
Red'Vngaria . Nel Tuo tempo arie gran parte del
Palazzo con la Chiefa di fan Marco . Fece alcuni
Magiilrati , e viuuto dieci anni , gli focceffe del
6$ Francesco Foscart . Ne Tuoi tempi fa fatta lega
:con la Rep. Fiorentina contra Filippo Maria Duca di
Milano. la onde s'acquiììo BreCcia , fi hebbe Rauenna,
e fi fece la pace coi Duca . S'innondo Venetia in tan-
to che ella pati per più d'un roilien d'oro. Si mofle
guerra in Lombardia per conto de Bologneii . Fu lo-
bato ii rheforo di %S .Marco da un Greco , ma fi punì il
ladro, (come già v: dilli) Si mofie guei ra a Fiorentini.
X'Imperador Federigo venne a Venetia tornando dal
lafua coronacene» Si fece guerra con Francefco Sfor-
ma , chJera fatto Duca di Milano . Si fece accurdo col
Turco. Finalmente elfendo venuto all'età di S4.anni,
ehauendone dominato 34. fu difmeffo del Principa-
to perla fua impotentia,egli focceffe
46 Pasqvàl MALipiERoTanno 1457. Quelli manten-
ne la pace con Tornino ftudio , la onde la noitra Citta
flette in grandiff. abondanza di cole. Fu trouato il
triodo divampare in qucilo tempo. Si fece vna legge,
E 4 che
7i L I B X O
che non fi poterle crear vn Doge viuente la ltro . Vi/Tè?
quattro anni,e gli foccefTe deli. 462.
€7 ChristoforoMoro. Ilqual mófle guerra contra
iTurchi,AfTediò Triefte , Mandò Gifmondo Malate^
ita nella Morea per terra,e Orfatto Giuftiniano Gene
ral per marche acquiftatoSparta,afTali Coranto.Andò
in Ancona, oue i compagni Principi doueuano adunar
fi per far la cruciata.viuuto none anni, gli focccffc
(S Ni colò Trono l'anno i47i.Qucftoitabili Herco-
leda Elie nel fuo Ducato. Si cófedero colRe di Perfia
piar guerra al Turco. Acquiftòl'Ifoladi Cipri. E viuu
topoco meno di due anni, entrò in Tuo luogo del 1473*
69 Nicolò Marcello . Coltili a Scutari riportò ho-
norata vittoria contra i Turchi , & mentre che dauà
gran faggio di fé a Popoli, fi mori , quindici meli dopò
il fuo principato, & gli foccefle del 1474.
70 Pietro Mo e eni go . Ilquale mandò al foccorfo di
Lepanto vn'armata,e leuato raffedio,difcfa gagliarda-
mente la Morea, lì mori in quatordici mefi, &gli
foccefle
71 Andrea Ve ndr a mino l'anno 147? . Fece guerra
colTurco,efaluò Croi» in Albania dalle lor mani. Ma
mentre chetrattaualapacecon lui fi mori 10. mefi do
pò il ilio PrincÌDato,efù eletto del 1477.
ji Giovanni Mocenigo. Uqualeconchiufela pace
col Turco. Acquiftò Corinto in Dahnatia;Mofie guer
ra a Ferrara . Mandò roberto da San feuerino contra
Ferrando Rè di Napoli . Finalmente mori Tanno 7. &
gli foccefle
73 MabcoBarbarigo l'anno 14S? . Ilquale fu rino-
mo di retta vita, e molto dato alle cofe della pace, la-
cuale egli s'ingegnò grandemente di mantenere. Era
fom marciente amato da o<?niuno;& mentre che s'appa
recchiaiu a qualche belPoperatione , fi mori il primo
anno,e gli foccefle del 1 485.
74 Agostino Bare arigo fuo fratello, per i meriti
di Marco . Sotto quello fi fece guerra con Gifmond»
d'Auftria
PRIMO. 73
d'Aurina per conto delle caue del ferro. Si cacciò d'I*
talia Cirio Ottano Re di Francia,e ancor che fi perdef
feLepanto,Modone,Corone,e D urazzo^'acquiftò,
Cipro, e Cremona e moke alti e terre in Italia . Mori
l'anno ij.del fuo Dogato,e glifocceffe
7? Leonardo Lo r ed a no l'anno 15:01. Sotto quello
Principe fi fece la lega a Cabrai contra quello Stato:
Furono in lega il P-ipa, l'Imp. il Re di Francia, il
Re di Spagnai Duchi di Mantoua,e Ferrara;di manie
ra che noi perdemmo quafi tutto lo flato da terra, e ne
reftò Treuifi,con ilquales'acquiitò poi dopò molti tra
uagli,Brefcia, Verona, Padoua , & ogn'altro luogo da
terra. Rialto abbruciò con molto da imo Tanno 15 13.
Morì 10. anni parlati del fuo Dogato, e in fuo luogo
fu eletto
76 AntonioGrimani l'anno ijii .ilqualfu prima dis
fatto di Procuratore, e confinato a Cherfo, poi richia-
mato fu fatto Procuratore vn'altra volta, e Doge per i
fuoi meriti. vilfe duoi anni, e gli focceiìe d«l 15-13.
77 Andrea GRiTi,beIIiflimo di corpo,ed'animo,tan-
to eccellente,ch'era nato per dominare.Tutte l'età fu-
ture fi ricorderanno di lui. Gouernò la Rep4con molta
fua lode ij.anni & 7.mefì.Si morì con dolor vniuerfal
di tutte le genti di 3 i.anno,e gli foccefle
7S Pietro Land o, Tanno 15-39. ilqual erahuomodi
buona; niente,reli?iofo, e prudente. Conferuò la pace
che egli trouò in quefto Stato. Si icoperfero nel iuo té
pò alcuni traditori che riuclauano ifecreti,efuronpu
niti;& fi ruppe la guerra col Turco,ma fatta la pace , fi
mori dopò 5.anni,& gli focceiìe del 15*45'.
79 Fran c e s co Don a t o 3huomo eloquente, e di uiua-
ce inteilettouiqaaleconcinouandoin mantenerla pa-
ce di quefto Stato,fcce finir il Palazzo de'Dogi, Final-
men te fi morì con do lore vniuerfale di tu tta la Città,
dopò 7 anni & gli foccefle del 1 5" ? 3 .
00 Marcantonio Trivi sa Nc,iiqualefùfantohuo
mo,e daua apoucri tutto il fuo; digiunauaafpramcte,
intanto
74 LIBRO
intanto che per le continoue fatiche, &per Jamolta
attinenza nel mangiare , hauendo , contra i'ua uo^lia
e quafi per forza riceuuto il Dogato , fi mori in capo»
all'anno, eifendo a udir la meiTa. Difpiacque a tutti la
fua morte, egli ioccerTedel i ^ 5 4.
81 Francesco Ve n ieri, hiiomo di molta efpericn
za, e gran pratico del gouerno di quella Città, il qua-
le con fomma prudenza" continuò la pace continuata
in quello Dominio. Venne al fuo tempo in queita Cic
tàla Reina di Polonia , laquale andana a Bari ,e fu ca-
rezzata molto , e partita, lì mori il a. anno dopo il fuo
Principato, egli foccefle.
8a Lorenzo Privli Fanno 1 S56. huomo certamen
te religiofo molto, & di prudenza infinita, & la cui ben
tà era nota a ciafeuno. Era perfona letterata , & di bel
giiiditio, & umuerfr.lmentc amato da tutti i popoli.
Haueua la Principerà Zilia fua moglie di rara qualità;
la onde eflendo molti anni, che la Città nò hauea ue-
duto Principefla nell'una, fi fece la fua feira, laquale fu
tanto marauigliofa , e cosi piena di pópa , quanto ch'i
noftri tempi auanzano , per conto di delitie , tutti gli
altri paflati.Dopò non molto, efTendo uiuuto intorno
a 3 .anni,fi morì,& gli foccefle
83 Hierokimo Privli fuo fratello del 1 5:? o. huo-
mo di molta bonià. Nel Ilio tempo fi creò pergouer-
nator dell'armi Venete Sforza Pallauicino Marchefe
di Corte Maggiore. Mantenne la Repub. in pace, &
quiete, onde meritò nome ueramente di buon Princi-
pe. Morì,&fù eletto in loco fuo del 1567.
$4 Pietro Loredano di buoniflima,& lincerà men-
te. Nel tempo di quello Principe mori Solimano Im-
perator de Turchi famofillìmo , & gli foccefle Selim
ilio figliuolo. Fu l'incendio dell'Arfenale , con lì pane
tofo ltrepito, che fi vdì per più di 40. miglia lontano;
feguendo poiunacareftiagrauiflìma , & quali infop-
portabil;& poco doppo la guerra cominciata da Sclim
{opra detto ; nel maggior feruor della quale mancò il
Prin-
9 II D O. 75
Principe, & fu in Loco Tuo creato del IS70.
85 Alvigi Mocenigo Caualier>& Procuratore San
Marco,di beJliUima prefenza, & di efficaciflìmauirtù,
onde era riputato degno di ogni honore. Nel Princi-
pato Tuo fi perde il Regno di Cipro , che fu occupato
da Turchi^ma fi hebbe quella fegnalata uittoria , per
laquaIe(come già dirli) uà il Doge co la Signoria a vi-
ficare ogni anno nel Tuo giorno fé ftiuo la chiefa di Saa
ta Giuftina. Henrico terzo Re di Polonia, per la mo r
tedi Carlo IX. fuo fratello Redi Franza, eifendo
chiamato a quel Regno, pafsò per Venetia , doue fu
con trionfi grandiiiimi raccolto, & in particolare dal
Principe con fodisfattion di cadauno accarezzato . Si
abbruggiònel palazzo il Collegio , & fsnticoilegio,
con una delle cube della Chieià di S. Marco. Morie
finalmente il Principe , & fu in fuo loco all'unto al
Principato del 1^77.
%é Sebastian VeniEro non mai a baftanza lodato,
ilquale col ualor che inoltrò , & dell'animo, & del cot
po,aH'hora che eifendo General per la Repub.fu pria
tipal cagione di ottener la già più uolte nominata vit-
toria contra Turchi , in modo iìacquiftò gli animi di
cadauno, che mi racoiofamente, & a uoce in un'inftàte
fu in loco dei mor;o Principe ad una tal dignità ele-
uato. Cello nel principio del fuo Ducato quella iro-
manifiìma peite, cagione che( cerne già ui dilli ) ogni
anno fi uifita la chiefa del Redentoreialla Giudecca.
li Ponrefìce màdò a donarli la Rofa , dono che fi fuol
fare à più cari amici Principi loro. Siabbruggiò di no-
■uo il Palazzo doue arie 1 a Sala del Scrutinio, il CqI-
Jegio de'X 1 1. quello de X X V. il loco oue fi ferua
tianolefcritture de Notari morti , la Quarantia ciuil
nona, & tutto il Salone dal gran Configlio fino al capo
•del Parodilo, che già uoi ne mmafre di l'opra. Etdopoi:
mori il Principe^ in ino loco fu eletto del 1)78.
*7 Nicolò da Pónte Dottor, Caualier ,& Procu-
*atore,huomo do;iiiT;mo, & ne manne^gi della Rep,
eccelka
76 \ LIBRO
cellcntifrimOjComc di ciò ne haueua già datofegno iti
più legationi,maginVati,&alnicarichi,che cornea per
fonauirficientilììma gli erano da fauii padri più uoke
ftati commetti. Vuie quello hoggidi , & dimoftra the
le opere hanno di gran lunga auanzaco l'afpettatio-
ne: cosi il Signor Dio per tua bontà, & per la fua re li-
gioia vita gli conceda ogni felic tà,per fodisfation fua,
& per tranquillità di qucftaRepublica.
For. Po. che la uoftra cortefia Sig. è ftata tale, ch'ella fi ha
degnato cosi breuemente narrarm i focceili dePrin-
ripidi quella Otta ,io non <ò s'io debbo richiederla,
che mi racconti anco qualche cofa dt/Patriarchi, per-*
ciò ch'io dubito di non efler molefto.
Vcn. Sono obligato a farlo,che così vi promifijma andiamo
cosi ragionado verfocafa mia, ch'io vaglio, che reti ate
a definir meco , e ragioneremo quel che più ih piace.
Vox. Io ueg£Ìo che più ogn'hor vado crefcédo in obligo ed
voi, ma per n >n le far torto, accetterò l'inulto.
Vcb. Ora per tornar a propofito. D-cochenel principio
della Città , gli fu dato il Veicouo, il cui titolo fu pri-
9 ma Veicouo 01iuol^rc,p^(t chiamò Vefeouo de Mor
ti , perciò che egli tirau i un'entrata delle decime de
morti. S'incuoio finalmente Vefeouo Cartellano. Ma
«j'.iàdo Grado fi dishaDitò, in tantoché Veneti a creb-
be grandemente, :ì trasferì il Patriarcato di Grado in
q aeft >di V neui.Fùaduqaeil primo Vei'.di Venetia
1 Obelalto Manno figliuolo di Enegro Tribi.no da Ma
lam ")Cco,l ano 774.huomo di vita ringoiare, e religio-
fo.Morj iS.ann- dopo la Tua elemone,& gli l'eccelle.-
a Ch '.Itoforo Dannato Greco, l'anno 7^ z. c<;ftui eflen-
doli .•- udentemente gouen-iato nel luo Ve couado,
col dar ! moline a pouen,t far aftinentia , mori Tanno
17. e fu eletto.
3 Odo Orfeo! ) fratello d'Otrcne che fu Doge.C ftui
cacci toOttone,tol e il Do^to peri! fratello fin che
tornaiTe,ma in:e(à la fua me) .c,nn. n.io il ijogaio,c
ritornò alia m* Chieta. Vaie duci aum*€ in eletto
<*io-
P R I M O. 77
4 Giouanni Sanino dell'ordine de gli Himilìati, lette-
rato,& amato molto dal Clero, prudéte nelle lue opc
rationi,e di buona vita, ville fei mefi,e fu eletto
5 Mauro Vicentio,'ilqual uiife io. anni e fu eletto
6 Domenico Badoaro Veneto. l'anno 86z
7 Craifo Eatio. £73
8 Giouanni Sanuro Veneto. SS 9
9 Giouanni Aucnturato Aquilino. ?pi
io Lorenzo Timensdeum Monaco bianco. 91S
11 Domenico Moro Veneto. 53^
12 Domenico Dauit Veneto Eremitano. .54^
13 Pietro Malfatto Padouano. 971
14 Orfo Magadizzo Veneto. 981
1? Domenico Badoaro Veneto. opi
\S Pietro Quintauelle Veneto. 1000
17 Gregorio Giorgi Veneto. 1009
18 Marino Galliano Veneto. ioio
19 Domenico Gradenigo Veneto. 1040
20 Domenico Gradenigo Veneto. 1059
21 Arrigo Contarmi Veneto. io<?£
22 Vital Michele Veneto. 112?,
23 Bonifacio Falicro Veneto. 113 1
24 Giouanni Polani Veneto. 114»
2? Vita! Michele Veneto. 117S
16 Filippo Caflolo Veneto. noi
27 Marco Nicola Veneto . rio»
28 Vital Michele Veneto. \%s%
29 Marco Morofìm Veneto. JMf
30 PietroP.no Veneto. 1260
31 Gualtiero Agnus Dei Veneto. iz6%
32 Tornalo Rimondo Veneto. 1272
33 Tomaio Franco Veneto. 1172
34 Bartolomeo Querini Veneto. 1174
35 Simon Morofìni Veneto. izò%
36 Ramberto Polo Boi ogpcìc. 1291
37 Iac mo Contarmi Veneto. 1303
3$ Bartolomeo Querini Veneto. 132?
Michele
78 LIBRO
39 Michele Cakrgi Veneto. i^z
40 Angelo Delfino Veneto. !^6
41 Nicolò Morefini Veneto, 1^40
41 Giouanni Barbo Veneto. 1349
43 Paolo Fofcari Veneto. !^ ^^
44 Giouanni Amadio Veneto Cardinale. *3 79
45 Angelo Corero,che fi» Papa Greg. XII. 15 79
4(5 GiouanniLoredano Veneto. 1385
47 Francefco Fallerò Veneto. 1^0
48. Ieronimo Delfino Veneto. 1393
49 Francefco Bembo Veneto. 1398
50 Marco Landò Veneto. 142^
fi Erancefco Malipiero Veneto. 1429
5* Lorenzo Iuftiniano, Huomo di fantiflìma vita , in^-
tajito ch'egli è ftat'o canonizato dal papa, & ha a Ca-
mello il Tuo altare. Qu citi iu il primo Patriarca di Ve
netia,Panuo 14 yo
?3 Maffio Contarmi Veneto. 145 1
54 Andrea Bondomiero Veneto. 1460
55 Gregorio Corero Veneto, 146?
$6 Giouanni Barozzi Veneto. 1467
57 Maffio Ghirardo Cardinale Veneto, 1466
53 Tomafo Donato Veneto. 1492.
59 Antonio Soriano Veneto. 1504
60 LodoiiiCo Contarmi Veneto. 1708
61 Antonio Contarmi Veneto. 1508
6x Ieronimo Quirini Veneto. 152.4
63 Pier Francefco Contarmi Veneto. 1554
64 Vicenzo Di edo Veneto. 1555'
65 Giouanni Triuilano , che viue al prefente. 1560
For.Iofon rimalo fino 3 qui molto fedisfatto deluoftro
ragionaméto, & però ve ne tengo obligo infinito. Ma
quando io non ui fofli mole fro, hai ei caro, che mi dice
fte qualche cofa del goueroo dello Stato,& delie ma-
terie appartenenti a Giù dici j.
Vcn. A me fate uoi piacere .-fl'ai, come uiho detto altre
ucite, però in quanto per me fi potrà, uoi faperete
quel
P R I M O. 79
t^uel tutto ch'io credo intédere in quefìa Rep. ma per
<lar principio fenza perdimento di tempo,voi hauete a
tenet ferme h'il
Gian Qoa •l:o è la bafe di queflo Stato, percio-
c^ie in queito fi creano tutti i magiftrati , d'alcuni po-
chi in fuon,chefon propidel Pregadi. Vanno in Con
figlio tutti i nobili che paflano 25. anni, o che da 2?.
anni in giù .hanno tocco ia forte il di ài. Santa Barba-
ra di patemi andare. S'aduna ogni Domenica per l'or
.dinano,e le felle fra l'anno. Et ogni u.olta ui lì difpen
. fano jioue voci,ch'ebelliiìima cofa a uedere. Entrano
finita ch'è la trottiera,poco dopo mezzo di}8c ftanno-
wi lino a 22 ,hore,poco più o meno di Verno, & di Stan-
te ui uanno la marina auanti difnare ; & per l'ordina-
rio vi entrano da i4oogentilJhuomini.
Pregadi. Quello è quel corpo che li chiama propria
mente Senato, nel quale entrano moki honorar.: ucc-
elli. In quello Coniglio fi determinano le deliberar
tioni della pace,e delia guerra; auéga ch'anco il Cóf.
de Dieci porta ciò fare: ui fi fanno anco leggi . Crea il
Capitan General dell'armata . IlProueditor General
per tetra. Creaao quei di Pregadi,! Saui grandi, i Saui
di terra ferma,& i Saui de gli ordini.
Collegio è cópolèo del Principe,di fei Configliene
di fei Saui grandi,di cinque Saui di terraferma, di cin-
que Saui de gli ordini, e di tre capi di Quaranta ciimi
nali. Nel collegio fi leggono le lettere, fi danno audié
z2 a gli Oratori, fi dilpen'ànocaficiuili, ne'quaìi fido
mandano delegationi. E finalmente il Gojlegioe vna
mano che porge le cofe a gli altri Configli, o Magiftra
tì,a quali elle s'appartengono per.refp.editicne.
Saui Grandi. Quelli ionolei de' più riputati rino-
mini della Città. Procurano le cofe della p^cc, e del-
la guerra jficriuono , e rifoond no a Principi 3 confi-
ggano, e gouernanola Rep. è introducono l'opinion
loro nel Pregadi.
Sani di Terra Ferma . Quelli fon cinque . Hann©
lame-"
So LIBRO
la medefima auttorità, ch'i Grandi, cornali fon infie-
me neiramminiftrationc . Procurano le materie deJ
Soldati. Et fono huomini molto riputati,
Saui degl'Ordini . Quelli fon cinque , ma giouani
per lo più, iquali hanno belliliimo campo a introdurli
ne maneggi del gouerno ; e propongono , e dicono la
lor opinione; e s'eflerciuno guardandoli nello fpec-
chio de vecchi.
Configlierifonfeì, vnoper felìicro; fi eleggono de
più honorati gentilhu omini della Città , richiedendo
coli la grandezza, e la dignità del Magistrato . Seggono
col Doge, e con quello elTeguifcono ogni faccnda ,e
malli inamente priuata,comeè daraudienza, e legger
publiche lettere,conccder priuilegi , & altre coli fatte
cole. Lequali non poflono efìer eifeguite dal Doge, fé
non vi fono quattro còfiglieri, & lenza il Doge eflegui
feono . Hanno auttorità particolare di proporre in
gran Confìglio le cofe che occorrono.
Configlierida Baffo. I Consiglieri durano uno an-
no,otto meli iti Collegio, e quattro nella Quarantia
Criminale,doue continuamente feggono tre Cófiglie
ri. Polfono feder in quello giudicioi quattro primi
mefi,o li quattro ultimi, o li due primi, e li due ultimi .
Tato che, chi è Cófiglicro da ballo, o egli è flato, o egli
debbe efler grande Cófigliero \o ueraméte egli è lta-
to,o debbe eifere Cófiglier da balfo.Et però e nccefla-
rio che còtinouamente fieno noue.Configli eri lei che
affiduamente leggono col Doge, e tre nella Quaran-
tia Criminale, che afcoltano le caule criminali!
Doge. Quello è il fupremo Magillratodi quella
Rep. li chiama anco Principe, e rapprefenta come ca-
po il Principato in quello Dominio , a gli habiti , alla
pópa,alla habitatione, e in ogni al tra colà. Si battono
le monete, lì fcriuono le lettere in luo nome . Tutta-
uia non ha auttorità nelfuna, fé non quanto gli è cóce
duto dalla legge. In fomma egli è il primo huomo ycr
preminenza che noi habbiamo in quella Città.
Pro,
PRIMO. Si
Procuratori di San Marco. Di quefti noi habbiam
ragionato di fopraa baftàza. ui s*aggiugne,ch 'effondo
grado di grandifs. dignità a uita, uannoinPregadi,ma
in Conf. di X. nò, te no quelli che rimangono alla bal-
lottati one. A mminiitrano le cofe della Procurarla, e
polfono anco eilèr Saui Grandi.
Confìglio de Dieci. Quello Magiftrato ègrauiflì-
aio. Fu creato Tanno 1 3 1 o.a' 1 6. di Maggio , per con-
feruation della pace,e perla cócordia, cllendo feguito
il tradimento diBaiamonte,e del 13 11. fu confermato
per cinque anni , uedendo quanto egli folle ìàlutifero
alla Rep. e s ordinò che fi adunalfe ogni Mereordi do*
pò delìnare, e del 1 3 1 y.fù confermato per dieci anni,
& finalmente del 13 3 f . a zo.di Luglio, fu confermato
perfempres&fù propofto oltre a quelli che uiolano 1*
publica Maeftà del Stato, alle fette, a trattati, a fodo-
miti,a monetarii, alle fcuole della Città, e alla Cancei
laria. Maneggiano alcuni danari. Et hanno galee nell'
Arfenale, e artiglierie col fegno loro, ch'è qfto C. X.
Et auuertite,che quando hanno a dar fententia d'alcua
reo che fia nelle lor mani per alcuno de fopradetti de-
litti , non può quel reo , ne per le ftefo , ne per altri,
agitar , e difender la Tua caula in detto Configlio , ma
comparisce dinanzi a capi, e di tutto quello ch'egli di
cefe ne piglia nota. Et un de capi introduce la caufa
nel Còfiglio loro. In soma egli e Illuftrifs. & Eccelle»
tifs. Magiftrato fra tutti gli altri, e di gràdifs. riueréza*
Auogadori di Commune. Quefto. e Magiftrato di
gran riputatione nella noftra Città. Ha principaiméte
cura di far ofTeruar le leggi. Placita i rei nella Quara-
tia Criminale Procedono con tra color,che copranole
liti.Hannoauttoritàdiuederi pFoceftì di Signori di
fiotte.Poflon tagliar tutti treinfieme gli attiaifenti di
lo.ducati.Hànoauttorirà di chiamar amédue le Qua-
rantie con licenza del Dominio . Et finalmente fono
di molto auttorità nel noftro gouerno.
Cenfore. C£ueftifurcn creati 1 anno 15*17. Hanne
F cura
St LIBRO
cura alle cofe de Brodi, al coturnato uiuer della cit-
tà. Son lor fottopofti torcameli, e famigli. Int< : ruicn
ordinariamente un Cenibre nell'eflaminc che fi fa de
rei criminali, e coli fatte altre cofe, lequali fon lor co
mefìe per leggi. Ora in tutti quelli Magiitrati confitte
l'ordine del'a publica ammimliratione.
F°r. Mi piace aliai. Reità hot a che mi diciate quel che noi
fapete intorno a Magiftrati ch'ani minaftrano la Gia-
ìtitiaalleperfone.
Ven. Et anco di quello ui fV.d «sfarò. Voihaueteadunqnea
ricoi dami, che alcuni Giudici fon Criminali , & alcuni
Orili, de qualialcuni fono a Rialto,& alcun! a S.Mar
co. Ma comincionando noi da Ciuili,che fono a S.
Marco. ( percioche poi tratteremo de Criminali) io
vi dico , ch'il primo officio, altrimenti chiamato Cor-
te ciuile, è il
Petitione. Si dice che queft'omcio hebbe principio
nel Dogato di M.Iacomo Tiepoiochefù l'anno 1x23.
Da prima hebb^ quali la cura di tutte le facende,ma
accrelciuto poi l'Imperio della Rcp. e moltiplicati i
negotii , fi crearono ai tri diuerfi Magiftrati, & di tépo
in tépo moltiplicano in quel numero che hoggi fi ve-
de. Giaudiuano i litigi: ch'occorreuano tra foreftieri,
e quei della terra Giudicauano lino alia iomma di cen
to lire, da indi in su s 'andana in Collegio.
Por. Come intendete uoi quelle lire?
Ven. Io ìntendo,che un mezzo ducato è un foldo ceto lire
de grofsi fon mile ducati . Hora uenuto al principato
M.Francefco Dandolo, uolfe , che il Petitione afcol-
tafleoltralafommadelle centolire,e che haueflero
altre auttorittà,come farebbe in cercar i rei fugitiui, e
pegnorare.Ma hoggi fanno fentétia,egiudicio da cin-
quata,ducati in su per ogni qualità per gràde ch'ella
fi fia,ogni volta però che la caufa uada a qtiefto officio
Riuedòno oltra qllo 1 guaiti delle robe mercàtili che
fono in Doana. Fanno olleruaM patti chcgli huomini
fanno tra loro,con io iitruméti,come anco in qualun-
que
? R I M O, 8$
quc altra maniera.Sono Giudici cópetenti tra'i padro*
ni de nauili,e i mercatàti , o^ni uolta però che non fi
tratti de noli,percioche quefta cognitione s'afpetta al
la corte del Foreitiero^come più innanzi diremo. Tari
fanoleipefe a pupilli a inftanzade Cómiifari , e Tu-
tori,ogni uolta però chei Procuratori di S. Marco no
fono commiiiarii, otutori.Quàdoin qualche teitamé
to fi beneficia qualche uno a tcmpo,o ad età,fanno ha
bile per terminatione , che quel beneficiato pofla an-
dar al beneficio^ per efler uenuto il tépo,o per hauer
Tetà dal Tettatole ordinata.Sein unteftaméto occor-
re( fi come qualche uolta occorre)qualche punto du-
biofo,queiti giudici lo fanno chiaro. Ratificano le fen-
tentie arbitrarie da $o. ducati in su. Quando occorre
ch'i commiifarii fi uogliono compromettere,uannoal
Petitione per la licenza. Quefti giudici fanno fenten-
tia,fanno parimente terminationi, & a fuo luogo dire-
mo della materia delle fen tende.
Foreftiero . Hebbe principio nel Dogato di Auro
Malipiero fanno 1 178. Giudicano tra Venetiano,e
Foreftieroje tra Foreftiero,e Foreftiero. A queiti Giù
diciuannole materie dei fui di cafa, elacognitionia
quefta materia e ^ pria del Foreiliero^af eifecutione
vi a Signori di notte Ciuili. Hàno la cognitione de no
li delle Naui : & delle varce , cioè delle partici pation
del danno patito , quando per necefììtà di fortuna fi
gettano in mare le robbe de marcatati , che fon fopra
le coperte delle naui, che fonili pericolo d'affondarli.
QueftiGiudici da io.ducatiin giù non accettano do-
manda e rifpofta, ma procedono fommariamente.
Mobile. Hebbe quello Cocioilfuo principio Tan-
no. 1 28 r. Le caufe da s o.ducati in giù nano alla Corte
del Mobile. Queiti Giudici giudicano beni mobili,
lafclati ne teftameti,e da i mobili prefero nome di Giù
dici al Mobile. E quell'officio era prima della Corte
delForaftiero,ma poi il Doge M.Fraceico Dadolo die
4e cotal negotio a prefenti Giudici. Giudicano,!! come
F i anco
84 LIBRO.
«meo il Pctitione, col quale quefto officio ha qualche
participatione, eccettuando la fomraa del negotio.Da
no Tentenna a legge fopra punti di teftament i di beni
mobili, & fopra inftrumenti . Sententiano fcritti di
mano propria fottoferitti per due teftimoni.
Procuratore. La degnità e & l'amminiftratione è di
molto maneggio : Però fu ordinato un'officio l'anno
H7i.ilquale hàprefo da Procuratori quel nome. In
quell'officio fi giudicano le caufe ai Procuratori afpet
tanti: percioche a quefta Corte s'addomandanoile-
gati,efiendoi Procuratori commilTarii, e tutori. Af-
coltan quelli Giudici le differentie delle pofleiTioni
di fuori :& dico di fuori, percioche anco gli ftabili in
quefta Città fi chiamano poffefsioni. Afcoltano le do
ne che fanno profefsione d'efler mal maridate.Et que-
fli Giudici furon creati nel Principato di M. Lorenzo
Tiepolo.
Proprio. Hebbe principio neltépodel Doge Vi-
tal Falerio Tanno 1094. Quell'officio ha quattro mé-
bri principali: l'uno è la materia de'pagaméti delle do
ti,fcioltoil matrimonio > l'altro le diuifioni,che fi fan-
no trai fratelli: il terzo èie foccefsioni che uengono
ab inteftato: il quarto è la materia de'confini delle fa-
briche.Oìtra quefto trattano tutte le caufe che fon tra
ftretti parenti.Quanto al primo membro. Le uedoue
leuano le uadie, nelle quali fi contengono le qualità
delie lor doti, ch'elfe richieggono; lequali doti fi pa-
gano,prin?a co'beni mobili, & poi con gli immobili;&
1 pagamenti fi fanno tanto de i beni di dentro , quanto
«li fuori. Oltra qfto,come i fratelli dopò la morte del
padre uengono in difpareri, quelli Giudici fanno le di
uifioni giuridicamente,(èpereuenturai fratelli non la
fhnno de plano. Nel terzo mébro uengono le foccef-
fìoniab inteftato 5 percioche quei che pretendono di
foccedere al morto,mettono la focccfsione, & hauen-
doprouato per teflimonii loro efler parenti, fi mette
la focccfsione alle ftride,& nò «Sparendo niuno a có-
tradire
PRIMO. $s
tradire la leuano,& uano al pofTerTo. Prouedono fimil
mete i Giudici a i beni di coloro che fi muoiono in na
uè for di Venetia,perciochc fé gJi fanno afiegnar nell"
officio , & dopò gli difpenfàno a chi di ragione s'afpet*
tano.Dano i concienti trai più ièretti parenti i fecódo
la legge. Dano fimilméte tre chiamori,! quali per loro
s'euacuano,cioc fopra foccefsioni,fopra 6Ófini,& fopra
fabriche. Hanno cognitione del criminale, ma in cofe
ordinarie.
Eflaminatore. Fu incominciato eflendo Principe
M. Rinieri Zeno. Soleuano(fi come anco fogliono) et*
faminar teftimoni ad perpetua rei memoria , ilche fa-
ceuano quand'alcuno de i teftimoni era aftretto a par-
tirli della Città,o che foffe in pericolo di morire,!! chia
ma etìaminar'in foglio; & quefto dette loro il nome d*
Effaminatori.Conofcono fé le véditioni so bene,o mal
fatte,quantoagli ordini delle leggi. Interuengono
nell'alienationi fatte, fi da Commiliari , come d'altre
perfone. Sottofcriuonoagli inftromenti delle dona-
tioni,peri quali fi poflbn ad domandar beni mobili,
cioè di manifeftationi.di Zudegadi, & Breuiarii. Qua-
do fuflero pafTati 3 o.anni che alcuno hauefTe pofiedu-
to,& preformo , leuano lo inftromento del poflefTo.
Sei creditor d'un morto hauefTe paura di non efler fo*
disfatto del fuo credit o,& uoleftefequeftrare ,ointer
dire i beni nelle mani a chi gli hà,£juefti Giudici gh da-
no licenza. Danno il proprio,& fine proprio di uendi-
te,perche la cofa uenduta fi mette alle ftride.Dannoil
uigor,& robor trasferendo il credito in terza perfona;
& tutti quefti atti fi mettono alle ftride , onde poi ne
procedono iChiamori,chc fon differenti a quelli de
quali di fopra dicemmo: & cotai Chiamori fopra pi*
gnore,donationi,poflefsi, dati de refudafon, uigori,
& robori,fimili altri, s'euacuano per li ftefsi Giudici,da
tre infuori;, iquali fono , fopra inueftition d: Zude-
gadi, fopra iententje,& fopra uendite, iquali ion
dati per lJEiTam alatore, mai Giudici di Proprio
F 3 §U
*6 L I B R O,
gli euacuano . Leuano i Breuiarii in forma di tutta-
mente Tengono in nota tutti i Legati conditionati»
accioche non poffa accadere , che s'alieni contra la vo-
lontà del teltamento. Danno notitia a propinqui, e
collatcrani di tutte le inueftitioni della proprietà fat-
te per loro.Fano le fentétie di Documéto,i Cogniti de
i pegni,& le fententie di Mifuendere. E quefto officio
corrifpondente;& implicato colProprio.Hora voi ha-
uete vdito quali fiano le lèi Corti a S. Marco. Et haue
te a fapere che tutti i raccontati òfficiifono per le cofe
di détro della Città , che di quelli difuora ragionare-
ino a fno luogo. Trapafsadohora da i predetti officii
de quali vi ho foccintaméte dimoftrato rauttorità,ver
remo a gli altri, che fon in S.Marco , fé cofi pare a uoi.
For. Seguitate pure fecondo ch'a voi torna meglio.
Ven. Cathaueri. Quelti fono i Giudici Fifcali, & ricupe-
ratori del publico,e furono creati Tanno iz8o. Socce-
douo ne'beni del morto ab inteftato,ogni volta,ch'egli
non ha focceffore.Son rifeotitori delle penech'impó-
gono gli altri Giudici a i litiganti. Già maneggia uano
la materia de'contrabandi, hoggi è propria de gli Auo
gadori.Son Giudici de Comiti,& de'padroni delle bar
che. Vendono all'incanto i terreni per nome del com-
mune. Son Giudici nelle cofe rit rouate nel mare , Se
ne'thefori che fi truouanoin terra. Afcoltano le diflfe-
rcntie de'Pellegrini che vanno in Gierufalem tra i pa-
droni delle Naui che gli portano, & nell'officio loro li
fcriuono i Pellegrini per nome . Riconofcono tutta la
materia de'Peotti. Son Giudici d appellatone in alcu-
ne caufe di poco valore , che fi trattano alla Giuftitia
Vecchia, o in altri luoghi. E ftato noucllamente com-
meffoloro di giudicare le cofe de Ciprioti. Hoggi i So
pradatij hanno gran parte delTaattòtità che era già de
i Cathaueri.
Piouego.il proprio nome di quefto officio è Publi-
fo,ma corrottamétefi dice Piouego. Quefti riconofeo
«o i contratti vfuraucj. Hanno cur a delle uie publice,
&chc
PRIMO. 87
& che i Seftieri,& i Canali non fiano occupati d'alcuno
edificio priuato.Sòn Giudici da zo.lire in giù. A Rialto
conofeono ogni contratto vfjratico per ogni gran iota
ma ,perciochie fiedono anco a Rialto . Et furon fatti
l'anno iz8o.
, Sindici. Et perche la facoltà che fi confuma nelle li-
ti,non vada anco in eftrema rouina,per l'ingordo appe
tito d'alcuni Auocati,de'Capirani,e decapi di guardia
co'loro officiali , fono ftati crea ci tre huomini , iquali
fon chiamati Sindici, Quefti fon lòpraftanti all'ingor-
de^ auide fpeie fatte oltra il douere , ne gli atti delle
cofeoiudiciarie , & contra l'intentionc di queft© beni-
gniflimo Stato, Accettano le querele, & fatta la fenté
tia,'òn eenfurati d9. gli Auogadori,perciocheefn o lau
dano,o tagliano le fententie de i Sìndici. Quefti entra
no in luogo de i Giudici ordinarii,quandoicn cacciati
dalle pane litiganti.
Sopracaftaldi. Fatte le fententie bifogna eseguirle.
Quefti adunque fono i Giudici d'eflecutione. Efti uea
dono i beni per fententia intromeffi,& afcoltano le dif
ferentie;ch auengono fopra rintromiflìonij'effecutio
BÌ,concraditiom,& cole altre firn ili a quefte.La matti-
ua fono a fan Marco. Hanno anco luogo a Rialto . Fu-
ron creati l'anno 1 4 7 1 .
Superiori, E perche nell'efleCutioni delle fenrentie
puònafeer errore, fu ordinato , che'l Principe udiife
rappellationi dell' elfcciuioni fatte da i Sopracaftaldi.
Ma perche la pedona del Principe dotiea attendere a
cole maggiori , furono ordinati} Superiori , iquali ha-
uelfero a cenfurar gli atti de'Sopracaftaldi . E perche
anco i Superiori poifono qualche uolta errare nelle
loro deliberationijfù parimente ordinato, che da gli at
ti di quefti fi potelfc prouocarea i Signori Auogadori.
Furon creati Tanno 148?,
Auditori Vecchi Rade uolce; o non mai fi conten-
ta colui ch'è perdente ingiudicio , delia- fententia del
primo Giudice. Da quefto è nato , per fatisfattion dei
F 4 liti-
88 LIBRO
litiganti , che le fententie da i primarii Giudici uanno
in appellatione.Fu adunque a quello eletto inftitui-
to,che i tre Auditori vecchi udilìero Tappellationi del
le caufe della Città delle Corti di S. Marco, & di Rial-
to: pcrcioche i Con foli, &iSopracófoli fon chiamate
Corti.Rimettono le caule , oueramente l'intrometto-
no in Quarantia Cinil uecchia.Comandanoa requifi-
tion della parte,eiren do giù Ih caufa,al Giudice prima-
rio , che metta la Tua opinione in fcrittura . A fcoltano
tutte le fententie per itridorc,& per binam. Hanno co
gnitionedei teftimoni,&fefi debbono ammettere o
nò .Non poflbno ammettere iteftimoni non allegati
nel primo giudicio auàri la prolation della fententia.
Non pofTono intrometter le fententie,ouer le ratifica
tion di quelle emanate ex compromiflb de iure , & de
facto, fé gli arbitri , o la maggior parte di loro non di-
ranno auanti la ratificatone hauer prefo errore . Et gè
neralmente le caule de i compromeilì afpcttano a que
ito officio, eccettuando la fubornatione, & il fai Co : per
ciocheallhorafi deuolueagli Auogadoridi Comma
ne . Nel fufpendere le fententie, fi cita la parte,nelle
caufe de maiori , ouero s'intromettono , o fi leua la fu
fpenfione, in quelle di minori, ouer fi tagliano,o fi lau
dano. Se la fententia ch'èinappellatione è fatta in
abfentia,gli Au ditori Tafcoltano , & ui fi può chiamar
fcritture , & atti non chiamati nel primo giuditio .
Ma le la fententia è fatta prefente le parti in contradit
torio,non afcoltanofe non quel che è chiamato in le»
tentia.Finalmcnte fon.Giudici d'appellatione in mol-
te caufe di dentro nella Città. Si dice che furon creati
Tanno 1340.
Auditori Noui. Quefti furono ordinati fotto il
Principato dello Steno, Tanno 1410 . & hebbero a
principio cognition delle cole criminali,fi come fi ue-
dc per una le2ge,chaflegna a gli Auogadori la lor aut
toritàjleuancìoìa a quefti,nellc cofe del fangue.Et per
«he la loro auttorità s'cftendcua in molte cole, fu prò
ueduto,
PRIMO. tf
tieduto,che nò fi potettero impedire nelle cofè de da*
tii,de priuilegii , de fubditi , & de danari della Signo-
ria Effi alcol tano le caule di fuori,che uengono in ap-
pellatane. Quanto alla materia delle intromifsioni,
non intromettono caufe le non afcoltano le parti in
cótradittorio,o fé ueramente non è citata la parte la-
timaméte. In una fententia oue fi a una parte mal fat-
ta, & un'altra ben fatta , poflono intromotter la mal
fatta,& leuar la fofpenfion della ben fatta . Vn folo de
gli A uditori può intromettere a Configli . Et le caufe
prima intromefle,o rimefsc,fono anco prima introdot
te . Intromettono di atti d'un Giudice pedaneo fofti-
tuto per un Podeftàin fuo luogo , ogni uolta però che
nó8fofse Giudice ordinario,o ueraméte Vicario. Si pof
fono rimuouere dalle loro intromifsioni felafentéza
fofse fatta contra gli Statuti, o gli ordini de'luoghi,
oue fofse nafeiuta quella tal fentenza ; in altro cafo
non pofsono. Son tenuti a far rintromifsioni partico-
larmente elprimendolacaufa d'efse intromifsioni , &
non in generale. Intromettono le fententie arbitrarie
in quella parte oue i Giudici hanno pre fo errore . Fra
termine di tre mefi fono obligati intrometter,© rimet
ter le caufe,ponédo le loro opinioni in fcritturajma (e
bifognafse tor prone , e formar procefsi , fi come fuci-
le auuenire,il tempo de tre mefi non corre fenoa
dal dì che è formato il procefso , nel formrr del quale
è lecito far di nuouo oblationi,capitoli , & cofe altre
che fon necefsarie alla caufà;& neirefsaminatió de te-
ftimoni,fi cita la parte a dar gl'in terrogatorii,& appref
fo loro non deducta deducam.Pafsati i tre mefi fopra-
detti non fi pofsó più impedir nella caufa,ma fon tenu
ti a beneplacito della parte rimetterla al Configlio, &
due di loro concordi pofson giudicar fé la cauta è ap-
pellabile, o nò . Setutti tre d'accordo laudano una
caufain fcrittura, quella tal caufa è fetta inappella»
bile. Quando fimilmente tutti tre leuan la fofpenfio-
*e,cotalfcntentia aon fi può più io (pendere, fino*
9o LIBRO
che non è tagliata per i Con figli-, ma fé fi lieua la fofpé
fione in contumacia, fi Colpendo di nuouo. Et le lo: pé
fioninon poifono eiìerfatte da loro per pili che per
due ìv^} oltra iquali non vai fofpcnfione alcuna , le
non è fatta con auttorità de'Configii, o Collegii,a
quali fi diuoluonocotatiappcllatiom. Non hi pendo
nolefcntentie fatte già uno anno, quantunque fi ri-
trattino Fanno le foipenfioni per due meli , d'otto in
otto giorni,citata la parte,e volendo palla r i due meli,
citatala narte,& udita, ofpendono col Coniglio, pe-
rò fecondo h. qualità de cafi . Quando naice e antro-
uerfia tra officio, e officio, per ri (petto della giuriid:'»-
tione,fi uà al D uni ni o, ma in quello mezzo gh Audi-
tori fofpendono . Ai notar delfint; omini onifanuo ci
tar le parti. Et le introminaoni non eiìendo fcritte, no
fono di alcun valore. Son tenuti amtrometter le fea
tentie non le potendo tagliare. In materia d'appella-
tioni. A. col tano le a ppei lattoni delle fententie per
alfentia,ma fé la lite nò è contentata, le rimettono per
ufanzaa Rettori . A quelli (ì deuoluono le appella-
tioni delle ententie di fuori in m iteria anco de beni
di Ch efi,dt Mona iteri, di Spedali, & cofi. fatti altri luo»
gfoi. Qualche uolta accettano lappellationi difentea
ze fatte per giudici non nobili Venetian^comc quel-
le del Vicario di Vicenz;^ & d' Vdene: & qualche uol-
ta non accettano l'appellatione delle temenze fatte
per gidd.ct nobili Venedanr, come quelle de Rettori
delle camelie di Mirtmengo,di darò, di Romano, Se
di fi fatti altri luoghi N m accettano appellationi di
fententie cornatomi ilane, eccetto che in caio d'enor-
me le Ione, o che l'aro» tro haueife fatto altrimenti di
quel che era tenuto per il compromeifoJMè di lenté-
tie volontarie, né di lentenze farte contra faldati , che
h m io ttipendio,aercioche quefta materia s'appartie-
nea Sani di terra ferma. Ne di tanfe di fpefe, le pera*
uenturanon foTero indebita mente fitte. Ne d'atei
iiueriocutoru con la eia ulula, fi quis fenierit Te graua-
tuoi»
P R I U O. fi
tiim, perche fi rifolue in vim fimplicis citationis . Né
di cedule pegnoratiue , o di vera eflecutione , fé non
folle indebitamente eccelli uà. Nericeuoao appella-
tione diduefententieconformiieduefententie fatte
in un medefimo officio per Giudici diuerfi di quel ofE
ciò medefimo non fi chiamano conformi, ma Temen-
ze conformi fon quelle , che fi contengono Tuoa con
Tal tra in tutti i punti,& in tutti gli articoli, in quanti-
tà^ in quaìità,cordemnando,o afloluédo, & che fon
fucceflìuamen te fatte, non una per l'uno, l'altra per
1* altro , & la terza per quel medefimo, per ilqual fu
fatta la prima,che fian fondate fopra le medefime cau
fe,a che fian fatte da giudice competente . Dopò ch'i
Rettori fon partiti di reggimenti, gli Auditori accet-
tano Tappellatione de Triuifani vn mefe dapoi,de gli
altri luoghi due mefi,da Mare Tempre. S'eccetuanoi
priuilegiati, che fono gli ignoranti , che dal di che lo
fanno corrono due mefi ài tempo. Le Chiese , Funi-
uerfità, i luoghi pii, i pupilhje vedoue, imiferabili , a
quali non corre mai prefcrittione d'appellarfi. Le lo-
ro lettere d'appeilatione generalmente fofpendono
FefTecutioni diffinitiue, fuora che fiTlTriuifano,a Sa-
benico;& neluoghi d'Oriente . Nella patria del Friu
li l'appella tioni n debono terminare fra quattro mefì,
altrimenti data fideiufììone s'efieguiìcono.
Auditori NouirTì mi. Et perche i mclti negotij di
fuori occupauanogli Auditori Noui,in tanto,che per
cfpedir le cau fé de maiori,quelle de minori reftauano
in dietro, ondei poueri patiuàno alfai , fu creato que-
sto nouilTimo officio nel Dogato di M.Pietro Landò.
Effi, fecondo la loro proportione,o<reruano affai cofe
<ìi quelle che ofìeruanoi Noni , ma da 50. ducati in
giù laudano o tagliano , ne intromettono altrimenti;
perche le caufe de minori nonpaffano alle Quaran-
tine. Da cinquanta ducati in sii le caufe fìdeuoluono
agli Auditori Noui.
Sig. di Notte Ciuiii . Q^iefìi furpno creati nel
tempo
92 LIBRO
tempo di M.Pietro Landò Principe.Hanno cognrtrov
ne d'alcune cofe che non fono tutte criminali, ne tut-
te ciuili. Sono esecutori della Corte del Foreftier»
nelle cofe de fitti di cafa. Hanno nelle fa briche dile-
gname,quellaauttoritàchehàil Proprio ne gli labi-
li di miouo. Giudicano in materia di truffa. Sono ese-
cutori delle cartoline che fi leuano per conto di fpefe
fatte in litigi.Sono effecu tori delle fententie ratte di
fuori. Nel tempo delle ferie danno farfragii neceiTa-
rii, mentre che gli altri orli cri ftanno ferrati.
Signori di notte Criminali. Nel principato di M.
Marmo Morofìni furono ordinati due Signori di not-
te,de'quali uno hauea podefrà di là da Rialto, l'altro
di qua: ma nel tempo del Doge Zeno, che il tuttofa
tra il 1 244. fino al 60. ne furono aggiunti quattro al-
tri, onde fi fece la fommadifei. Quefti fono ordina-
ti a cuftodir la Città da gli incendii , da gli homicidii,
& dalle incurfioni, che fi fanno la notte . Hanno aut~
torità di far fangue,interuenendo la Quarantia , e tal
uoltala Corte del Proprio. Son recognitori de ladri .
Danno pena a chi ha più di una moglie; & alla mo-
glie,che habbia più di un maritò . Son cognitori de i
rapitori, e corruttori delle donzelle . Punifconoi ri-
cettatori de ladri , e i compratori delle robe rubate,
quando effi compratori lo fanno.Hannoaut torità fo-
pra i Giudei quando s'impacciono con Chriftiane.To
gliono la pena a Medici che non danno la denunua
della cura di chi e ftato ferito.
Quarantia Vecchia. Nel principato del Fofcari,
che fu l'anno 142/-. fi creòquefta Quarantia. Lecau-
fc de gli Auditori Vecchi da loro intromeffe, s'agita-
no in quello Configiio,cioè quelle eaule che fon del-
la terra. Le gratie paiTano per quefta Quarantia. Sta
no otto meli nella Vecchia , & hanno tre Capi , iqua-
li danno il pendere,© ueramentc il Configlio al-
le caule. Le caufe priuilegiate precedono all'altre:
Priuilegiatc fono, tra padre , e figliuolo^ tra fratello,
e fra-
PRIMO. 9ì
efrateflo; tra madre, e figlia ;le patte ; caufe di pri.
gioneri; di mercedi ; d'alimenti di pupilli 5 di Prodi
ratori di San Marco. L'altre iì deputano , & danno-
fi fecondo il numero alquale effe fon polle. Se per
forte occorrefle che nel ballottar non fi lèrualTerogli
ordini nei facramento , e nei refto , l'Auogador può
ritrattar iltutco per parte del 1458 . Se le ballotte
fuflero pari,cioè patta nella Vecchia, i Nouifottoen-
trano. Coli ali'incontro,fei Noui fanno patta, i Vec-
chi l'afeoltano . Può accader come anco € occorlo
talvolta, ch'è lèguito patta nella Vecchia, & nella
Nuoua Quavantiain unmedefimocafo . Si hi ordi-
natole lafubfequente Noua giudichi.Ma le quefti
parimente impattalTero, fi cauan quarata huomini dei
corpo di tutto il Pregai, quali fanno giudicio. Si fole-
nano incorporar nelle patte, la Vecchia, Scia Noua
Quarantia; ma del 1 5 3 7. fu inftituito , come fi ha det
to. Soleuano hauer le caufe quattro di , nel primo fi
leggeuano le fcritture,gli altri tre fi difpenfauan nelle
difputationi . Hoggi non fi hanno più che tre ; ma ne
dui vltimi,cioè nel fecondo, e nel terzo Configlio £
di' puta,& fi leggono le fcritture . Occor'e che i Ca-
pi furon fpulfi infieme con i Vicecapi , eflendo rimalo
unfoloCapoiTAuogadore inquefto calo in luogo
di tuttifedetteabanco, & mede ballotca,perche l'A-
uogador non mette ballotte nelle Quarantie . Le cau
fé hanno tre Configli fenza alcuna interpolinone d'ai
tra caufa, eccettuandoli la Quarantia Noua .-perche
in quella il Sabbato fi ponno interporre i Breuiarii. I
Capi di Quarata no polfondare il Configlio a chi ad
elfi parcfle,ma offeruano le leggi circa alla priorità, &
i priuilegii,eccettuadole caule fafcali,le quali efll pof-
fono infieme col Dominio,dare & difpenfar fecódo la
lor uolontà. Le caufe , fenza la efpedition delle quali
le fabriche no fi pofifon continouare,fono apprefe nel
numero delle prìuilegiate.fimilméte le caufe della fra
terna della Carità. Fu ultimaméte nelTIlluftrif. Cófi
94 L I B> R O
g!io di X. prcfo , che l' Auogadore poifa fenza contra,
ditione alcuna hauere il Configlio nelb Quarantia
Vecchia. & Nuoua. Danno due caufe il mefe a gli huo
mini del Regno di Cirri, che fi truouano elfer'in ap-
pellaricne a Veneria. Efcono, & C\ cacciano fuori quel
li del Configlio,a quali afpettalfe la canfa, & tutu co-
loro che fon della prole, & propinqui , come germani,
confanguinei,ne:>oti figliuoli di fratelli, e forelle, foce
ri, Se generi,& barbi , fratelli del padre, della madre, &
cognati. patrigni, & figlialtri , debitori, o creditori del
le ->a:ti. Gliabfemi per f urto, homicidio, o altro ma-
leficio,non fono vd:ti , fé non per cinque Configlieri,
25. Quaranta, e due parti del maggior Configlio . Le
gratie rna volta lette in Quarantia, deuono auati che
quel Configlio compifca,en*er finite. Le gratie,chelbn
miite di candennation corporale, & pecuniarie, fi fpc-
difcono con cinque Conliglieri, due capi di 40. ciy.
della Quarantia, e perla pafte maggior del Cófiglio.
Ipouenalpeuere,ei Senfali infontico, fonoapproba
ti perla Quarantia. Niuno può pregar la Quarantia
né in Tua, ne in caufa d'altri. I Capi poiTonoeiler pre
gari per hauer il Configlio . NeiTun della Quarantia,
letta la parte, contradice alla intromirfion de gli Au-
ditori,le non fi chiamano etti Auditori, & le parti . Le
caufe deputate al Collegio di X. Sauii di Rialto iìde-
uoluonoalla Quarantia , cioè ne fono fpedite due al
mele,Scqueite fi propongono da i Capi di Quaranta
a tutte le altre czuCc. Non fi da il Configlio ad alcuna
catfa nella qual fia intereiìe del Dominio, fé non fi ci-
tano gli Allocati Fifcali . Qjeiti fufpendono le caule
che fono appellate. Vanno l'opra il luogo quando e
difficolta di conhni, e ftabili, quando 1 giudici prima-
rii furono lui luogo, & dilTero nella fentenza: Vifo lo
codiiterentie.
Quarantia Noua . Fu creata Tanno 14*2 . per la
legge Pifana, con quelle folennità che e ihta ordina-
tala Vecchia. Quella afcoiule caule intromeiìe per
gtt
P R I M O. $f
gli Auditori Noni. Lena i Breuiarii in teftamento. Di
vna caufa ai mefe a quei del Regno di Cipri, e di Can-
did Come la Vecchia entra nelluogo della Crimina-
Ìe,i Nouifuccedono in luogo dei Vecchi, e la Noua
fi crea. Nellelettion de i Quaranta fi creano i z. Capi,
tre per muta; e ogni muta dura due mefi : la feconda
muta enrra i fecondi due meli, la terza mnta i terzi
due meli :& la quarta mutai quarti due mefi . Di mo-
do che la Quarantia dura otto mefi per una. I Vice-
capi fono otto,due per muta: i primi per la prima mu
ta de i Capì, e fucceiliuamente fino alla quarta muta.
Vi fono oltra quello i Capi imboffolati, che fon quat-
tro,^ cafo ch'un de Capi mancaffe entra vn di quelli
in fuo luogo. Et i Vicecapi imboflolati, che parimen-
te fon quattro. Come s'adunano , il Notaro li fenuc
lun dietro all'altro per ordine , per fino alla lòmmi
cheeiTi faranno: perche non fem pie s'adunati tutti
Quaranta.Etdifotto un de: Capi di Quaranta chiu-
de il numero,lbttotcriuendo: Bernardo de i Pnuli Ca
pò di Quaranta. Quei che non uengcno fono appun
tati,& non hanno il lalario. Sotto slla nota fi feri uè.
Primo Conf. Caufa Verona? DBelrrandi Stella, cum
D.Ioanne deCaprino,introduc~ta dùcete . Et il primo
Configlio non fi difputa, né legge, ma prò forma bal-
lottano, & fi fegna la ballottatone. Nei fecondo Con
figlio f\ nota: Secundo Confil. Caufa con traicriptain-
troducente D.Michaele Marino Docì.&retpondente
D.PhilippoPincio.Et non fi e fpedendo la cai' fa, per-
che le non fi ncere fono ilare in maggior numero, lo
fcriuono di fotto replicando il numero: Et quello nu-
mero replica tona fce.perche fi ballotta due volte, Tu
na dietro all'altra. Nel terzo Configlio, & ultimo , ft
fcriue: Tertio Gonfi!. Caufa vltra fcripta introducete
D.Ioannede Vmcentibus, & Refpond.D. Ludouico
Vfper.Duplicante D.Toannea Soie Do& . & refpoo-
dente O.Aleifandro Bafadonna , Se qreilo perche nel
terzo Conf. lì fanno due,& più renghe per parte . N«
fi può
o£ LIBRO
fi può più oltra parlarli termine limitato per la mez-
zaruola,fenza la lettura delle fcritture , & ballottato
fi fóttoferiue
Quod incidatur. 1 1
Quod fit bona z$
Nonfincere. 3
Et quell'ordine fopradetto s'oflerua mede/imamente
nella Quarantia Vecchia. Il deputar delle caufe a i nu-
meri procede peruia di ballottationi .Eri Capi di
Quaranta fotto debito di facramento fon tenuti a de-
putarle per gli otto mefì, che cilì ftanno, cominciando
dal le prime iotromefle. EtilNotaro fermala depu-
tatone fopra un foglio , con il giorno, & il milefimo,
è tenuto portarla a capi di X. A far la deputatione
s'adunano tutte quattro le mute de Capi , che fono
a tre per muta 1 1. Capi. Et fé per cafo occorrefle che
tutti dodeci non potelfero deputare , entrano in quei
luogo i Capi imboflolati,& i Vicecapi. Et le caufe così
deputate fi danno fecondo l'ordine del numero, (e no
s'interrompe per cómiflìone de i Capi di X. come aué
ne quando l'Ambafciatore dello Imperatore richiefe
con grand'inftàtia al Collegio , che hceiXc dare il Cóli
glio a M. Aloifio Mafippo nella caufa ch'elfo hauea co
M.Maffio Bernardor& come quando fi dette al Farne-
fe Arciuefcouo di Napoli, & nipote della Santità di
N.S. a requifition del Legato.Quado talhora le part i
s'accordano, fi lauda informa Confilij,fe piace alla
parte, & la Quarantia prò forma ballotta . Talhora la
parte nò compare wtè al fecondo , né al terzo Cófiglio
&afpettatoperfpatio di mezza hora, la Quarantia
lauda la fententia . Oltra quello s'intende il Cófiglio
effer in ordine, ogni uolta che ui è un Capo ordinario,
& un Vicecapo. I Vicecapi afcoltano le parti che pre-
tendono hauer il Confìglio prima d'un'altr o,& che da
i Capi fia transferito all'altro Configlio. Dannofi del-
ie caufe più uecchie dopò lepriuilegiatetre al Mefe.
Collegio di XX. Quelli erano prima in Conf.di
XXX.
P *R I M O. -9T
XXX. poi di XXV & in fine fono ridotti a XX.Giudi
canoda3©o.dac-tiingiù diffinitiue.ofTernano gli or-
dini medefimidel e Quanntie, eccettuando che nel
dar i Configli diuidonoiMefi, perche duoi Meli di-
ftribuifcono alle caufe di fuori, & duoi Mefi a quelle
di dentro. In cafo di patta, le caufe di fuori uanno alla
Quarantia Nuoua,quelle di dentro alla Vecchia.
Quarantia Criminale. Ha giudicato caufe Ciuili
auantilacreation delle due Vecchia, & Noua. Noni!
ha memoria dv-liuo principio. Ha iCa;>i medefimi in
otto mefi, che furono nella Vecchia,& nella Noua.Ma
di più uanno nefriti di Paonazzo per honorificéza , &
uanno in Collegio , & in lor luogo fiedono alla Qua-
rantia tre Confi dieri come Capi . Il Principe fedeua
in quefto Configlio! ma aggrauato da molti altri ne°o
eiifotto il Dogato di Meifer Marco Cornaro,fù mfti-
tuito , che duoi , o tre de i Consiglieri fu fiero in luogo
del Doge. Giudicano le caufe Criminali, cofi le inte-
gre,come le prouocate alla lor cenfura. gli Auogadori
le intromettono come in fuo proprio Configlio, & le
agitano , & difendono la giuftitia fauellando contra i
rei , a i quali rifpondono gli Auocati de i Prigioneri ,
oueramente gli eftraordinarii . I Sindici iìmilmente,
cioè i recagnitori de iregg^méti di Mire, agitano i col
peuoli in quello Configlio, come Auogadori. Talho-*
chi ha prouocaco agita,o perle fte/fo, o per mezzo de
gli Auocati. Parjafi con tempo limitatola di quattro
mezzaruoleNon fi dà il Configlio riftretto:Ma T A uo
gador pirla quanti digli pare : &l'Auocato aU'incon-
tro rifponde quanto gli piace . S'aduna la mattina , &
fpefio danno i poftprandii,
Sig. Ali3 Acque.Son propofti alle cofe delle lagune,
$i dell'acque . Comandano che i C~ iaìi fi cauino . A
quelti obed feono i legni , che occupano neìh cit tà il
Canal principale.
Sig. Alle Biaue . Percjie ogni bene inftituta Repub-
blica proued.; al aiuti, abbondante della Città, &
G fperisi-
$S LIBRO.
fpetialmente de i formcnti: fi crearono i Signori alle
Biauel'anno 15 47. i quali hanno la cura del tormento
delle macine, & prouedono alla Città, in ogni tempo
Pipane; e fono di molta auttorità in quel maneggio.
Sig. Alla Sanità. Cuftcdifcono la Citta da tutte le
cofe che poteflero offendere,© per malattia , come
del morbo, o perimmonditie della Città, o per co-
fe giiafte,che fi uendeflero ,cosi perterra.comc per ac
qua. A quefto omeio togliono la licenza i Circulatori
éci Medici Aqueftoèicritto il numero delle mere-
trici. Et finalméte prouedono alla fanità della Terra;
Et hàno afiblutapoteftà nella uita in tépo di morbo.
Doana da Mare. Queiti furono ordinat; negli an-
ni de Meller Tomafo Mocenigo Do^e.veggono tutto
quello che le Galee publiche,& le Nani altrui porta-
no di mercantia. Nelafciano , che fi caui di Doana co-
la alcuna,fe prima non fi pagano i Datii ordinati.
A RIALTO.
I Magiftrati , & gii officii a Rialto fon molti , cV di-
merfi, ma non meno utili al publico di quei che fono
9. San Marco. Et percioche alcuni fanno giudicio , St
alcuni appartengono alle cofe del Dominio; diremo
prima di quelli, & dopò di quefti.
Cinque della Pace. Qv cfti Signori hebbero il fttò
principio nel Dogato di M Iacomo Tiepolo.Son Giù
dici di tutti coloro eh? fi dano,o pugni, o ferite, o che
iì dicono uillania,o ch'in altra maniera Ci fanno ingiur
ria: Et però eftinguendo l'inimicitie , & introducendo
le paci,fon detti i Signori della Pace.
Iuftitia Vecchia. Furono ordinati dal Principe M.
Sebaftiano Ziani. Afcoltano le controuerfie di coloro
che pretendono in qualunque modo mercedi. Puni-
feono i falfatori di ftaiere,di bilancieri paffi, & di fimi
li altre cofe. Metteno il prezzo alle trutte , & all'altre
cofe a queiìc finiili. Si fcriuono iu quefto officio i gar-
zoni
PRIMO. 99
ioniche per falario s'acconciano coni Maeftri . Già
hebbero cognicione fopra le lane, ma moltiplicati i ne
gotii,fù dato quel carico all'officio fopra la lana. Tut-
te l'arti fon fottopofte a quello officio. Da quelli i hot
teghieri fi fanno confermar i lorfegni,& quelli ricono
(cono per fuperiori. Hanno appellatione a i Cathaue-
rij&a^li Auditori Vecchi,fecondo le caufe.
Confoli de'Mercatanti. Tutte le materie di mercan
tia,oue accade compra, & uendita fon fottopoftea
quefto officio. Procedono fommariamente , &per uia
d'ellenfìone. Quello officio , e quel de i Sopraconfoli
fono computati tra le Corti, di maniera ,'. che confci
efficii da S.Marco,le Corti fono otto.
Sopraconfoli. Quelli conofcono i fallimenti dei
mercatante cofe dei pegni. Danno la fida ai debito
ri, cioè la fìcurezza di non eifer meffi in prigione. Stri-
dano i fuggitiui, & ucndono i lor beni , co'quali paga-
no i creditori,& olferuano quell'ordine . Elfendo ue-
auto notitia a noi Sopraconfoli come Giuliano da Ilo.
ma e per molti debiti fuggito,facciamo la fottofcritta
proclama, iufta la forma delle leggi,e quello per effe*
certi,che'i detto s'hà affentato . Di comandamento di
Mag.Signori Sopraconfoli. Cum fìt , chc'l fia venuto
a notitia nell'officio nollre qualméte Giuliano da Ro->
ma e fallito, & allentato dalle piazze, a graùiis. danno
deTuoi creditori , però li predetti i Signori, e p debito
de| fuo officio, fanno il predetto proclama, iufta la for
aia delle leggi dell'officio loro} ch'in termine di gior*
ni otto, Giuliano debba perfonalmente comparire ai
le piazze, Se prefentar i fuoi libri,e beni nell'officio lo-
ro,aliter caderà alle pene,&c, Paflato quello termine,
&nócomparédoalcuno,(ifa proclama,che tutti quei
che pretendono elfer creditori di Giuliano uenghmo
all'officio per far capi di creditori. Si comanda poi Gii*
lianocon la polizza a cafa. Et s'eleggono i capi trai
credditon,iqnali hano auttorità di comparerein Giù
iiCÌo,difenderc,i*ecuperare,intromettere,e fequeftrar
Q 2, ibeni
too LIBRO.
ibeni di Giuliano lor debitore. Quado qualch'nuoff
fugge, i beni che erano deportati appreifo luì , fono
istituiti da quefti Signori a co' ni che proua che quei
beni fono fisoi I fuggitila non fi poHono accordare, fé
oltre 1 duoi terzi de i creditori non s 'accorderano,fot-
tof enuendo i patti tra loro. Fidano i debitori per qnat
tra mefi,& una uolta folajma <e pareffe loro, che fi do
uelfino affidar per più temr>o,fi uàallaQuarantia , la-
qvial determina come a lei pare : & i Sopraconfoli
fon tenuti a notificarlo ai creditori, accioche pofìi- \
no com parere in Quarantiaa contradire , fé alerò
cofi parefie . I fugg :iui fon tenuti a prefentar a
queft'officio tutte le loro fcritture, & tutti i beni
integralmente : & fi atfìeurano per un mele, fra il
termine delquale fi pofìono effi accordar coni cre-
ditori: ma non potendo, i Sopraconfoli fanno effi
l'accordo . Et fé il f-g^itiuo non prefenta fra cin-
que giorni dopò la tua fugai beni, incorre in pena.
Et elìendo accordato , fé il debitor fuggirà un'al-
tra uolta innanzi ch'egli cominci a pagare, non può
cifer affidato da'Signori , ma bifogna andar al ie <3^a-
rantie . F iggitiui fi dicono coloro, iquali dal di ch'ef-
d prendono la fida , add^mando a i creditori più
term.ne di due anni, pei pagare iler debiti. Que*
fti Signori fanno portar le rate all'officio loro di tem-
poin tépo. Et fel creditore uolefie cancellar qualche
debito al fuo debitore, quelti Signori lo fjnno. Siftri-
da alla cafa del debitore , & fé fra termine d'un me.
fé non comparifee il debitore , fi ha per fallito, o frg-
gitiuo , & immediate s'intende cifer fottop- ft o all'of
fìciodei Sooraconlbli;&i beni , che fi trouano, ec-
cettuando le doti , i fitti delle caie , & i danari del Do-
minio , fi diuidono egualmente tra 1 creditori . Quc
fti parimente polfono affidar di giorno in giorno,
&dimefein mefe, infino allo fpat io di quattro me-
li , fi come a loro pare . Le fide non fi danno ie non
per feimefì, dopò pollati dal di del debito fatto ,i
quali.
P K i M O. u tei
Eguali parlati non fi affidano le non per quindici giof
ni , da indi in la biiogna che ui fiano tutti quattro i So
praconibli , acquali i debitori debbono inoltrare di ha
uer patito naufragio, incendio , o f :rto j & alihora Co
no affidati per dui anni in tre paglie, ce n piezarie di
paga , in paga , che piaccia alla maggior parte de ere-
ditori , i quali paifati lenza pagare , non può più
colui tór la fida per quel conto. Et i credi-ori non
fottogiacciono né a fida , né ad accordo alcuno,
fé non fono nominatamente deferitt: nell'officio de
i Sopracortfoli , nel libro a ciò deputato , notato
conia quantità del danaro , accioche ogniuno lap-
piate fue ragioni , per poter contradire all'accordo,
fé coli parerle loro.
Soprale Pompe. Hanno grandiffima auttorità , &
fon propoft: ilìc Pomp? , erteli fanno nella città -, del
mangiare* e del ueftire , accioche gli huomini uiuino
nell'una cola, e nell'altra regolatamente , a conferita-
tion della lor facok a. Hanno umilmente auttorità fo
pra le meretrici pur in qaeìb materia.
Alla Farina* Queftì fon pota foprale cofe del Fon*
tico della farina a Rialto , e a $. Marco . Conofco io
tutte queFe d:fficoltà , che nafeono per conto di det-
to Fontico. Eiiìialuano le chiaui ài quel luogo ap-
preso loro. Et hanno cura che nel uendere la farina
non fi ufi fraude nella miiiira, che non fi uendi marcia
guafta,e corrotta.
Gouernatori dell'entrate. Honorato officio & gra-
ne. Rifcuotono i danari dell'entrate di quello Domi
«io. Affittano le dette entrate , che fono i datii . Ri-
fcuotono fimilmente le tanfe , eie decime, caftigano
gli officiali, che attendono a datii, e che fanno ma-
le operationi.Nel uender 1 beni de lor debitori fanno
far le irride.
Sopradatii. Hebbe qucfto officio il fuo principio
nel Dogato diAl.Franceco Fofcan.Ritrouanoi deb*,
tori di tutti datii Haiti, & fanno l'eftation? coti ; eru.-
io2 LIBRO
no libertà ne Datij correnti fopra Je bollette, rieono-
feendo fé fon giufte,o nò,eofi d'entrata,eome d'ufcita:
& hanno auttorità di puuire.
Giuftitia Nona . Sotto il Principe M. Rinier Zeno,
s'ordinò quello oflìcio, l'anno izói. E ili hanno la cu-
ra fopra le hoftarie, & le furattole, & procurano che i
vini non fieno adulrerati,&guafti.Riicuotono ildatio
del vino a fpina,& hanno auttorità di punire : e fon fo-
pra i magazzini.
Sette Sauii. A queiìo officio s'appellano gli atti del
JaGiuftia Noua.Fanprouifionefoprai Magazzini , e
X egojan l'officio della Noua . E t fon fopra coloro che
tengono Forefticn in cafa,affittando camerc,perche fi
toglie la licenza da loro.
Signori al Sale. Qu ella entrata che fi caua del Sale
è molto viuaatutri 1 Principi , & benché quella Città
fìa circondata dal Mare, nondimeno non è lecito far
il Sale in ogni luogo , percioche fi fa a Chioggia , & in
altri luoghi rimoti, oue fono ordinate le Saline publi-
ce.Il Sale fi uédea San Marco,& a Rialto. I Signori di
quello officio affittano i datii del Sale,cofi della noftra
Crtti,come anco di tutte l'altre che obedifeuno a que
ila Città. Hanno cognitionc in tutte le materie, che
appartengono al Sale.
Signori fopra i Conti. Hanno auttorità di rifeuoter
tutti i debitori di qualunque forte, che fi truouano
della Signoria : & in quelle materie accettano de-
nuntie , anchora che fiano criminali ; & hanno
auttorità di condurre i cafi in Quaiantia Criminale.
Hanno auttorità fopra le galee lottili , eie grolle,
& fopra le balellrie cosi delle galee , come del-
le naui.
Proucditori de Commune . Furono ordinati nel
Principato di M. Pietro Gradenico . Hanno cura
che le naui fi facciano grandi fecondo la loro propor-
tione,J&fattc,che non fi carichino oìtramifura . Pro-
BC£gono alle vie publiche, percioche eia le fanno
faleg-
fr R I M O. roj
[aleggiare , rifanno i ponti per ìa Città . Son fopr*-
ftantiatutte l'arti della terra, a tutte le Scuole , o
Fraterne picciole, percioehe delle grandi ne fono fo-
praftanti i Signori Dieci . Similmente fon fopraftantia
i traghetti. Punifcono i delinquenti nell'arti . Ricono*
feono i priuilegii della cittadinanza. Mettono il prex*
zó a libri.
Sopra le Camere . Quefti Signori fon fopra le coffe
delle Camere di fuori di quello eccellentiflìmo Domi
nio:c fanno l'cfation del danaro.Et camere fono le Ca
marlengarie delle citta fudditc , le quali rifeuotono il
danaro publico di quelle tali città,&lo mandano a C*
marlenghi in quella terra.
Diece Òfficii . Fanno TefìTation del danaro de'datii
non feoffi aflblutamente , dalle Doane da terra , St
da mare , il limile nella materia de noli delle galee
grofle.
Cazude. Quefti rifeuotono i debitori del Domini»
per contò di tanfe, e di decime non pagate, erifeuoto*
no anco con pena di quei debiti,che non fono fcoilì da
i Gouernàtori delle entrate fenza pena.
Diece Saui j. Veggono fé le decime fon pofte giufté,
& fé vi è fraude alcuna : fanno il rimile fopra le tanfe.
Accettano le conditioni in nota, cioè le poflefiioni,t£
to di fuori,quanto di dentro della Città de gli habita-
tori che poifeggono facoltà. In quefto officio, come fi
ha fatto cópra,n* traiislatano i beni dal nome del vendi
toreal nome del compratore. In caufa di fraude crea*
no debitor con 2o.per cento di pena,e mandano a Go
uernatori dell'entrate.Sono come Auditori in appellai
tione de gli Oflicii da 5 o. ducati in giù, che fono a Rial
to, cauandone però gli officii di giudicatura , che riab-
biamo di fopra narrato.
Ragioni Nuoue. Quando fi dantìoi datii ad affitto,
fi fanno 14. caratatori ,i quali compartendo tra lor
i carati , fanno vn capo , e mantengono al Dominio il
danaro di quel tal datio, eh e (li hanno tolto . Son»
G 4 adunque
t*»4 LIBRO
adunque leKagicni Nuoueriicotitori con pena di
quei debitori, i quali hauendo caratato il datio, hanno
perduto di qaella ragione.
Ragioni Vecchie* Et perche niunaRepub.ch'iofap
pia, fu giamai coli corte, e uerfoi forestieri, come è
quella- ordinarono inofhi antichi, ch'i Signori delle
Ragion V ecchie, venendo Ambafciadori, o altri Prin
cipi in qr cita- città, &eilendo benignamente raccol-
ti, facciano la ipefa per il Dominio, in quelle cole che
fon necefiarie in fimil materia . Oltra quello (pen-
dono perii commune quanto uien loro cemmeffo.
Tengono anco parte de libri pagati delle paghe de
Monti parlate. Son Giudici de danni dati al Domi-
nio fuor di Venctia. Et veggono i Conti de Prouc-
dicori delle Biade. Et pollon vender i b eni de debito-
ri dell'olii ciò loro*
Datio dal Vino. Quello officio è riputato molto
antico. I Signori di elio rieonoicoho le mate uè de
Vini che fi conducono per terra, e per mare in quella
Città. Son medelìmamentefopra pagamenti del Da-
tio. Fanno Teliamone del d.~naro,cenauttorità di pu
Dire in pecunia La Tua entrata e di molta importan-
za^ degna di marauiglia, confiderato quanto fia il vi
Ho ch'entrain quello circuito.
Ternaria Vecchia. Fu ordinata nel tempo di M.
Giouanni Dandolo Principe . Quelli Signori fanno
Telamone del Datio dell'olio . F e fono lopraflanti a
tutto quello che occorre in quella materia.
Signori alia Grafia. Quelli hanno cura delformag
gio,deile cai ne lalate, & di cofe altre appartenenti al-
la erafia, & l'opra ciò hanno auttorita, e fanno giù-
4Ì;tio.
Doana da Terra. Tirano l'entrata delle cofe che
Vengono da terra* Et i Signori della Doana di Mare
fanno il mede-fimo officio , & fon recogniton nelle co
fé ; Ttmentiadette Diane.
Panni a Oro* Hanno cura che i Tensori non ufi-
n
PRIMO. lof-
fio fraude,emalitia imbroccati, & he gli altri drappi,
e qualunque uoltafu{ìèroadulterati,hanno auttorità
di tagliarli^
Cinque alla Mercantia . Regolano le cofe della
mercantia, e le ipefe chetaihoraiì fanno iuperflue;
per conto di falariati.
La Secreta. In quella fi tengono tutti i libri uec-
chi,e che fi uanoo per giornata inuecchiando , di ra-
gion de Monti, e fpecialmente del Monte uecchio,
delMonte nouo,&del Sufiìdio >iquali libri non li
poiìono ueder fenza efprcììa licenza dei Coniglio
de Diec\
Tre camere r?e Monti . Vnadel Mente Vecchio,
vna del Monte Nouiffimo,& una del Suflìdio. Que-
fh giornalmente pagano le paghe lecondo l'ordine de
iSeitieri. Hanno auttorità nella materia apparte-
nente a loro. Et non fi poiìono impacciare altri Of».
ficii m quelli Monti, che 1 fopradetti. Vi e firmimene
tela calia della Francatione , laqual franca 1 danari
c<:m prati a minor pretio per utile del Dominio al-
che fifa quando fi commette loro per parte preJa.
AuogadonFi/caii. Hanno auttoruà iopra cgn'al*
tro Officio che faccia eiattione, fi fanno a tempo, &
non Tempre ordinariamen temerne icno gli Aucgado-
ri di Commune; ma fi fanno qualche ucita; la loro
àuttonta e limitata, si come anco quelle di tutti gli
altri offici!.
CamarlenghidiCf inmuhe. A pprefìo quelli Si-
gnori Hanno tutti i danari che icno della Illuftnn
Signoria, cosi da Mare, cerne da Terra, &in lemma
tutte l'entrate -i colano in quello Officio. Le quali
poi fi di penfano, li cerne pare al Deminio, col mez-
zo de i mandati parlati in Collegio , & iottoicritti da
i Cohfi^lieri,& dai Sàuii;
itraerdinarii. Riscuotono i danari appartenenti
a noli delle Galee grolle, & di Naui di perfone
priuate*
Mi LIBRO
priuate. Quando (ì carica robba su detti legni biso-
gna hauer il bollettino di quefto cilicio, perche lenza
nonfi può far altrimenti bolletta all'Infida.
Tauola dell'Infida. Il Principe M. Tomafo Moce-
nigo ordinò quell'officio , & quell'altro dell'Entrata.
Qu efli rifeuotono il Dario di tutte le robbe ch'elcon
di quella Città, pero di tutte quellecheibnfottopo-
ite a pagar Dario. Eti Signori dell'Entrata riscuoto-
no il Dario di tutte quelle robbe ch'entrano, pur ài
tutte quelle che fon (ottopofte.
Mcifettaria. I noitri antichi chiamauano i Senfali
McfTctti,percioche fi mandano dal compratore al ven
ditore più volte, innanzi che fi conchiuda il mercato,
hhni'i adunque quelVorficio Melfettaria. Cono-
feono i pretii delle cole che fi compiano, & uendono,
Etaquefti fi paga duoi per cento, più, & manco, di tut
ti i mercati che fi fanno , & che fi traggono per conto
di mercatura. Il medefimoanco s 'offerita nelle uen-
ditionidehi ftabili , tanto di fuora , quanto di dentro
inVenetia.E tal: fono gliofticiia Rialto. Ma perche
fìamo giunti a cafa, entriamo , che dopo difnare vi di-
rò qualche cofa oltre le predette, che forfè non vi
fpiacerà.
For. Come piace à V. S.
il Fine del primo libro .
io?
COSE
I L I
DELLE
N O T A B
DI VENETI A.
LIBRO SECONDO
Elle & h onorate cofe fono quelle,
ch'io hòvditeda voi quefta manina»
lequali ron fon cosi trattate da gli
Scrittori, come io harei penfato; pero
tanto più mi fono elleno care , quan-
to ch'io ho faputo da voi quel ch'io
Ven. S*egli vie caro, a me fommamente piace. Ma perche
non refti adietro cofa che fia degna d'efìere & ragio-
nata^ udita; mi piace ancho di raccontarui tntte ie
vittorie illultri, che hi hauute quefta Città.
For. Et ancho quefto mi diletterà molto.
Ven. La prima fu quella de Venetiani quando a Caorli Vin
fero gli Iftriani, che haueuan tolto le fanciulle ta Ca-
mello, come io vi ho detto inanzi , perla qual con fe«
licifs. augurio inoltrarono i Cieli , che quello Domi-
nio non perderebbe mai cofa del luo , ch'ai finenoa
recuperarle honoratamente, come e auuenutò più
volte. Ma molto ulluftre e chiara fu quella vittoria,
che noi ottenemmo contra Pipino Re d'Italia,il qual
uenuto a ^Malamoco a ifiantia d'Obelerio cacciato
del goucrno,nolle paflare a Rialto fui Ponte di legno
edificato fopraie botti percioche togliendo i noftxi
Toc-
ioS LIBRO
I'occafion del flufo,del mare, afTaltando i Franzer7,gli
rupperodi modo, che fi può dire, ch'alili ora fi gittaf-
fero le fondamenta di queitoampl^ilìmo Imperio, ha
uédo ne Tuoi principii ancor deboli & baffi, uinta una
natio n famofa per tante loro iìh,ihi imprefe, & un Re,
d'Italia, ch'era pur Signore notabile , &con mcltc
forze.
For. Verartiéte che Iddio benedetto cominciò allhora a mo
ftrare, chequefto doueua elfere il ino Popoloelctto,
percioche facendolo uineitore de gli auucriari, che im
pediuanola fua grandezza , rnoftraua apertamente,
ch'egli uoIeua,che foHe eterno.
Vcn. Fu anco notabi! uittorfa qtféfìa che fi hebbe contra i
Saracini a Grido. conciofia, che dominando quella na-
tionequafi mezzo il modo, come fan fede tutte le Hr
iìorie(in luogo de'quali fon poi foccefìi i Turchi) mi-
fero l'attedio a Grado. La onde Orfo noftro Principe,
abitandogli animofa mente, gli ruppe, & mifein fuga
& Giouannifuo figliuolo s'adoperò cosi honorata-
mentein quel fatto d'arme, ch'il popolo, marauiglian
dofi della fua uirtù , lo diede per compagno al padre
nel Principato , tanto fu cara all'unii erlalc, e d'im-
portanza quella uktoria. Ne molto dopò, allargan-
doti la fama del ualor di quefta natione , eifcndo Ni ce
forolmperador di Crnitantinopoli trauagliato dall'
armi di Normani-Signor di Puglia , ricorie alle noitre
armi , perche mouendofi Domenico Siluio noitro Do-
ge con l'armata, e giunto a Dirazzo, uenne alle ma-
ni co'ncmici , co'quali combattereno con tanto ardi-
re , che non come quelli ch.muauano la degnità dell*1
Imperio, ma pareua che dm-battefiero per la loro Pa
tria. Finalmente rortn l'armata dei nemici, & parte
delle lor Naui pre:e , & £ mmerfe , il uittoriofo Pria
ci e apri il Marea quei di Durazzo, ilqualeera fiato
ferrato loro ne tempi palati. Ma notabile fu la uitto
ria, che s'acqui/to in Soria mentre che la Crociata fa-
ceua l'imprefa della terra fama. Era auuenutoche
hauen-
SECONDO. io?
nanendo i Chriitrani occupato molte terre in Soria,Pa
beco Re di parchi asfaltando Baldouino con groflb
efiercito,lo haueaprefo & mandato a Carra in ferri. I
Chriftiani fpauentati, & che erano afìediati in loppe,
hauean <icchiefto d'aiuto Papa Califto, e Veneciani,la
ondeincftri, che fono itati Tempre amantiffimi della
Religione , ciò udendo , armarono 200. legni lotto il
Capitanato di Vital Michele, ch'era Doge. Qt'e-
fti andato a loppe fi incontrò co'nemici nei porto del
la terra, co quali appiccata la zuffa, fu uincitore , iti
con" buona uentura, cheauanti che i nemici poteifero
ordinare le Naui a combattere, hauendoli parte mor-
ti, & parte prefi,& diiperfa tutta l'armata, gli e ottrin-
fe a lalciariailedio.
iFor. Mi ricorda hauer letto quefVhonorato fatto nelle Hi
ftorie del Biondo, ilquale ha Scritto le cofe fate in fora
ma in quei tempi con più diligenza de gli altri.
Ven.Cofie. Si hebbe un'altra uittoria contrai Bologne!!.
Coftoro non potendo con animo quieto, Jbpi-ortar,
ch'i mercanti , che trafficauano il mare, hauelìeroa
a pagar i porti nlh noftra natione, come a quella , che
è Signora, e che hàil Dominio del mare, comeui ho
altroue detto; mifero occultamente infieme un'eifer-
cito,e mandarono in tanto Amba Scia dori a Vcnetia,a
chieder, che fi leuaffero i porti, altramente fi protefìa
uà lor la guerra. Ma accortofi il Principe Ticpoio del-
lo inganno d coftoro, mandò in continéte none galee
per il pò , ad occupar i lor maluagi penfieri , lequali
giunte a Primaro preflo a Rauenna, mifero dì manie-
ra fpaLiento a Bologne!! , chJeffi fortificarono all'in-
contro deiPaltra ripa, fam3Aiberto . Ma efiendo du-
rata la guerra tre anni , nella quale i Bolcgnefi erano
flati Tempre (uperiori, come coloro , che haueano
un'eìfercito di 40 .mila huoeiini,tntto di gente eletta
della Romagna,e paite della Lcmbardia^ucnuti final-
mente a giornata, lotto la guida del Principe Grade-
nìgo t i Bologne!! furon uituperofamente rettile
fuga-
no LIBRO,
fugati. Et poco dopò domandarono humiìrnente
la pace , e l'ottennero con honorate conditioni per
noi.
For. Mimarauigliochecoftoro hauefiero animo a uenir
alle mani con quella Repub.
Ven. Non è gran fatto , perche allhora la noflra potenza
non era grande, e iBolognefi in quel tempo poìfcdc-
uano quafì tuttala Romagna, e faccuano grotti efler
citi, come hauete fenato; & de loro vicini alcuni era-
no collegati cou loro, come Senefi , Fiorentini , Fer-
rarefi, & altri,& alcuni foggetti, però battana lor l'ani
ino di contrattar con ogn'uno. Grande fu poi , e me-
rauigliofa quella tintoria, che fi hebbe a Chioggia
contra iGenouefi,co'quali ficombatteua non per
foftenimento delle poltre opinioni , ma per l'Impe-
, rio, e per conferita tion dello ftato noftro. Ella è ma
nifefta a ogn'uno , & fi sa qual foife il ualor di Carlo
Zeno famofiilìmo Capitano in tutte l'età che verrai»
no, in quel maneggio.
For.Inueiitàch'ellafu cofa molto importante, & di tan-^
to maggior gloria , quanto chi Genouefi con oftina
to animo s'erano deliberati di voler f opraftare a que-
llo felice Dominio.
Ven- Famofiflìma fu poi quella che fi ottenne in tempo
che rimpcrator Federico Barbarofla ( perfea-.tore di
Aleifandro Pontefice,hauendointefo, che egli s'era
ridotto a Venetia) mandò Ottone fuo figliuolo con
armata contro Vcnctiani, Perilche Zcbailian Z iani
Doge armati 3 o. nauilii di gente fcielta, per Jifelà del
Pontefice, preflo l'Iftria s'attaccò col nemico,& rima-
nendo vittoriofo, l'eco condutfe il figliuol dell'Impe-
ratore prigione,che diede poi occafione di rapacificar-
lìinfieme quelli dot principali capi del Chrillianefi*
mo,l'uno Ecclefiaftrco,& l'altro Secolare.
For. Mi raccorda hauer vitto quello fatto depinto nella
Saia del gran Configlio; e veramente che fu cola me*
moia bile.
Tali
SECONDO. in
en. Tali fono fiate le vittorie antiche , che noi habbiann»
ottenute; per che delle moderne non ne vo far altra
mentione , eccetto che raccordami quella che ui ditti
già ottenuta con tra Turchi a'8. di Ottobre 15 71. onde
nacque l'ufo di gire ogni anno in tal giorno a viiitar la
chiefa di Santa Giuftina ; della quale so che ne haue-
re frefca,& ferma memoria . Ma poi che noi mettem-
mo i piedi in terraJe cole noflre fi fono allargate , hor
con profpera,hora con ad uerfa fortuna ; ma vincendo
finalmente per gratia di Dio tutte le difficoltà , forno
hora in quel pacifico, e potente (tato che tutto il mon
do conofee.
or. Faccia il Srgftor che la felicità voftra fia perpetua, cok
come uoi l^ète il baftion,la difefa,e la conferuation del
lo honor d'Italia.
ren. Spero che cefi farà,si perche la fua Maeftà ne ha con-
ceduto perfette leggi, e hu omini di buona uolonta , e
si percheeglihà fempre fplrato nc^ii animi a noim
Senatori, cole utili per la nofìra Rep. e certo che in
ogni tempo habbiamo hauuto copia dihuominiil-
luftri , e habbiam tuttauia , cosi in tempo di pace > co-
me di guerra, che polli quafi come timonieri al go-
uerno della naue,guidanodinttamemeia nauedi que
#0 Stato,
or. Deh fate mention di qualche uno.
ren. Per contentami lo farò, incominciando prima de mot
ti , &poi breuemente fegueddo in nominarne de uiui.
£ iaui però proteflato,che io in quello non ucglio fot
•opormiad ordine alcuno, ne a raccontami di tutti;
ma sì come mi ueniranno in mente , cosi io uè gli rac-
cordami così anco di quelli folamente chealFimpro
uifo mi fouueniranno nella memoria.Et per dar prin-
cipio incomineierò.
Angelo Participatio Principe miVapprefentaalla
mente,inanzi a turti gli altri, non so fé maggiore nel*
I'attioni della Rep. o fé più pio nella Chriftiana reli-
gione, ilquale inolio da occoltofpinto,chelo guidaaa
ari-
n% LIBRO
a ridir felicemente la fede del Principato da Mala*
Blocco a Rialto ,uolle efler con l'edificar il Tempio
confacrato al Profeta Zaccaria , a Lorenzo martire , &
al beatiflimo Seuero, chiarillìmo effempioa fuoi citta
dini,ncn Solamente d'animo (incero, e r>ietofo,mad'a-
manti'fimo dell'eterna pace di qucftì Republica,
hii'endole dato eo(ì faldo , e con" immutabile fon-
damento.
Orfo Bidoaro. Quello chiarirT.Pnncipe,memorabil
elfempio della confermata religione, con modo non
vfato,amando meglio lo habito facerdotale , che Toro
fpl. udente , che adorna i Principi , efpore al Senato il
desiderio che egli hiuca di viuer a Dio > emeflo a pie
del detto Senato laDucal inferni, che meritamente
gli circondaua la fronte, (ì ridalle nelle folkarie ftanze
del Beato Felice in Amisno, oue fouuenendo i poue*
ri, esercitando la mente nelle comedi Dio, e onerando
in aiuto de gli oppretfi marau;gliofeattioni,e fopra na
tura li, uiuendo fi coronò tra gh huomini d'eterna.glo-
ria , & morendo li collocò nel numero de gli fpirti fa-
cri, e di ni ni.
Pietro Orfeolo ancor lui chiariflìmo Principe di
cjuefta Città) fu più intento alle cofe della Religione,
ch'alia fua propria commodità. Fu la notte trouato
più uolte dalle guardie^elfendo epli tra ueitito, andar
difpenrando le fue facoltà alle miserabili per òne . N5
è gran fegno d'animo cafto aftenerfi dMla moglie Fe-
licia,poi ch'egli hebbedilei un figliuolo? Ma che fi di
rà poi della fua fantità>uedendo che perfuafo da Guar
rino di Guafcogna Abbate di Cullano fi parti afeofa-
mente,e ridotto a Cu (Vano con Gio. Gradcnigo,&con
Giouanni Moro.lìni fuoi parenti, & amici, fi die tutto
alle cofe diuine ? Se chi deriderà il Principato aequifta
lode bramandolo, che farà il Principe3chc lardando-
lo fi daràalle cofe diuine ?
Antonio Zentani Cartellano di Scutari , allh or the
le genti del Turco la prima uolta ui poltro l'afledio,
foftei;-
SECONDO. 113
foderine con incredibil ualore la fame & il nemico ;e
con fua gloria perpetua artifìciofamente ne cacciò le
genti,& l'aflfedio . Percioche hauendo elTo per molti
giorni, co Teflempio di le mèdefimo,fatto ueder a quei
Popoli, che nelle diiìicoltà,che fon grandi , lo huomo
prudente dimoilra la iuauirtù molto maggiore: confi
aerando ch'il Turco(perlacareftia, ch'era nella Città
delle cofe)fperaua farfene uincitore,ingrafsò alquàn*
ti caitrati, e quelli , facendo uifta , che fuggiti fofiero^
mede fuori di Scutari.I barbari, che non intefero ixar-
tificio dell'attuto Capitano, penfarono,ueduti eli ani-
mali , che non doueife mancar da mangiare a folditi;
la onde difperati,partendofi tacitamente,leuaron l'ak
fedio,& la guerra. Ma che maggior animofità della fe-
guente?che fatto difenfor, & Capitano di Modone
circondato da foldati del Turco, con marauigliofo ar-
dire fi iece notabile appretto il nimico , percioche
hauendo i Barbari occupato quella Città per in-
ganno,ch'effo luuea per nirtiiola induitria lungamen-
te difefa, nielli i foldati di dentro in fuga , e penetrati
gl'inimici fino alla publica piazza, con horribilfpa-
uento de Cittadini -3 il Zent2ni folo armato più di uà*?
lor che di ferro , s'oppofe alla furia crudele , e mo-
rendo uolle conferuar la libertà , la quale niuno huo-
mo di cuore non lafciò giamai perdere fenza la uitac
Ne fi coueniua meno a cosi fatto Capitano, conciofia
che dotato da Dio d'animo nobile ,giudicaua coloro
eternamente uinere , i quali aecefi di honorato Aq-
iìderio , fottentrano uolentierialla morte per falute
di molti.
Francefco Barbaro è {tato nel Senato, &nelTeiTer-
cito huomo fortc,& prudente . Parli di lui Francefco
Sforza che fu poi D^ca di Milano . Racconti la di-
ligenza , che sì honorato Senatore feppe ufare per
conferuation di Brefcja attediata dal medefimo Sfor-
ma.Narri quante uolte il Barbaro mangiò ( come ogni
^ltro picciolo foldato ) pubicamente la femola,
H e l'orzo.
Ii4 LIBRO
€ l'orzo. Ragioni fé fu maggior la marauiglia,che hcb
bcro i Brefciani dell'animo Tuo cosi pronto alle mili
tari faticherò della Tua continouanzanel procura-
re il publico beneficio. Dica quante uolte hnfe let-
tere che ueniuano dal campo dell'inimico, e quelle
lette a Tuoi Cittadini gli confortauaa fopportar pia
tolto la crudeltà della famej, che la rabbia de gli huo-
mini. E finalmente lo Sforza fia telamone dell'arte
del Barbaro, che più uolte facendo in Brefcia portar
Tacchi di paglia e di nerba, dette a uederc al campo,
che gli foriero mandate uettouaglie,e robe. Q Brefcia
tu fei tenuta al primo tuo conditore; ma qual obligo
haurai a coftui tuo conferuatore ?
Rinieri Zeno Principe non fi deetrapafl'ar con Si
lentio , perche tanto fùilualor nella guerra , quanta
fu la uirtù dell'animo nella pace . Egli fi mantene il
Principato con quell'ottimo nome di huomo eccel-
lente, col quale le lo haucan da prima acquiftato le
fue nobili qualità; percioche il Senato, la cui fom-
ma è,che rofieruanza delle buone leggi fia mnnrenu-
ta, con molto ftupor di quei tempi, e con fommi glo-
ria del Zeno, rompendo la legge, che uuol ch'il Pria
cipe fia prepofto alle cofe di dentro , lo creò Gener al
dell'armata contralarabbiofa temerità de Genouefi,
e creandolo moftrò che non meno fi douea ftimarla
uirtù di quel Principe , che le leggi paterne : perche
-s'cl Tuo ualore puote operare, che fi rompelfe una leg
gc,quella medefima uirtù fu si potente^h'elia confer
vlò nella Rep.coloro,i quali alle leggi fon anima , e al-
la citta capo,e gonerno.
Vittorio Pifani può meritar d'efi'er pofto alla de-
lira della gloria d'ogni altro : percioche dopò la rotta
4iPuola,chefùgrauillinia aqueftì Città, pofto dal
Senato in prigionc,ne fii dal quel medefimo cauato co
fua molta gloriarconciofa che hauédo i Genouefi pre-
fa Chioggia, la Rep. raccomandando fé ftefa al fuo
infinito ualore , 1 o creò Generale , ftimando più l'ec-
cellenza
SECONDO. ir?
cellenza deU5huomo,che la potea libcrare,che Terror
della maligna fortuna, che lo opprefleaPuola.
Carlo Zeno , certiiìima falute della Repub. fu tre-
mendo in terra, e nel mare. Cottili pollo in Cipri al
governo del Re lo difefe con alta prudéza da fu oi crii
deliauuerfiu-ù Fatto Imperadordcgli eserciti Mila-
nefì conferuò con infinito ualore lo (lato al Duca in
Piemonte. Meflb a Patraflb ui mantenne con eftre-
mo animo la riputationc della Repub. rimanendoui
ferito da Turchi. Mandato nel Mare acquiftò con
marauigliofa ferocità la Bichignogna grandifc. & ric-
ca naue de Genouefiaquei tempi. Giunto a Brondo-
lo foftenne il nimico con ardenza tanto uiuace, ch'eli
fendoli pallata la gola dall?un canto all'altro , anche*
mezzo morto , lo riparò da Genouerì. Rifcontra-
tofìa Modone con Buccialdo Francefc , & General
dell'armata di Genoua , lafciandoui in parte del fan-
gue, lo merle in fuga. Finalmente pofto in tutte l'im-
prefe importanti, egli, accioche la Rep. uiua,confo»
ma fiia gloria fi morì.
Arrigo Qontarino , mentre che Pippo Spagfiuolo,
in nome di Gifmondo Re d'Vngaria, con groffo effer-
ato aflaltaua i Furlani , con eletta (celta d'ottimi ca-
ualieri , ardendo le habitationi,corrompendo i pafeo-
li,e hora inftando, e hora cedendo al nemico, lo riduf
fé in cosi fatto Difogno di cole, che Pippo confeflàn*
do effer uinto, giurò , ch'il Senato hauea meritamen-
te il ilio Fabio , poi che con tanto numero di yaloro->
fi rinomini hauea all'induflria del Contai' ino concedi!
*o cofì honorata uittoria.
Andrea Ciurano con non meno del fapradett#
effendo con perfetta caualleria ne confini d'ifiria : &
jiaucndo ualorofamente all'aitato Chriftoforo Fran-
capane httomo il luftre, dopò haucrTun l'altro fpez*
zate lelanciej, il Ciuran ferendo horribilmante Chri-
ftoforo nel la faccia, roppe il relhnte delle fue genti:
pcrcioche sbigottite dal «odor del Ciurano, e del
H t peri-
ji6 LIBRO
pericolo del lor Capitano , mettendoli in fuga, ctAe-
ronócomc perdenti il campo a noitri uinciton.
Della Famiglia Giuftiniana fu parimente notabi-
le il ualore. Gii rinomini di quella hauendo moftra-
to alia patria col configlio , & con l'armi , la pruden-
za, e il ualore , furono! opra tarmata in feruitio della
Republ. eftinti . Ma parendo al Senato , ch'in gran
parte mancalfe ornamento , e Splendore a queftoìm-
peno, mancando la predetta famiglia ; fpogliatoun
Monaco Iuftiniano de panni facri , ( con difpen!a pe-
rò delfommoPontefice)e datagli in moglie la figliuo
ladelPrencipe Michele jreititui di nuouo alla Città
la gente Iuitiniana, nò fenza gran defiderio,& conréto
del popolo, al quale ella fu tempre atworeuole,e cara.
Arrigo Dandolo Principe. Quefti e nella guerra,
e nella pace fu chiarirTimo,e grande: pcrcioche hauen
do egli nella Città marauigliofamentc operato affai
cofe a beneficio di quella, di fuori acquiftò Zaia;& ef-
fendofi raccomandato alla fui fede AleiTio fanciullo,
ch'era (lato fcacciato dall'Impeaio di Conftantinopo-
li , combattuta quella Città , lo ripefe in Stato : & di
nuouo cacciatone Alefsio da Murziflo, il Dandolo
riprefa la terra, & fugato Murziflo, la refe al fuo quic
to, e pacifico impero.
GiouanniTriuifano . Eflendo che la fiamma arde»
te delle ualorofe operationi non fi può longamentc
celare , m'aftringe a far di lui h onorato ricordo. Co-r
ftuiallhorche Chioggiaera in potere de Genouefi,
trouandofi Capitano d'una galea col Principe Conta-
rino , venuto all'armi con un'altra de Genouefi, e
merlo le mani ad un delorlcgni,non uolle giamai , ne
per ferite,nè per altro , che fatto gli furie , lafciarlo .
Onde i faldati Venetiani hauendo agio col fuo mez-
zo di trapaflfar nella galea del nemico, vincitori la cò-
ri urterò a noftri, morendo il Triuifanoinetà matura
per lui, ma per la Republica pur troppo acerba.
Pietro Zeno entra nel numero di queftì huo-
mini
SECONDO. tir
mini così preflanti , & fu padre di quel Cariò , che Toc
corfe più uolte la Ropublica afflitta. Quelli manda-
to dal noftro Principe Capitano delle genti , che có-
correuano alla Crociata , accompagnato da Arrigo
d'Alti patriarca di Gieruialemme, e capo delle genti
di Papa Clemente Setto , occupò Smirna , e depreda-
to il contado , fi ridtiflero n, lunghi più fienri , e più
forti; Et mentre che Pietro infieme col Patriarca in
un Tempio quiui preffo celebrauano gli Orridi diui-
ni, i Turchi ufeiti d'aguato del luoghi uicini,glifo-
pragiunfero aliafproueduta. Era in così fubito cafo
neceflario, o ritrarr!, lafciando ilfacrifìcio all'armata,
che non era molto lontana , oueramente per le ini—
miche mani morire. Ma puote più la riverenza , che
hebbe Pietro alfacramento , che la paura del fopra-
flante pericolo. Però fermato , & fatto feco arrefta-
reil legato , animofamente combattendo , furono
dai foprauenenti inimici ammazzati. O felici, o ben
nate anime •> u oi potete eflere eternamente eflempio,
quanto porla lo fpirito di Dio ne cuori che fon Ampli-
ci^ mondi.
Lorenzo luftiniano s'aggiugne a quelli , di nome,
& effetti fantifsimo, del quale tanta fu la iuta hone-
itifsima i & chiara nd colpetto de gli huomini,che ha
uendoilPapa concedutoli titolo di Patriarcato a que
ila città, Lorenzoa publica voce del popolo fu eletto
primo Patriarca della fua Patria, nellaqnal dignità far
tofl chiaro uiuendo,fù parimente morendo gioucuole
a molti , ne quali egli eflercitò la potenza dì Dio con
maraniglia di tutti , hauendofi in quello mondo eC-
iercitato nella uera Iullitia per racquiftarii nell'altro
la uera gloria immortale.
Andrea. Contarmi memorabile eflempio ,& non
meno illuilrc fi può dire che quello di fopra. Era co-
stui Capitano dell'armata, chea" Chioggia fofleneua
il furor de Genoue£,& i iceuuto Vittorio Pifani la rot
ta a Puola della fua armata, fopragiumo il giorno
H 5 con-
ti8 LIBRO
con (aerato al corpo del Signor noftro,piacque al Prin
cipe Contarino,chc cedati i pietofi pianti delle afHic-
tcmadii,&afciugatele lagrime de vecchi padri per la
perdita de figliuòli,& parenti, con animo lieto fi cele-
brafle la publica ceremenia , che, in quel di facrofanto
fi Tuoi con molta concorrenza di popolo ofìeruare . E
benché il nimico della Venctiana libertà no fofle mol
to lontano dalla citti,nondimeno il Senato,feguendo
i\ Tuo vfato coftume, non ha mai voluto , quantunque
pofto in eltremi pericoli,leuar gli cechi daH'orTeruan-
23 delecofediuine.
Pietro Marcello (perche non fi deue defraudar
delle debite lodi vn animo rcligiofo,& gentile) meri-
ta ancor lui di efler qui pollo. Qw efti accerrim o Capi-
tano, accompagna l'animofo vigor dello fpiri to con la
fantità delle Tue veramente diurne operationi.Non paf
so mai dì , che (ottimamente non s'allegrafie di hauer
giouato a qualche uuo, e foccorfo alle nfcceliìtà di
queicittadinijcheimmeritamente opprefli dalla mali
gnità della maluagia Fortuna ricorreuano a lui. De-
gno d'efTcr nato a di noltri,e non in quell'età, che non
co nobbe la fua grandezza.
Marco Giuliano non deue reftara dietro. Coftui
umilmente, accioche i parlati vedefiero a che ferma
fperanza fi dee l'huomo appoggiare , crefle alla
Vergine il Tempio celebrato per la memoria d'Alef-
fandroPapa III. & ripieno di vera carità], hauendo-
lo alla Carità intitolato , l'ornò riccamente d'en-
trate.
Sebaftìano Ziani merita quello loco ; perche la
religiofa ofleruanza del Clero , che fi fuol portar in-
nanzi al Principe è laudabile, e più laudabile la
continuata consuetudine di quei Principi che la han-
no mantenuta di tempo in tempo . Aleflandro Pon-
tefice Terzo,chc(cornediccmmo)cfiendo pcrfegiuta-
to da Federico Imperador , fu col mezo de Vcneriani
ritornato nel grado Tuo, donando cotal ccrcmoniaal
Ziani,
SEC Ò N D O. ti*
Ziani,volfe,ch'in ogni fecoìo apparile apprerfo le gè»
li la fìncerità dell animo Tuo vèr lo qncfto Senato con-
ciofia che la bianchezza della candela dimoftra l'ani-
mo del donatore. Il Ziani dall'altra parte accettando-,
la volentieri,confefso che la /Inceriti è neramente prò
pria de gl'hiiomini Venetiani.
Vittorio pifani non fi dee tacere per la Tua Chri-
fiiana Pietà.Coftui cauato dalle horride prigioni nel-
le quali era pofto,altrui colpa,& douendofi dargli l'i»
fegne del Generalato, uolfe principalmente innanzi a
ogni altra cola riceuer il Sacramento,accioche la Rep.
uedefle ch'egli per ofiefa, che hauefTe riceuuta no»
portauà odio ad alcuno. La onde giunto alla prefenza
del Prcncipe difleJo fon certo, ch'i fondamenti della
Rep.fonoiipremio,&lapena;runa cofa ho prouata
poche hot e fono per i miei delitti; l'altra gufto al pre
{ente per vo ftr a benignitàmondimeno né tema di mor
te , né fperanza di premio , farà ch'io non fia pronto
con quella uita alla Patria , laqualc fi dee preporre*
tutte le cofe.
Pietro Orfeolo il Secondo fu di uita cori notabile
appreflo il Senato;che meritò quafihonoridiuini.'Ma
parendo a quello huomo d'efler creato prima per ca-
gion di Dio,poi de gli altri;meffo in abbondono il Du
cato, & quel ch'e più i figliuoli e la moglie, fi para a£-
cofamente con Romualdo h eremita, coi quale ridotto
in Francia, e operando cole ibpra naturali ne gii huo-
minijdiede auedere ai Mondo,che uoiie, che il princi
j>ato cederle alla religione.
Giuftiniano Participatio . Se Pietro giouò fola-
mente a fé fteflò, fequeltrandofi calle cofe dell'Impe-
rio , egli figliuolo d'Angelo Principe eterno, giouò a
fuoi paréti,ealla Città iniìemej percioch'eifencìo rat»
ardente neigoucrno del Principato,quanto ueii'olfer
uanza della reiigione,ordinò nel fno tefbmcruo, che
fi edificale la Chiefa dei Bcatiffimo Marco?& hauéd»
lakiatoa Felice iua moglie , &a Romana iua nuora.
H 4. gran
no LIBRO.
gran facoltà, volfe ch'il Tempio del Diuino Zaccaria,
e d'Ilario haueffero le Tue pofìelììoni , perch'egli pen*
faua, eh il rimedio della morte terrena fofie Ja vita
celeire.
Pietro Zeno fu adì noftri l'ultimo di tanto va-
lore , chcSelim terror delle genti , contra l'ordine
della fua religione , lo mandò per cofe importanti al
Soldano. Ma Hiuomo fublime, ch'a miracolo del
fuo ingegno hauea riuolto tutto rOriente , non vo-
lendo obedire alle ingiufte richiefte del Soldano,fu pò
ito in prigionc,con tanto ftupor di Sclim,con tanto do
lor del Senato ; che l'uno , per falutc del grande huo-
mo^aflentì a quel che defideraua il nimico >• & l'altro,
pcrch'il fuo Senator non perirle, mandò per ricuperar
lo Domenico Triuifano.
Stefano Thiepolo merita cfTer ricordato inque-
fto luogo, huomo alla noftra età illnitre nell'arti
della pace , e della guerra , &fpetialmcnte perla ca-
rità ch'egli ha Tempre moftratoalla" Tua patria , a
cui opera non è mai uenutameno , né in cala, ne fuo-
ri, così in mar, come in terra . Et allamoreu olezza
del quale all'occafioni è ftato più uolte commetto
da quefti Signori il Generalato di mare , con quella
iuprema auttorità nelle cofe di fuori, chehà tutto il
Senato in quelle di dentro. Ma lafciando a dietro mol
te cofefatt e da lui per amor della patria, non uoglio
paffar con filentio l'Ambafciaria fatta a Conftantino-
poli,nclla qual e e prudentemente, & amoreuolmente
fi diportò perla Repub. cóciofia cheeifendo ifcrociff.
Turchi in quel tempo fdegnati col noftro Senato,
egli con una marauigliofa deprezza gii refe placati dì
manierarne fi può ragicneuolmente compararlo a Fa
bio maflìmo,il qual vinfe i nemici più ipeflo con la pa
tientia,chc con l'armi.
Vittorio dimani , che fu Procurato!- di San Mar-
eo,non è men degno di lode , Quelli nato di famiglia
iiluftre, e piena di Cardinali, di Principi,- di Signo-
ri, e
SECOND O. izi
f i , e di perfone di gran qualità , 'fu di tatito altofpi*
rito che nulla più . Egli abbracciaua con l'animo im*
prcfe pur troppo grandi , & fplendidamente viuen-
do fi facca vniuerfalmente amar non {blamente da pré
fenti , ma da lontani ancora . Era generofo di cuore*
Affabile fuor di modo. Piaceuole con ogniuno , &
amaua cosi fittamente i uirtuofì d'ogni qualità, che
la fua cala era aperta a chiunque haueffe hauuto pur
unafcirìtilladiualore. Mafopra tutto amò tanto la
fua Patria,ch'egli ogni di per ordinario ne fauellaua,
con quell'affetto maggior che fi poffa più defiderare*
Et però dilettandoli lomnumente di fabriche, altro
non procacciaua , che abbelirla con edificii, hora ri-
cordando, horaibllecitando,& hora proponendo in
quefta materia quel ch'egli fapeua, & poteua. Final-
mente per le rare uirtu fue uè nne a tanta grandez-
za , che il popolo a uoce lo defìderaua principe . La-*
qual cofa farcii mente a uueniua , fé la morte non uifi
interponeua.
Priamo da Legge che fu Procuratore ài S. Mar-*
co,fù anco per reuercnda auttorità notabile ; perciò*
che hauendo ne5tcmpi della fuauirilità maneggia*
to la Repub.con fòmma prudenza,& con diuerfe ope*
rationi mofirato a fuoi cittadini , qual folle la lincerà
bontà dell'animo fno,meritò d'efier fatto Procurato-
re con grandi Hi ilio alien fo di tuta la Nobiltà . Ma fra
l'altre lue lodabili opere,è da commendar quella, per
laquale egli ne diede Giouanni Procuratole Caualie-r
re fuo fìgliuolo;cosi liberale, cosi h onorato , così gran
foggetto, ch'ogn'uno lo ha, mentre uilfejriueritojef*
faltato,& ammirato.
Giorgio Cornar o merita fomma lode per tutti i fé
coli , percioche okiareirerricchifTimofopra tutti gli
altri della noftra patria, (auenga che quefto fia ben del
la fortuna) e che egli haueffe una ibrella Reina de Ci*
pri , amò di maniera la patria > che priuandofi di tutti
g1*
in LIBRO
gli affetti che pofion perturbare un'animo ben com-
porto , operò di modo , che quella Ifola ricchiiTima,,
chehoraedcl Turco (come fi è detto )uenne fotta
laprottcttione del noftro Senato. Fatto tanto più
meritevole di eterna memoria , quanto che il dono
ch'egli fece alla Tua Città non fu lieue,nè di poco mo-
mento, ma grauimmo, e di fomma importanza, eifeit
do vn Regno cosi florido e potente.
Marco Fofcari fu parimente iliuftre a quelli tépi.
Quelli, belliflimo di prefenza , e con uolto reueren-
do, & graue, fu di maniera grato a fuoi cittadini, ch'e-
gli hebbe tutti gli honori che fi danno a gli huomirti
di molto merito. Haueal'animo candidojera buona
in effetto; amaua il ben publico ; defideraua la quiete
di quello fiatone finalmente per Aia eonferuatione,
s'adoprò in ogni tempo, con ogni induftria^ fenza ri-
guardo di fatica, e di fpefa.
Marc5 Antonio Triuifano merita hora che fi rauui-
wi la fua memoria . Et certo che marauigliofo , e bel
dono e quello di Dio quando prepone a popoli un.
Principe callo , e fimigliante a fua Maeftà . Che più
bel dono ha potuto riceuer quelia Città del Triuifa-
no? Gran cofa fu, ch'il Donato cedeife ai Landò po-
chi anni di ' ig. peracquiflarne molti di gloria . Ma
grandiis. del Triuifano , ch'eifendo vno de gli eletti
delnuouo Principe, rifutando quel grado , voleffe,
che Tambitione del principato deffe luogo alla riuc-
renza della rel.'gione. Ma fi come il Donato co quel-
l'atto acquifto gloria ne tempi futuri, cofi il Triuifano
con quell'altro confegui premio ne prefenti : perche
quanto fu grande la fua innocenza , tanto fu maggio-
re il defiderio de Senatori d: remeritar la fua intìnita
bontà. Quelli si come nella uita priuatafufemprea
gli amici, & a parenti un'eflempio di rcligiofa pietà,
contemplando ; cosi nella publica fu elòrtator alle
perfettion di coflumi, operando, ta onde munto co-
me
SECONDO. 113
me Principe vno anno, e Tantamente morendo,lafciò
a popoli grahdiftìhio defiderio del Tuo uaiore, e deUa
fua fantità.
Sabaftian Veniero. Ma chiuda il numero defopra
detti la feliee rimembranza del detto non mai a ba-
ldanza lodato Principerà cui felice, & prefta , anzi mi
racolofa elettone (che non tantalio fi chiufero infic-
ine quelli che ne haueuano il carico , che fu a voce pu
blicato& inalzato a tanto grado) diede faggio della
incredibile pietà, & bontà fua. Ma che? non merita
egli eifer chiamato padre, &difenfor della patria? poi
che nel tempo del fuo maggior pericolo la faluò,efpo
hendo la uita alla fopraftante morte , & in fenile età
inoltrandoli di giouenil uaiore, & animo ripieno:
ttqueftofece egli ilgiornodiS. Giuftina.chc fu il
dì 7. d'Ottobre 1571- quando effendo Generale,
ottenne quella feliciffima uittoria contra Turchi, già
tante volte da noi raccordata , & per la quale fi diede
principio a vifitaie ogni anno in tal giorno la chieia
di detta beatifiima vergine. Mavnacofahà hauuto
in fc quefto digniiìimo , & ( fi può dire ) beatifiìmo
Principe, che non da buoni folamente, ma da catti-
ui anco (tutto che fuife acccrrimo loro perfecutorc )
erareuerito , & amato : Et di quefto fi vide fegno
quando li ftefli Turchi contrarii di (cdc} & di religio-
ne^ che poco prima haueuano da luì hauuta cosi
mcmorabil rota, onde chi haueua di loro perfo il pa-
dre, eh 'il fratello, Sechi il figliuolo, feordatifi di un
tanto loro male, a Jgara l'un dell'altro, andarono il
giorno della creati one, a rallegrarfi con un tanto Pria
cipe, bafciandoji i piedi, & con ogni legno mostrando
neuoltiloro, & ne cuori foprema contentezza, &au
curandoli lunga, & felice uita . Et ueramente, eh al-
la molte lafeiò egli dubbio, fé foffe flato o più giufto
Principe nel maneggiar le cofe delia Republica, o pi a
forte Capitano nel trattar le cofe delia guerra .
Rota
iz4 I I, B R O
Hora per non lafciar adietro cofa die a noi paia de-
gna di memoria, che diremo noi di tanti huominilet
tcrati che furon ne tempi adietro ? Mi uiene a mente
innanzi ad ogni altro.
Hcrmolao Barbaro . Coftui di nobìli.lìma ftirpe
nato, non (blamente m grande a Tuoi tempi trai Fi-
lofofi,egli Humanifti, percrochc allhora era vino il
Ficmo,iIPolitianovii Landino, il Pico della Miian-
dola, & molti altri h'.iomini illuftri, ma fuperò ancho
molti altri, ch'erano fiati innanzi a Tuoi tempi; onde
non fenza cagione il Giouio lo prepone alle centinaia
de letterati ne gli Elogi de gli h nomini virtuofì.Que
ili fcriife molte cofe honora te ; ma fra l'altre reitituì
Plinio alla Tua uera lettura, con tanta gloria del Tuo
noni e immortale, che il mondo glie ne haurà Tempre
obligo eterno.
Girolamo Donato fu anco in quei tempi Filofofo
di molta riputatone, e ftimatoatfai. Colini feri (le pa
recchiecofé di Fiiofofia ,& oltre a ciò fu adoperato
dalla noftraRcpnblicar Ma quando il mondo fpera-
ua di godere i frutti del Tuo mirabile ingegno , fi mori
troppo acerbo.
Francefco Barbaro ville ancho allhora , di vaghe lct
tere,& di bei coftumi ornato,Hò veduto di coftui 'cric
to un libro in materia del matrimonio^flai gentile, &
con molta eloquenza-
Pietro Barozzi efiendo cbiariflimo per fintiti di
vita, & per Chriitiana letteratura , fu creato Vefcouo-
di Padoua,nel quale officio fi portò così Tanta , & giu-
ftamente, ch'egli fu riputato a Tuoi di quali una delle
marauigiie che fi trouaifero allhora . Ha feritto alci*
ne cofe molto Chrii£iane,& vtili per i fedeli.
Andrea Nauagiero eancorafre co iielia memori»
degli h uomini che l'hanno conofeiuto. Coftui fu uera
mente huomo dottiamo. Hauea la lingua latina cofi
cccellente.che hebbe pochi fuoi pari. Scriife in prò»
SECONDO. iis
fà,& in uerfo molti Cuoi concetti honoràti : Ma quan-
do Fhuomo fperaua di lui gran cofe , fi moti, elfendo
Ambafciadorein Spagna , con eftremo dolor di tuttiri
ìitterati de tempi noftri.
Francefco Giorgio fiori parimente nelle lettere Sa
eie, con ftupor di tutti gli offeritami della regola di S.
Francefco , percioche egli fu Frate . Et eflendo cele-
bre per molte Cuc qualità, fu molto ftimato da'Theo-
logi moderni.
Pietro Bembo è di tanto nome, che no ui è alcuno
che no lo conofca,o che non habbia uedut o delle fue
cofe. Quelli neramente, una delle maggior luci della
noftracktà,fplédendo in tutte le parti del modo, fi ha
acquietato immortali/lìmo nome. Egli eccellétifs. nel
la lingua Greca, nella latina,& nella uolgare,hà fcritto
in tutte co tata eccellenza, co fi fatta diligéza,ch e qua
fi ftato tenuto il padre di tutte loro. Leon Decimo di
grandifs. giudicio nel conoscergli huomini legnatati,
lo fece fuo deretano; ma Paolo Terzo di maggior
prudenza, che non era Leene, lo creò Cardinale, vole
do ch'egli cosi honoraflc col fuo valore il clero, come
egli hauea per l'adietro confolato co lefue opere illu
ftriil fecolo.Et qùido ogniuno lo afpettaua indubita
tamente Papa,la morte lo tolfe per i noftri peccati.
Gafparo Contarmi fu parimente notabilità, fu crea
to ancor lui Cardinale dal medefimo Papa. Coftui fu
fommo Filofofo,& fommo Theologo infieme , di vita
innocentìfs.& di eccellenti , & fanti coitami . Hauea
una profonda memoria. Scriife alcune cofe dotifs. in-
torno alla Sacra fcrittura. Et mentre ch'egli s andana
aprédo la ftrada al Papato, mori fuor d'ogni credere,
al tempo che l'opera Tua più bifognauaa Chrilìiani.
Trifon Gabrielo fu non punto minor di tutti i
predetti, percioche eflendofi fpogliato di tutti gli
affettinoli folamente fileno dal maneggio della Kc-
publica , ma "ritirandoli in luoghi folitari , fi diede
a vna
iz5 LIBRO
a una uita tranquillili ma, & quieta'. Egli ucftiua fem-
pliccmente. Non ficuraua di nulla. Infcgnaua uo-
lentienachilo ricercaua della fua dottrina. Et fat-
to tutto Filofofo, fecondo i tempi pattati , fpogliatofi
d'ogni fua ricchezza, fé ne godeua co'liioi piccioli li-
bricciuoli, non fenzafiiagrandiflìma gloria , poiché
partendoli moltihuomim daditierle parti del Mon-
do,tratti dalla fua fama, lo uennero a ucdere in PadoT
uà, nella qual egli di moraua la maggior parte del tem-
po . Mori della età di Platone, & fu pianto da tutti i
buoni per la fua incomparabil bontà.
Luigi Grifalconi.Coftui parimente fu gra Filofofo,
& di molta profonda dottrina. Hauca cognitió di mol
te lingue.Era eloquente, & d'alta memoria.Et con fa-
conda^ piaceuolc eloquenza giouando a gli afcolta-
ton dilettauaaitrui,uolcnticri infognando la bella uia
per laqualThiiomo dee caminare in quelle tenebre
mondane.
Pier Fracefco Centanni Viffc anco fra noi,efTcndo
illuftre, & honersto per molti carichi hauuti da que-
llo Dominio. Egli fu gran Filofofo , & di arguto inge-
gno.'Et meritando cosi la fua uh tu, fu fatto Patriar
ca di Venetia , nella qual degnità fi morì Tanta-
mente .
SebaftianoFofcarini fu anco ne medefimi tempi
uecchio di ueneranda auttontà. Ville honora' o molto
perla Tua profonda dottrina. Lcfle un tempo Filoforìa,
ma perche egli fi raife a negotii della Repub.hauendo
con dignità gouernato gran tempo , mori con general
dolor di tutta quella Città.
Bernardo ìulhniano Orator celebre, & grande, fu
parimente ìiluftre nel fuo tempo . Quelli fcrifle mol-
te opere , ma tra l'altre lafciò la Hiftcria delle co-
fé di, Venetia gra u emente trattata da lui . Hebbe tut-
ti gli honori che inol dar la Repub. finalmente honora
Winéte morendo, lafciò perpetua memoria a pofteri
della
SECONDO. 127
della fu a dottrina.
Andrea Mocenig© è flato ancor lui Senatore ho*-
aiornto inqueih Rep. quanto meritaua lafua uirtù.
Scnfìe la Hiftoria della guerra ordinata a Cambrai,
nella quale eifer citando latinamente il Tuo ftile, mc*-
itrò quanto egli forte prudente , & eloquente.
Andrea Dandolo -che fu Principe, molti & molti
anni fono, meritamente entra in quefto numero. Era
/di molta fama a fuoi tempi, Se uifle allhora il Petrar-
ca, dal quale egli è molto lodato . Senile le Hiftcrie
vniuerfalidciMondo,Ìequaliiononhò veduto gia-
mai, ma mi è beauenuto alle mani un fonamario citi-
la predetta Hiftoria.
Francesco Veniero ben douemo inferire tra gli
huomini letterati, ilquale, tutto che Tempre forte tra
più importanti maneggi della Republica, non però
giamai fi uidelalciar 1 ièudii della bella , & diletteuol
Filofofia, porta, &chiaue, anzi fcrigno di tutte le ak-
trefeientie. Etperchefi uedefie , che quanto il menr
do fi credeua di lui , era pur troppo uero , nella furia
delle dignità fu«,& quando meno poteua dar opra al-
le lettere, ne ha facto uedere pretiofìfììmi frutti del
fio mirabile intelletto ,liquali uanno hoggidi per le
mani de pia eccellenti ingegni.
Domenico Veniero fratello del fopradetto Fraa-
cefco. Ma che debbo iodiruidilui ? le non alla gui-
fa,che ben dille già Luigi Grotto cieco d'Adria ia
una Tua Oratione ratta al Principe Veniero , come
ambafeiator della fua Città: Che oue gli mancaua di
poter foftenerfi, & caulinare coTuoi propiii piedi (per
che eraegli portato da due continouamente ) tanto
più gli abbondaua il faper, di volare alle cofe alte,&
di alcender al Tempie dell'immortalità/colfuodiui-
no intelletto. Lacafafua era neramente un ricetto
di tutti gli huomini più uirtuofi, a quali ( fpecialmea
te nellofleruanza della Iu;guauolgare, &diletteuol
ita dio
1x8 LIBRO
ftudio della Poefia, in che fopra tutti gli altri del fùo
tempo fi ha meritato nome ) con ogni amoreuolezza
di continuo infegnaua, facendo 1 or chiari i mancamen
ti, ne'quali fi poteua incorrere ;dimoftrando Km pre-
mai un proceder bencuolo, affabile, & gratiofo; onde
cradacadauno riucrito,&eftimato . Et in nero che
egli fi poteua dire, Il ricetto de Virtuofì,& theforo del
la lingua uolgare.
Paolo Veneto, parimente di perpetuo nome , fu di
quefta Città. Coftni farà ricordato fempre, percio-
che egli fcrilfe un trattato in materia della Loica , il-
qualeècontinouamente per l'altrui mani, con tanta
facilità, con così bell'ordine, che nell'uno altro fino a
qui ha faputo, o potuto far meglio di lui, con tata fua
gloria, con quanta egli è per viuer fempre nell'altrui
memorie, in honor di quefta Città.
Giouan Battifta Egnatio è ancohonorato nel nu^
mero'de predetti, ilqualefi come fu chiaro a noftri
tempi nelle lettere Latine, con* anco merita d'efler ri-
cordato da noi con reuerenza, conciofia che la fua dot
trina fu molta, come fi vede per le lue fcritture; & ui-
uendo honeftamente , moftrò alla patria quanto egli
Tamaua,poichefcriuendode Senatori di quella Cit-
tà, lafciò fcritto a lor memoria un uolume,aimita-
tion di Valerio Ma (lìmo delle cofe Romane,
Agoftino Bcatiano. Quello huomo celebre, & an
nouerato tra primi c"enoftri tempi, fu cosihonorato
per la letteratura, e coli conofeiuto per la pratica, ch'e
gli hauea della corte di Roma , ch'era quafi tenuto co
me un'Oracolo. Egli nelle fu e tribolationi di una lu-
ghiilìma infirmiti, che lo tenne fempre in letto,lcrilfe
diuerfe cofe latine, e volgari piene di giudicio , e di ili
le, dadole al modo; ma molto più fon quelle , e Theo
logicc,e in altre discipline, che fono ancor nelle mani
di Mons. Bartolomeo fuo nipote . Le quali venendo
a luce, quando cjiefia, io fon certiirimo,che piaceran
no
SECONDO. 119
no a ogni eleuathT. ingegno.
Martiai Rota. Fu qucfto Filofofo eccellente. Vi-
ueua contento della ina mezzana fortuna . Et tutto
piaceuole,c pieno di affabilità con le pcrfone,in legna-
ie moftraua altrui i fecreti delle difcipline. Hàìcrit
to alcune cofe dì Filofofìa . Et per coftui opera vanno
attorno corretti i Themiftii,i Boetii,iS:mplicii)& cota
li altri auttori neceflàrii per chi fi diletta d'intendere,
& di faper le cele d'Aditotele.
Vittorio Ziliolo vifle già quaranta anni, di vir-
tù , & bontà tale , che era eiVempio a cadauno ài be~
ne , &chriftianamente uiuere ; & con tutto che Cof-
fe fecolare , talmente fi dilettò della dottrina Ec-
ciefiafbca , che quella femore antepofe ad ogni altra,
& ferirle contra gli ingratiiìimi Giudei, che difpr ez-
zano il beneficio delia noitraredentìone. Bel facri-
fìcio della facra Euchariftia contra Giudei . Contra
Martin Lutero,& altre cofe che fi fcorgonoalla ftam-
pa,confommafualode,& fama immortale della iua
famiglia.
Nicoiò Mafia. Quello fu Medico ,& Filofofo ce-
lebre,& di Dottrina gran difsima.Onde effendo inten-
to fpecialm ente al beneficio commune , ci ha lafciato
doppo fé molti bellifsimi libri di rnedicina.gioiieuoli a
cadauno, e per conofeer le malatie, e per rimediarli , e
per guardarfi anco da loro. Scrifieanco oltre opere di
Filofcrìa, & di Logica ,le quali so che uoi Jiauete 11 e-
dute,poiche uannocommunementeper le mani di
cadauno.
Gio. Battifta Ramufio Secretano del Configlio di
Dieci, è fiato di co<ì ringoiar dottrina al fuo tempo,
che ben merita efler connumerato tra gli 'tuonimi
virtuofi diquefta Città; & (fé non che io ve gli rac-
conto fecondo che mi vengono in mente,fenza tignar
do alcuno diprccedentia)lo porrei tra primi , poi che
fu veramente de primi letterati dell'età fua , & eccel-
lentifiimo delie lingue Greca , Latina ,. Franzcfg,
/
13* LIBRO
Spagnola, & Portughele, oltre la Volgare, della qua.
le era marauigliofamente dotato. Fece grandiflìmo
profitto nella Cofmagrafia^nde pofe inficine tre uo-
lumi di uiaggi & nauigationi per tutte quelle parti del
Mondo-che a gli antiqui furono incognite , & a ncltri
tempi fono fiate {coperte, & ntrouate.
Gio. Bernardo Feliciano Lettor publico già della
lingua Greca, dimoftrò ancor lui a Tuoi tempi quanto
fofle nelle feientie addottrinato, & fi conofee a noftri
per i Tuoi (critti mandati alla ftampa, con l'hauer com
mentato i più illuftri Filofofi, & eccellenti Medici , &
con l'hauer tradotto,& interpretato gli più ofeuri Àu
tori Greci, & Latini.
Paolo Manutio. Quefto fu figliuolo del famofifli-
mo Aldo cofi palefeal mondo per le rare fue uirtù , &
non degenerando pu nto dal padre,fi ha acquiftato tra
noi tal nome , che per Tempre farà lodeuolmente da
cadaun nominato. Ha illuftrato le opere quafi tutte
di Cicerone, con belliflimi ,& dottifììmi Commenta-
rli, & quelle corrette , & ridotte alla fua uéra perfet-
tione. TradulTc ài Greco in Latino alcune orationi di
Demoftene,compofe libri di diuerfe forti,& in fine fi
inoltrò ramo ben degno del famofo cepo de Manutii,
dal quale no fi genera le non frutti preciofiirimi,e gio-
ueuoli al mondo.
Lodouico Dolce. A quefto fi può ben dire che la
lingua uolgare habbi un obligo perpetuo, poi che per
mezzo fuo è i 11 u irrata , & di belliflìme ofleruationi
adornata, & da lui ha, cbi fi diletta dell'arte del ben di
re, ciò che deua ofleruare, & che fuggiere ; come anco
le Dóne, o uergini, o maritate , i uedoue che fi fieno,
poflfonoperil mezo dell'opra fua cauare il modo del
lor uiuere lodeuolméte.Hà anco lafciato un Dialogo
de colori, un della memoria, un della pittura , ha fcrit
to delle gem me, ha tradotto j miglior Auttori,& nella
Poefia ha lafciato molti beiliiììmi libri,che danno fa?-
jie di quanto uiuace ingegno , & di quanta profonda
dot-
SECONDO. 131
dottrini egli fi fofle : oltre che fi ha anco obligati Da»
tc,il Pretrarca, & ilBoceacio,iquali con uote, & ofler
«adoni diuerfe ha illuftrati.
Fjjippo Terzo. Coftuiè flato eloqucntiflimo,&
famofiflìmo auuocato , & talmente faceto nel dire,
che più uolentieri , & con patientia era udito da Giu-
dici, & da gli auditori, che qual fi uoglia altro del fuo
tempo. Era oltre ciò dottilfimo in tutte le profusio-
ni; ma una cofà rara era in lui , che tanta era la copi*
delle belle inuentioni , che non fi feopriua giamai in
Venetia qualche bella cofa di incerto Àuttore, che no
fi diccfiefubito che gli era parto di così bello ingegno,
& in uero che chiare uolte fi prendeua errore.
Molti altri gran letterati,& di tutte le feienrie dot*
tatipotrei io nominami , & fpecialmente de gli ftefsi
nobili noftri , quali fono flati aguifa di fulgentifsime
Stelle che hanno illumiuato il Cielo di quefta bene-
detta Città, come farebbe un Daniel Barbaro già elet
di Aquilea,che e della Rettorica, di Filofofia,e di Pro
fpettiua, & di cofe Theologiche ne hàlafciato bellifsi
mi trattati. Bernardo Nauaiero, che fu Cardinale, &
che nelTorationi , &ne uerfi latini fi moftrò eccellen-
tifsimo . Nicolò Barbarigo fcrittore,& oratore. Pie-
tro Giuftiniano hiftorico. Petro Grandenico Poeta.
Luca Hicronimo Contarmi. Àgoftin da Canal. Luigi
Gradenico,huomini letteratifsimi,& altri innumerabi
li; ma per non far che la lunghezza generi faftidio me
li tacerò, effondo ficuro, che la V.S. come perfona in-
t cndentifsima ne ha qualche faggio di loro.
Caflàndra Fedele^ Cofteifù una marauiglia al mó
do,&fi pQtrebbe(quando non fofTe peccato) chiamar
la Dea,fi morì d'età eli cento anni, ne'tempi dell'ulti-
mo Principe Barbarigo , ne quali ella era uergine bel
lifsima, fu molto famofa nelle lettere , in tanto che
gli (crittori di quei tempi , come furono il Politiano
il Barbaro, il Pico, & molti altri la celebrarono nelle
loro fcritture. Cantauaalla improuifa uerfi Latini,
I z come
*3* LIBRO
come ne fanno fede molti che hanno fcritto di lei.
Lefleun tempo in Padoua lcdifcipline', nelle quali
ella era fondatifiìma. Scrilfe un'opera dell'ordine del
le faenze, con tant'ordine , e con tanta eloquenza,
quanto d polla più desiderare. Dignilfima certo d'o-
gni honore, quanto ch'ella a tempi paflàti è ftata,o fo-
la, o con poche pari del fuo fello.
< Quello è quanto io ho uoluto dirui de morti : on-
de pallerò a uiui con riitefa libertà di mentouarli fe-
condo mi uerranno nella mente: & mi habbino per ef-
cufato quelli che forfè tralafcierò di nominare,percio
che il mio.fine è di efler breue,& non di prefentarui co
le mieparoleun volume grandiflamo,il che auuerreb-
be, fé io haueffi uoluto arricordarmi tutti li morti; Se
coli hora tioleffi far mcntione de tutti li uiui . Princi-
pierò dunque ad elfequire la mia promefla, & feguirò
di mano in mano. •
Giacomo Fofcarini Caualiero,& Procuratore d
S. Marco. Quello mediante il merito fuo hi ottenu-
to tutti quelli gradi maggiori che fi può nella Rep. de
fìderare, &,in tutti èriufcito fecondo 1 afpettation co-
mune. Onde nel tempo che la guerra più fi inafpriua
rontra il Turco, fu madato di una grofiiffima armata
Capitan Genei ale, conlaqualefi diportò talmente,
che fé non foife (lato la buoru forte de Turchi, giamai
huomo alcuno fi acquiftò gloria tanta, quanta egli fi
era peracquiftare.
Giacomo Soranzo Caualiero ancor lui, & procura
tore di S.Marco, talmente èmeriteuole per le rare
fue qualità, che per lodarlo bi fognerebbe fcriuere un
uolume gràdilìì mo; ma poi che fc ne rapprefenta l'oc
cafione, dirò folamente , che eifendo Proueditor Ge-
nerale, col fudetto Fofcarini, cui il finiftro corno del-
l'armata, che hauea egli al ilio gouerno.prello al Brac
ciò di Maina, in modo all'aitò il deliro del nimico,
che fé lo feguiua tutto il reftante , fi acquilhua certa,
&fignalatauittoria.Machepiù?infine , in tutti i più
impor-
SECONDO. 135
importanti maneggi e egl: più d'ogn'altro adoprato,
cóme più deitroin redurlia buon fine.
Marc'Antonio Barbaro Caual.cr parimente , &
Procuratore, fi come e di ingegno eccellentifsimo, co
fi fi è moftrato arrettionatifsimo , &uero membro di
queftafanta Rep. poi che in tempo della guerra col
Turco, che riabbiamo tante uolte mentouata, egli
trouandofi Baylo in Conftantinopoli, talmente ne
fapiito gouernare preifo quel Signore, con beneficio
della iua patria, che ha meritatoli fupremi gradi in:
che honoratamente uiue.
Paolo Tiepolo ancor egli Caualier,& Procurato-
re di S. Marco , eflendo nel tempo della iuddetta
guerra Orator preifo il Pana per quelli Signori, in
modo fi adoperò nel trattar lecofe publiche cono«:
gni diligentia , che con unito confenfo di tutti quelli
Signori, & allegrezza commune di cadauno, fu all'un
to al grado di Procuratore, & ha lafciato imprelfo nel
le menci de gli huomini, di hauer pochi pari nel trat-
tar negotii d'importanza con altri potentati.
Vicenzo Mo refini Caualiero pur , & Procura-
tore, con le continue legatoni , Scaltri più honora-
ti carichi , fihà acquiftatoilnome,& grado in che ho
noratameute fé ne uiue.
Giouanni Michiel Caualiero parimente , & Pro
curatore , col medejìiho modo di Jegationi ) nel-
le quali è tanto pij degli altri ammirando , quan-
to come dottifsimo in più linguaggi , & dolcifsi-
mo nel me do di praticare , ne hi hauuto più oc-
cafioni ) fi ha acquiftato ( & con le altre lue doti
Angolari ) di elfer aflìinto , & ornato di quelli gradi
condegni al merito iuo.
- Giouanni Donato. Queftiin modo tale fièfem-
pre elfercitato nelle efpediticni de poaericarceratij&
de altri che tutto di impetrano la Giuititia di quefti
Signori, che fi è guadagnato il nome di giuftifsimo,&
I 5 il ti- •
134 LIBRO
il titolo digrauiflìmo Senatore : Et dalle orationì re-
citate più uolte in molte occafioni , & da fermoni che
tutto il di uà facendo nel Senato, come quello che
fenza riguardo alcuno fa palefc ogn'hora la opinion
fua , lequil cofe qui in Venetia fono Renghe nomina-
te, fi ha acquiftato il nome di Giouan Donato dalle
Renghe.
Giouanni Correrò Caualier ancor lui, con il pafl'ar
per quelle maggior dignità, che fuolla fua patria a
Tuoi benemeriti donare, & con più legationi fatte per
lei , & fpecialmente prefTo il Papa, fi ha acqu iftato il
nome di graui/Iimo,& fapientifsimo Senatore.
Aloigi Michiel, Aleflandro Georgio, Marco Ve-
nier, Rimondo Gritti, che fono itati , ofono al prefen
te Auogadori di Commune , inGeme con moki altri*
fon la loro bontà integerrima, &inuiolata giuftitia,
wanno ferpendoalla fuprema grandezza, & danno Pe-
gno di hauer qualunque fu premo grado che fifia.
Georgio Gradenico , Mafeo Veniero, & Orfato
Giuftiniano talmente fi fono feoperti nelle cofe Poe
fiche elegantiflìmi, & dottiflìmi compofitori, che han
dato, & danno fegno di efler infieme dottati di tute
le altre icientie, che deue cadauno ingegno humano
defiderare.Et pur il Veniero già col'efl'er creato Ar-
ciuefeouo di Corfù, ha dato principio di ialir a quella
grandezza che merita.
Sebaftian Erizzo grauifsimo Senatore, moftra an-
cor lui quanto uirtuofamente ipenda il tempo che gli
fopraunnza dal maneggio de più importanti negotii
della Repub.hauendo di già dato dtì fuo alla Ihmpa
più libri di Filofofia; del gouerno ciui.'e ; difeorfo iò-
pra le medaglie;efpofition di alcune cofe del Petrar-
ca, & altre cofe che uanno tutto il di per le mani de
uirtuofi.
Giacomo Contarini hauedo fempremaiin uigilato
nel ftudio delle buone liteere , è riufeito dottissima
nelle faenze, & eccellenti!*, nelle cofe de'giuditiijoa
de
S E C ONDO. ìir
àe Repub.honoratifsimi gradi: Et pure effendo Heir
fico 1 1 1. Re di Francia , nel tempo che era in quefta
Città , iniiitato n I gran Configlio, per uedere Tel et-
ti onede'Magiftrati , &eflertdogli per un Secreraria
appref entato il capello aperto ,( dentro ilquale ui fo-
no le ballotte di che altre uolte ui hòderto) il Re pi-
gliò ballotta d'oro , & per ciò nominò di Pregadi
qucfto Signore , ilquale nella ballotatione honorata-
mente, & co» commune coofenfo rimafe. Quefti fi
ritroua un Studio notabile , & di gran fpefa , net
qual ui fono libri rarifsimi , & de ftampati, & de
fcritti a pena , con numero infinito di dilegui, ftro-
menti mathematici , & altre cofe di mano d'huo-
mini eccellentifsimi nella pittura , (coltura, & ar-
chitettura . Le quali cofe , aggiunte alla (Ingoiar
fua dottrina , fanno , che in cafa fua ui fi riduce
ogni giorno la maggior parte de gli huomini piùuir-
tuofi di quefta Città.
Luigi Belegno hora uà glorio fo nell'arte oratoria,
nellaquale con tanto profitto, &fodisfàttione de fuoi
clienti fi eflercita nel Palazzo , che per fempre fia da.
tutti lodato, & reuerito.
Agortin Valerio Vefcouodi Verena già da prin^
eipio cominciò agiouare alla patria mentre lefle in
quella Fjlloibfia ;& poi aftunro al grada in eh 2 fi ri-
troua, non ha giamai mancato , o con ofpucoli, o con
oracioni , ocon a'tri fantifsimi mezzi, indurre il po-
polo a fé commeifo, & incaminarlo per la uiadel benf
& chriftianamenteuiuere.
Hieronimo Ragazzoni Vefcouo gii di Famagofta,
&hora di Bergami, è di cosi Tanta uita, nonetti cotta
mi, & inettimabil uirtù dotato, che fi ha meritamente
acquiftato cofi degni, & honcrati gradi; poi che fino al
tempo del Configlio Tridentino (in cui fi trono egli
prefente ) con la uiua fua uoce dkde di tanto fuo ua-
ìore ,& integrità certo fegno ,, con gloria immorta
le delliiluftre fua csfa.Come anco non cedano di imi-
I 4 tarlo
il6 L I B R O
tarlo Giacomo , & Placido Tuoi fratelli , iquali a gara
fpendendo & le vite , & le facoltà loro honoratamen -
te,oue pollano per feruigio,& honore di quelb Città,
non celiano di mandar il nome loro famofo per le boc
che di cadauno.
Giouanni Formenti . Quelli da fanciullo datoli al-
le cofe di Oncellaria,& maneggi del Dominio,in ma
do col tempo fi stronzo pratiea,& theorica , in cofe li-
mili,che fi può dire non vi effer Potentato aicuno,oue
egli non vi lia ftato in feruigio di quelli Signori, & pur
nel trattar la lega che già fu tra il Papa, il Re di Spa-
gna, & quello Senato, contra il Turco , fi conobbe la
uirtù6fua palefe. Dalche molli quelli Signori ,ingui-
derdon de tante fatiche, io hanno hora alfunto al gra-
do di Canccllier grande , che è il maggior che fi 'pofla
acquillare da'Cittadini peonie so che uoi anco molto
benlofapete.
Antonio Milledonne Secretano del Configlio de
Dieci, in tutte le occafioni fi è moftrato fenza pari , &
per tale anco fu conofeiuto in tempo del Concilio Tri
dentmo,oue diede faggio particolare delfuovalore,&
ogn'hora poi ha continuato in allargar i confini della
fua lode,con le fegnalate attioni fue.
Andrea Suriano , Domenico di Vico, Francefco
GhirardijSecietarii ancor lor del Configlio de Dieci,
fi hanno guadagnato quello grado con la propria loro
virtù, lacuale in cadaun di effi è tale, che a qual fi uo-
glia,benche dii'iicileimprefa che fi flano pelli, oche li
pongano,fpett:mte all'officio loro,fi e iempre villo, &
uede hoggidx fortire il deficierato fine.
Lorenzo Malia, Carlo Berengo, Luigi Borrizzo, &
altri Secretarii, quotidianamente vnnnoin più manie-
re icoprendoiì degninoli pur del grado in che lono,
ma di qual Ci voglia altro maggiore . Et in uero quiui
fi troua copia di coli eccelienti'.Secretarii, & talmente
atti a condur a buon fine ogni quantunque diihcil im
prefa
SECONDO. 137
pfefà,'&a fottoporfi a qaal fi uoglia carico di ma-
neggio publico , cheimpofiibile farebbe trouarne al-
tre .tanti, di tanta eccellenza per tutte le parti del
mondo.
Gabriel- Fiamma Canonico regolare Lateranenfe,
ha moftrato, & col predicare , & con le compofitioni
fue in uerfo, & in profa , volgari r & latine , che egli è
chriftiaiìiiTìmo Theclogo, moralifsimo Filofofo , elo-
quentifsimo predicatore, &ecceHentifsimo Poeta: &
che ueramente è degno di ottenire qualunque digni-
tà che fi fia.
Giacomo Thiepolo hauendo nella Academia te-
nuta per lui a Murano moftrato di qnanta fcientia egli
ria dotato,&conle fue opere ftam paté fimilmente,ho
ta che ha prefo rhabito}& il grado facerdotalè , fa ue-
dere a cadauno predicando, che non per altro nacque
egli aimondo,che per giouare altrui 5 da principio in-
carni nando gli animi de fanciulli a ftudi delle belle let
tere;& hora le anime de gli adal ti alle contemplation
delle opere diuine.
Gioieppe Zarlino mi chiama ancora a far di lui me
tione in queito loco , poiché le uirtù lue meritano
ogni honore.Ma poi che ho di lui narratoui più auanti
quando lo pofi come Principe de M tifici , parlerò con
filentio,& entrerò nella nominanza dealtri,baitando-
miiolohauer accennato, che non mi fi feorda diluì.
Celio Magno , Gio. Mario Verdizotti , & Bartolo-
meo Malombra fono cofi al mondo palefi,& predica-
ti per dottissimi, & imitatori de più illuftri Poeti, che
le loro opre fono a g'uifa di parti miracolofi , & fopra-
■aturali da più intendenti tenute,& reputate.
Francefco Sanfouino Dottore va ogn'hora, anzi
ogni momento penfando come meglio giouare al prof
fimo,fenza rifparmiar fatica alcuna: onde ha tante fue
opere mandate alla fiampa , che tu tri di qualunque
grado, fello , o conditione pofiono cauarne utile , &
diletto
ili LIBRO
diletto fnrìeme incoia parab ile, & giudicar guai fiala
dottrina Tua.
AldoManutio figliuola del (oprano minato Pao-
lo, Secretarlo, & Lettor publico, imitando le ueftigie
del padre-,& dell'ano Aldo il liecchio, uà dimoftrando
la grandezza della lingua latina, con belliffime iwuen-
tioni,quclla adornando,& ingegnandoli modo di cor-
rettamente^ ekgantemente fcriucre: cerne fìfeo-
pre dalle cole Cue lìampa te £Ìà,& con mirabil conten-
to de più ingenui & uirtuoii huomini lette , & am-
mirate.
Paolo Ramufìo figliuolo ancor lui del fopranomini
to Gio. Rattifta,come huomo eruditiiEmo uà ogni
giorno producendo frutti p retto (L1I mi , & degni del
Ilio mirabil intelletto, facendo concio mamfeftoal
mondo, che egli non fol nella poetica difciplina , ma
nella rettorica anco, &ncUTlt.oria è pienamente , &
dottamente erudito.
Giulio Balinotra huomini letterati,?: quelli che fi
affaticano per giouare al pronimo fuo deue merita-
mente cfTer coìiocato,anzi che tra quelli merita hono
ratiflimo loco,poichecol bauer tradottola uita di Mo
ferii trattato di Plutarco dell'amor de padri uerfo fi^Ii
uoli.ilìj i di Ariftotilcdc le tì.'Fturilriftretto depre
cetti morali di Epitetto Stoico :i fermoni diRaSlio :
delTorigine,& accadenti di 50. deile più Uli'itri Città,
S: fortezze di tutto il mondo, & fatto moke citreco-
fe in proia,& in uert©,fi e acquetato & uàacquiilande*
nome immortale.
Molti altri potrei nominarur dettiflìmi huomini
che per brevità del tempo trala;cio:ben ui dico io che
iu Venetiaicno ftati, & uifooo huomini uirtuoiìin
tanto numero, che in altro oco ncn fi potrebbono di
£ran lunga trouare , Seuoi uo etepoi Auuocati ec-
cellen:ifìimi,uittouarete Lodouico Vfper.Lr-igi Bal-
bi, Giovanni Fuict^Michiel Marini, Camillo Tréto#
Giouan*
SECOND O. tp
Giouanni Vincènti, Pietro Badoero , Vittorio Ziliolo,
Filippo Pihcio , & altri infiniti , pur troppo da cadau-
no conofciuti. Di Medici poi ui fono Appollonio
Malia, Gio.Battiita Peraoda, Leandro Zaroti, Bene-
detto Frangini,& aìtri;& coli uè ne fono in tutte le al-
tre profeflioni.Ma fi come nel parlar de morti ho con-
cililo con la felice recordanza di Caflandra Fedele
dottiftìma uergine,cosi hora p arlando de uiui,uoglio
finire conia memoria di una limile dongdla non me-
no di quella famofa h oggidì, & ammirabile.
Moderata Fonte . Quella è una giouane dongclla,
honorata Ci ttadina di que&a Città , dottiflima nelle
fcicnze,per quato fi puc\conofcer,(poiche a diritue-
ro,alcun non può dire di hauerla prefentialmente ue-
' duta)ma nella Poefia, di che particolarmente prende
ella diletto, è riufcita tale cheli lafcia adietro i più il-
lufori, & eccellenti Poeti : come fi può feoprire dal fuo
Poema ftampato del Floridoro , dalla paflìon di Chri
fto, & da tante altre degne opre fue,che tutto di fiuol
gono per le mani de più eccellenti letterati. Et in foni
ma, per quanto fi uedemelle belle imi entioni,nella ma
niera del ben dire,nel fluffo del uerfificare, nell'efprr
mere i concctti,& nel trouar belle parole, fi feopre cf-
fer lei rara , (& il uò pur dire ) unica hoggidì tra quei
che fanno profefsione di Poefia.
Quello bafti per quanto fi appartiene alla promeffa
fatta . Et in fomma crediate certo che in Venetia non
ui è famiglia alcuna , laquale non habbihauuto, &
habbi tuttauia numero infinito di huomini dotti in
qualunque profeflione. Hora perche no n mi fianco co
lì facilmente di farui cofa grata, conofeendoui deli-
derofiilimo di intendere , uoglio oltre ciò dirui ,
che quefta città e diuifa in fei parti, che noi diciamo
Selìieri , tre di qua dal canal grande , & tre di là ; i cui
nomi fono.
Caftei-
140 II
Cartello.
S Marco.
Canareio.
B R O
S.Polo.
S. Croce.
Dorfoduro
In Ciftello vi fona le
infraferitte Pa-
recchie.
S. Pietro di Caftello.
S.Biafio.
5. Martin.
S. Gicuinni inBragola.
S. Antonin.
S. Trenità.
S. Seueio.
S. Proti ola.
$. Giouanninoua,
S. Maria formofar
S. Marina.
S. Lio.
Chiefe de Frati.
S. Domenico.
S. France.co dalla Vigna.
S. Antonio.
S. Giouanni,c Paolo.
Chiefe de Monache.
S. Maria delle vergini.
S. Daniel.
S. Anna.
S. Giofeppe.
S. Maria eelefte.
S. Sepolcro.
S. Lorenzo.
S. Gionanni Latcrano.
S. Zaccaria.
Altre Chiefe.
S.Giounnni de Forlani ,
S. Filippo, e Giacomo .
S.Georgio de Greci.
In S. Marco vi fono' le
infraferitte Pa-
recchie .
S. Marco.
S Gemi man..
S. Muife.
S. Maria Zobenigo.
S. Mauritio.
S. Vitale.
S.Samuel.
S. Angelo.
S. Benedetto.
S. Pat iman»
S.Fantin.
S.Luca.
S.Sal-
S. Sai astore.
S. Bartolomeo*
S. Giulian.
S.Baflo.
E C O N D O. 141
S. Gio. Chrifoftomo.
S. Lunardo.
Chìcfc de Frati.
S. Stefano.
S.Saluacore.
Chiefe di Monache.
S. Rocco, s. Margarita.
Altre Chiefe.
S.Theodoro.
S. Maria della Faua.
S. Maria in Broglio.
Scola della iuftitia.
In Canareio vi fono le
infraferitte Pa-
recchie.
S . Lucia.
S. Hieremia.
S. Marcitola.
S. Maria Maddalena.
S.Marcilian.
S. Fofca.
S. Felice.
S. Soffia.
S. Apoitoli.
S. Cancian.
S. Maria noiu.
Chiefe de Frati.
S.Iob.
S. Maria de feruì.
S. Maria dell'horto.
S. Maria de Crocecchieri.
• Chiefe di Monache.
S„ Lucia.
S. Caterina,
Corpo d» Chrifto.
S.Luigi.
S. Hieronimo.
S. Maria di miracoli.
In San Polo vi fono le
infraferitte Pa-
rocchie .
S.Polo.
S. Thomafo.
S. Stin.
S.Agoftin.
S.Boldo.
S. Aponal.
S.Silueftro.
S. Giouanni.
S. Mattheo.
S.Giacomo.
Chiefe de Frati.
S. Maria de Frati minori.
InS.
Mi L I
B R O.
S. Michele.
In S. Croce vi fono le.
S.Georgio d'Alega.
infraferitte Pa-
S. Angelo de Concordia.
recchie,
S. Secondo.
S. Croce.
Di Monache.
S. Simeon grande,
S.Seruolo.
S. Simeon A portolo.
S . Qiouan decollato. .
Di Preti $ altri.
S. Giacomo dell'orio.
S. Stai.
S. Erafmo.
S. Maria materdomini.
S. Lazaro.
S.CaiTano.
Lazaretto nuouo.
Vn'altra Chiefi.
Lazaretto vecchio.
S.Nicolo de Tolentino.
InDorfo Duro fono le
infraferitte Pa-
Chicfe di Monache.
rocchie.
S. Croce.
S.Nicolò.
S. Andrea.
S. Rafaelo.
S. Chiara.
S. B!afilio.
S. Margherita.
Ifolette nel preferite Seftie-
S.Pantaleone.
ro habitate da Fratti.
S.Barnaba,
S. Trouafo.
S. Helena.
S. Agnefe.
S.Andrea della Certofo.
S. Vido.
S.Georgio maggiore.
S. Gregorio,
S. Clemente.
S. Eufemia della Giudeca,
S. Maria delle gratie.
S. Spirito.
Chiefe de Frati,
S. Francefco dal diferto.
S. Giacomo di Pallido.
S.Nicolò del Lito.
S. Chriftoforo della pace.
S.Giacomo della Giudeca.
I Capuccini.
S. Gio.della Giudeca,
S.Scba-
S1COKBO, 145
S. Sebaftian. S. C'ousn Euangelifta .
Li Garm eni . S. Giouan Laterali.
5. Maria della Carità.
Li Gefuati. Gli Hofpìtali.
Cliiefedi Monache.
S. Biafio Catoldo.
S. Croce della Giudeca,
5. Cofmo,& Damiano.
Le Goniiertite.
S. Marta.
S. Maria maggior.
Il Spirito Santo.
Ogni fanti.
3Di altra forte.
Giefuitì.
La Trinità.
Le Citelk.
!e Abbatic,&Prioradi,c5
prefc alcune delle fud-
detteChiefe.
S. Giorgio maggior.
S.Nicolò da Lio.
S. Gregorio.
•S.Giouani della Giudeca.
S. Thomaìbde'Borgogno
ni.
S. Andrea della Certofà.
S.Heiena.
S. Giouan del Tempio ,
La Trinità.
La Mifericordia.
L'Hofpital -di G i e s v
CHRisToa^S. Antonio.
S. Pietro, e S. Paolo,
la Pietà.
LacaladiDio.
S. Bartliolameo -da Ca-
rtello.
S. Martin.
I Crofediieri.
La Mifericordia.
La Carità.
S. Giouan Eoangelifta.
S. Croce,
S. Andrea.
S. Vido.
Volto fanto.
S, Botto.
S.Ra&el.
S. Zanepolo.
Incurabili. .
S.Lazaro.
Le bochole.
Lazarettouecchio,
Lazaretto siuouo.
Le Scuole grande.
S. Marco.
La Carità.
La Mifericordia.
S. Giouan Euangclifla.
S. Rocco.
S.Theodoro.
Nelle
144 LIBRO
Nelle fopradette Chicfe Ci trouano le
reliquie infraferitte.
Nella ammirabile Chiedi Ducale del gloriofo Eua
gelifta S. Marco , ripofa il corpo di elfo facro Euange
Mìa fotto Io aitar grande , cioè in mezzo dell'altare,
di fopra quello che è (otto confefiione , cerne ueriiìì-
inamente fi ftima , ilqual corpo gloriofo fu transita-
to di Alexandria in l'alma & inclita città di Venetia,
, per alcuni mercadanti.
Nella capclla che è in faccia della crofera della medefi-
nia Chiefa,uerfo tramontana, ripofa il corpo del glo-
riofo martire fanto Ifidcro,traslatato in Venetia del-
l'Ifola di Scio, & ogni anno fi fa la procefiìon genera-
le in quel giorno.
Nella Chiefa Patriarcale, cioè di S. Pietro di Cartello,
fotto confezione, in vn'arca marmorea fi ripofanogli
corpi de'gloriofi Martiri Sergio & Bacco.
Nella Chiefa di s. Daniel Profeta , ripofa il Corpo di S.
Gionanni martire, che fu Duce di Alejfandria,ilquale
fa portato d'Aleffandria in Venetia , & fi mcftra in
uno altare uerfo mezo di della detta Chiefa.
Nella Chiefa di s. Giouan Battifta chiamato s. Giouan-
niin Bra$rola,fi ritrouano alcune reliquie di detto
Santo, & fi ripofa anco il corpo di s. Giouanni demo.
fìnario Patriarca di Aleflandria, ilqual fu translatato
di Alexandria in Venetia , & fi inoltra in vn'altar e di
fuora del choro della Chiefa verfo mezo di.
Nella Chiefa di s. Antonino fi ripofa il corpo di s. Sabba
Abbate portato, dalla Città di Aere , laquale era in
Soria.8: hora è disfatta , e fi inoltra fopra un'altare di
fuor del choro ucr:o Leuante.
Nella Chiefa di s. Trinità fi ripofa il corpo del uene»
rabile monaco s. Anaftafio,ilquale è in una capelli
di fuora del choro uerfo tramontana.
Nella
SECOND O. 14^
Nella Chiefa di s. Zaccaria fi ripofa il corpo dis. Zacca-
ria padre di s, Giouan Battila . quello di s. Gregorio
■Nazanzeno Patriarca di Conftantinopoli, translato
di Conftinnnopoli a Venetia. quello dis. Thcodo-
ro confeìfore, ilqualfw portato da. l'Ifola di Samo.
quello di s.Prancratio martire in una fepolturamar
morta da un lato dell'aitar grande . quello di S.
Sabina martire in una arca marmorea dall'altro lato
di eifo aitare. Item fotto la confefsione di detta Chic
fa ii ripofa il corpo di s. Tharafo heremita porta-
to di Romania. Et in un lato di quella medefima Chic
fa in parlatorio di monache fi ripofa il corpo dà S.La-
zerio martire.
Nella Chiefa di S. Lorenzo riposano gli corpi de'Santi
Barbaro , Ligorio Gregorio Vefcouo nella Cappado
eia, Paolo Velcouo , & martire , Platone , & Leo, che
fu Venetiano, & della famiglia Bemba.
Nella Chiefa di S. Sebaitiano apprefìo S. Lorenzo ripo-
ia il corpo del beato Giovanni che fu un uenerabile
Piouano di S.Giouanni decollato, & fi chiama beato,
perche non è canonizato,
Nella Chiefa di S.Marina ripofa il corpo della uenera-
bil monaca, e pa^ientifsima uergine S.Marina, fu ora
del choro , & fu portato di Grecia.
Nella Chiefa & fan Salùator ripofa il corpo di S. Theo-
doro martire, translatato di Conftantinopoli.
Nella Chiefa diS.Paternian fi ripofano li corpi di S. Gof
dian, & Epimaco trouati di rmoiio per riuelation nel-
Taltar grande di detta Chiefa.
Nella Chiefa (li S.Zuiian martire fi ripofa il corpo diS«
Florian martire pel primo altare dentro del choro,
translatato di Grecia.' Item in quella Chiefa fuor del
la porta 4el choro fi ripofa il corpo di San Paolo pri<-
mo heremita fenza il capo.
Nella Chiefa di 5. Cancian fuora del choro ripofa il co*
pò di s. Mafsimc» Vefcouo,& martire.
K JNclla
14* L I B * O-
Kclla Chiefa di s. Maria de'Crofechieri ripofa il corpe
delia uerginc & martire il Barbara di faora del ehorc
in una bella capeila.
Nella Chiefa di lànta Maria. Formofa ili fonoicorp-
di fanto Nicodemo , & Saturnino , col capo di fante
Romano.
Nella Chiefa di Tanta Gjuftina dentro della porta mai
ftra , fiuede un fallo fitto nel muro, fui quale fan
ta Giuftina orando lafciò le ueftigie delle ginocchia.
Nella Chiefa di s . Rocco vi e il corpo di efi'o beatifsimo
Santo.
Nella Ch'efa di fan Marcuola ui fi uedeildito di fan-
to Giouan Battiftaeol quale inoltrando elio Giesv
Christo difTe : Ecce agnus Dei, qui tollit peccata
mundi*
Nella Chiefa dis.Catcrinauiè un braccio dis. Alcfsio
condotto dell'Ifola Statimene.
Nella Chiefa dis.Boldoui fi confermi! capo di Tanta
Agata.
Nella Chiefa di Tanto Euftacchio , detto uolgarmente
s.Stai,ui è il capo di elfo s.Euftachio , della moglie, 8c
de'figliuoii.
Nella chiefa di S. Agnefe fi ripofa il corpo di «.Venereo,
Nella Chiefa di fantoHieremia ripofa il corpo del uc-
nérabile San Magno che fu edificatore delie prime
chiefe di Venctia , & fu Vefcouo di Heraclca , & con»
feflorc.
Nella Chiefa di fanta Lucia ripofa il uenerabile corpo
di fanta Lucia uergine & martire nelintrare della
chiefa in una capeila dedicata a lei, laqual fu transla
tata da Siraeufaa Confi: -niinopoli , & dipoi a Ve
Nella Chiefa di fanto Gemano ,&Protafio , uolear
mente chiamato s. Trouafo , ripofa il corpo di s.Gri
fogo.no martire, nell'altargrSdedi erta chiefa, transla
tato da Zara a Vcnetia.
Nella Chiefa di fanto Nicolò da mcndigoii ripofa il
corpo
SECONDO. 147:
.corpo di San Neeeto martire, nello aitar inora del
e boro.
Nella Chiefa di S. RnflFael ripofa il corpo di & Nicheta
nel proprio altare, ilquale fu translat&to di Nicomc-
diaaVenetia.
Nella Cluda di S.BafìHo ripofa il corpo diS. Conftafrti-
no confeifore, ilqual fu tranciatalo di Ancona a Vene
tia, & e in vna caffa fu ora del choro.
Nella Chiefa di S. Apolinare mora del choro ripofa ili
vno altare il corpo di S.Iona Profeta.
Nella Chieia di S.Simeon grande ripofa le offa di S. Si-
meone Profeta translatat e da Conftantinopoli,& è
in una arca di marmoro dietro alio altare grande ,8c
in vn'aitro altare ,& in una arca di mar moro il corpo
di S. Hermolao prete e martire, translatato di Nico-
mediaaVenetia.
Nella Chiefa di S. Nicolò da Lio ripofa il corpo di S.
Nicolò Vefcouo delle Smirne , &il preciofìfìimo cor
pò di S. Nicolò fuo barba Vefcouo, ilquale ordinò S.
Nicolò prete, & fecelo poi Abbate di uno monafterio
dimandato monte Sion. Ite il corpo di S.Theodorc*
arciuefeouo'. Tutti queltifaiitilTimi corpi fono fotto
conferitone fotto allo aitar grande , e furono transfe-
riti da Mirea in l'alma città-di Venetia , come appare
nella iiiitoria della ttanslajione.
Nella Chiefa di Canta Lena dell'ordine del monte Oli-
ucto, ripofa la regna fanta Helena madre di Conitea
tino Imperatore, in vno altare.
Nella Chiefa di S. Giorgio maggior, ripofa il corpo di
S.Stefano prothomartire, ilquale e Irato trouatonuo
uamente,& e nello altare della fua capella . quello di
S. Paolo martire, e Duce di Copftanrinopolirin tino
altro altare. Item le offa delli corpi di S. Colmo e Da
njiano martiri fono in uno altro, & il corpo di S, Cofc
mo confeifore in uno altro , & queftì corpi tutti furo-*
no transitati da Conftantinopoli a Venetia.
K z Nel
14» LIBRÒ
Nel monaftcrio di S. Seruulo, ripofa il corpo di S. Leo
neVefconodiMoJon translatatoa Venetia, & è fuo-
ra del choro.
Nella Chiefa di S. Clemente Papa, ripofa il corpo di
fanto Aniano Patriarca di AlefTandria, e difccpolo di
S. Marco Euangelifta, transitato di Aleflandria in
Venetia*
Nella Chiefa di S. Secondo niartire, ripofa il fuo corpo,
e fu translatato da Afte in Venetia.
Nella Chiefa de S. Maria da Muran , ripofa il corpo di S.
Donado Vefcouo, e confefibr, fuora del choro*. In
quella medefima Chiefa in lo aitar grande ripofa il
corpo di San Ghirardo martire Vefcouo di Mora -
uia, di natione Venetiano , & e da ca Sagreo , ilquale
fu martirizato in Vngaria,& de li fu transla tato a Ve-
netia.
Nella Chiefa di S.Alban daBurart, ripofa il corpo di
eflb S.Alban Vefcouo & martire, in mezo de i due cor
pi fanti, cioè di S.Orfo martire, & fanto Domihico he
r emita, e confeflore ; liquali corpi fono translata ti di
Armenia in Venetia.
Nella Chiefa di S. Maria da Torcello, ripofa il corpo di
S.Elidoro Vefcouo di Aitino &conferTore, portato
di Aitino quiui.
Nella Chiefa cathedral, ripofa il corpo di S. Fofca ver-
gine, & martire , translatato della diftrutta Città di
Aquileia.
Nella chiefa di S. Antonio da Torcello , ripofa il corpo
di fanta Chriftina uergine , & martire , transitata da
Rimano.
Nella chiefa di Grado, ripofa li corpi di S. Hermacora
Patriarca di Aquileia, & Fortunato fuo Archidiaco-
nojfottoconfcmone, translatati di Aquileia quiui.
Nella Chiefa di S. Croce della Zudecca, ripofa 'il corp*
di S. A tharufio Patriarca di Alexandria.
Defcritti onc
SECONDO. 13*
Deferì tt ione del popolo di Venetia,
fatta già alcuni anni.
Huomini.
5 t*14Ì
Donne.
675 <i
Putti da Tei anni fin 0 a uintì.
5S4I-
Frati.
2183
Monache.
2082
Giudei.
1157
Su ài ma 1^0714.
Farina all'anno.
600^80
Al giorno.
1892
l>efcrittione d'alcune cofe degne d'eiTer
fàpute di queita Città.
X. a longhezzapoideì CansI grande, è di palli mille, e
trecento & la fua larghezza e di palli quaranta $ dai-
l'ima, & dall'altra parte adornato di ricchiflìmi, e beili
Pallazzi , e non fi paffa a pie altro che per mi pente
qual e a Rialto.
Si palla il detto Canale a i luoghi ordinarti, & h* chiama-
no traghetti, iquali fono tredici.
II numero de'Ponti che congiungono le Ifolette infic-
ine fono di numero quatfocento , parte di legnose
parte di pietra, & alcuni di particolari, iquali icraoaé
per entrar nelle CD.ie di gcntilhuomini.
3Lc gondole fono di numero ottomillia, parte di pa-tici*
lari genti]hucmini,e parte daguadagno, per commo-
do della Città.
L'altezza del campanile di S. Marco, è di piedi 280. 1»
larghezza per quadro è piedi quaranta . difiante «fol-
la Chiefa piedi 80. & porta il nome d'effer fatto con»
tanto artificio, che non habbia il parandone.
Ma egli £a bene che sol mettiamo fine* perche s'ìovi?
le&
i?o L I B R Oli.
letti abbracciar di dire quanto* fi potrebbe intorno
queita materia , mi ingannerei molto, conciona che
troppo è ella ampia ,&ui bifognerebbe fpendergli
anni , non che una giornata folamcnte . Liiora è tar-
da,, Se il tempo nonio comporta: Onde uilafcio iti
pace.
For. Rimanere con h benedittion del Signore , che io
hauendo feoperto la gentilezza uojftra , ui rimango
per lempre obligatiftimo, & mi ofrero pronto ad ogni
uoiho comando. .
IL FINE.
*
2-7533
he J. PAUL GETTY CENTER
LIBRARY
•